Liana Milella, la Repubblica 28/4/2014, 28 aprile 2014
IL CAPO DEI PENITENZIARI: «ABBIAMO DIMEZZATO IL SOVRAFFOLAMENTO MA CI SERVONO PIU’ SPAZI»
Il carcere? “Non si è mai fatto abbastanza”. Il Parlamento? “I suoi tempi, a volte, non sono quelli della nostra drammatica emergenza”. Napolitano? “È il presidente che ho visto commuoversi a San Vittore e a Poggioreale”. Pannella? “È una vedetta che non ci permette mai distrazioni”. Così risponde a Repubblica il direttore delle carceri Giovanni Tamburino.
“Carceri sovraffollate e inidonee”. Napolitano parla di nuovo dei penitenziari. Allarme giustificato?
“Lo è senza dubbio. Si è fatto molto in questi ultimi due anni, ma non tutto. Il sovraffollamento è in sostanza dimezzato, ma abbiamo circa 120 detenuti ogni 100 posti. È vero che abbiamo rimediato con grande fatica al problema dei 3 metri quadri, ma le difficoltà del carcere non sono legate solo alla superficie”.
Strasburgo vi ha dato un anno. Ce la farete per il 28 maggio o l’Italia rischia migliaia di condanne?
“Sotto il profilo dello spazio ce l’abbiamo già fatta, ma bisognerà compensare chi lamenta di aver subito un trattamento disumano. Come ha detto il Guardasigilli Orlando al Senato, bisognerà pensare a un rimedio compensativo come ci richiede la stessa Corte di Strasburgo”.
Il capo dello Stato ha sollecitato misure di clemenza. Il Parlamento declina l’invito. Lei, da tecnico, che ne pensa, amnistia e indulto sono necessari?
“La scelta è politica. Ma ho sempre detto che io, personalmente, condivido in tutte le sue parti il messaggio del presidente. Come amministrazione penitenziaria ritengo, in tutta coscienza, di aver fatto tutto ciò che era umanamente possibile per risolvere i problemi più gravi del carcere. Eppure, con altrettanta franchezza, devo riconoscere che non si è ancora realizzato tutto”.
Che cosa manca ancora?
“Ci sono stati consegnati 3mila posti carcere, ma ne attendiamo almeno altrettanti. Aprire un carcere è complicato perché richiede personale che soprattutto
al Nord è carente. Per molte migliaia di detenuti abbiamo aperto le porte delle celle, ma ancora non siano riusciti a dare a tutti un lavoro”.
Napolitano richiama il Parlamento che forse se la sta prendendo un po’ troppo comoda con le leggi sul carcere. Cosa l’ha aiutata nella sua gestione?
“Molto positiva è stata la legge sulla detenzione domiciliare che ha avuto circa 14mila applicazioni dal 2010 con una bassissima percentuale di insuccessi. Lo stop alle “porte girevoli” ha prodotto un calo degli ingressi di circa la metà. Aver “liberato” la legge Gozzini dalle preclusioni della ex Cirielli ha comportato un sensibile aumento delle misure alternative al carcere”.
Questo è successo prima del messaggio. E dopo?
“A dicembre l’ex governo Letta ha varato il decreto per aumentare l’affidamento in prova ai servizi sociali fino a 4 anni e ha ampliato la liberazione anticipata portando lo sconto di pena da 45 fino a 75 giorni. L’effetto complessivo è di assoluta evidenza: nel 2010 avevamo quasi 69mila detenuti, oggi sono 9mila di meno. Su questa linea il ministro Orlando si sta muovendo con decisione, con misure come il rimpatrio dei detenuti stranieri discusse con i procuratori di tutta Italia”.
Il Parlamento è in ritardo su altre leggi utili?
“È appena passata quella sulla messa alla prova, ma manca la riforma della custodia cautelare, e purtroppo si è dovuta prorogare di un anno la chiusura definitiva
degli Opg”.