Ottavio Lucarelli, la Repubblica 28/4/2014, 28 aprile 2014
DE MITA: «TORNO PERCHE’ CHI HA VENT’ANNI È PIU’ VECCHIO DI ME»
«Solo chi si arrende è vecchio in politica. Qualcuno lo è già a vent’anni». Ciriaco De Mita di anni ne ha 86 e sabato alle 10 ha firmato la candidatura a sindaco con il simbolo dello scudocrociato nel Municipio del paese in cui è nato. Poi è rientrato nella sua villa con alcuni amici. Ci aveva già provato senza successo nel 1956, ora ritenta dopo 58 anni.
Onorevole De Mita, se vince sarà sindaco fino all’età di 91 anni?
«Il problema dell’Italia è aver introdotto una strana nozione. Non si distingue più tra chi è capace e chi è meno capace ma, piuttosto, tra chi è giovane e possibilmente donna. Per me la politica significa ragionare e risolvere i problemi. Io così misuro
l’età».
Su giovani e donne si riferisce alla strategia del premier Matteo Renzi?
«Lui lo ha estremizzato, ma il problema esiste da almeno vent’anni. L’ex ministro Riccardo Misasi diceva che in Calabria gli uomini si distinguevano in concludiendi e non, riferendosi a intelligenza e capacità».
C’è qualche giovane politico italiano intelligente e capace?
«Ne cito tre. Debora Serracchiani, conosciuta al Parlamento europeo. Il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, venuto un mese fa ad un incontro politico a Nusco e il capogruppo di Sel Gennaro Migliore
con il quale ho avuto lunghi colloqui».
Lei vuole dimostrare di essere più giovane di tanti ventenni oppure è una rivincita dopo l’esclusione alle Europee?
«Cinque anni fa mi sono candidato alle Europee perché l’Udc aveva bisogno di un capolista. Che non mi ricandidassi al Parlamento europeo l’ho detto il giorno dopo essere stato eletto».
E perché vuole diventare sindaco di Nusco?
«Per ricostruire la comunità, come ho scritto nel programma».
Si riferisce a Nusco o a tutta l’Italia?
«La storia politica del nostro paese è stata segnata per quarant’anni dalla sfida tra Dc e Partito comunista. Oggi siamo un paese con una disgregazione lacerante non solo nelle metropoli, ma anche nelle piccole comunità».
E cos’altro ha scritto nel programma?
«Poche righe. Ho citato innanzitutto una frase di Aldo Moro quando disse che il programma non è un arido elenco di cose da fare. E ho aggiunto che bisogna ricostruire la comunità».
Tutto qui?
«Nel 1956, quando contro di me erano schierati medici e farmacisti, promettevo in campagna elettorale di portare acqua e luce nelle case sparse delle campagne di Nusco. Ora il futuro è legato alla ricomposizione di valori come la sensibilità, l’amicizia, la condivisione».