Umberto Mancini, Il Messaggero 28/4/2014, 28 aprile 2014
ALITALIA-ETIHAD SI SBLOCCA DECRETO PER LINATE
E APERTURA DELLE BANCHE –
IL CASO
ROMA La tensione resta alta. E non potrebbe essere diversamente perché la trattativa Etihad-Alitalia è ancora appesa ad un filo. Solo 10 giorni fa il cda della compagnia del Golfo aveva di fatto archiviato il dossier, inviando una lettera di fuoco alla promossa sposa italiana. Poi, puntigliosamente, l’ad della compagnia Gabriele Del Torchio, ha ripreso i contatti e fornito assicurazioni. Così, tra aperture graduali e qualche mal di pancia, le banche hanno fatto capire di essere pronte a cedere sul nodo debiti. Mentre ieri sera il governo ha lasciato trapelare di essere pronto a varare un decreto per liberalizzare Linate, come chiesto dagli arabi. Difficile dire se ciò basterà, ma di fatto due delle richieste inderogabili di Etihad sarebbero in questo modo state accolte. E sul resto, ovvero su esuberi e manleva - giura una fonte finanziaria - le distanze non sono così lontane rispetto ad una settimana fa. Insomma, qualcosa si è sbloccato e nel Golfo non potranno far finta di nulla. Il pressing in fondo paga sempre.
PIÙ VOLI PER L’EUROPA
In attesa della lettera di Etihad, l’esecutivo si appresta quindi a liberalizzare Linate, dal cui scalo Etihad potrà far decollare i voli per le tratte europee e il medio raggio. Il tutto nell’ambito del piano per l’Expò. Più difficile convincere la Ue a consentire i voli per Mosca e il Cairo, altro obiettivo strategico degli arabi. Malpensa sarà invece la rampa di lancio per il Nord America e le tratte intercontinentali. Insieme al decreto arriverà anche un giro di vite sulle low cost e, forse, il piano per incrementare il turismo, come assicurato dall’ex premier Letta. Come accennato, dal fronte bancario i segnali di dialogo si sono intensificati. Sia Unicredit che Intesa Sanpaolo, la più esposta tra gli azionisti, hanno fatto arrivare messaggi di pace. Siamo pronti a convertire in azioni i 400 milioni di debito - è il ragionamento - se ci sarà una risposta da parte di tutto il sistema Italia. Risposta, pare di capire, che Palazzo Chigi sta per fornire. Ma al di là delle tattiche, le banche sono quelle che hanno più da perdere se ci sarà un fallimento del salvataggio. E c’è chi s’interroga in queste ore se proprio l’iniziale atteggiamento di chiusura non abbia pregiudicato il cammino negoziale. Nonostante l’enorme arsenale finanziario, Etihad non ha infatti nessuna intenzione di fare sconti. Di più. Non è convinta - e lo ha spiegato agli advisor - che Alitalia senza un partner internazionale, possa valere oltre il miliardo, come suggerito proprio da Intesa. Tutto ciò non significa che il valore della compagnia tricolore possa essere ancora maggiore, considerate le prospettive di sviluppo. Ma si tratta, va detto, di potenzialità tutte da verificare. Perché, dicono gli uomini di Etihad, solo un business plan solido è in grado di produrre utili e di ripagare i debiti. E un piano solido, a giudizio degli arabi, passa obbligatoriamente per una riduzione strutturale dei costi. Anche su questo punto Del Torchio ha mostrato disponibilità massima, così come il fronte sindacale (martedì ci sarà un nuovo incontro) per rispondere alle sollecitazioni. Sul tavolo ci sarebbe la cassa integrazione a zero ore per 1.300 persone, a cui si aggiungerebbero anche i contratti di solidarietà per un numero quasi analogo di dipendenti. Il tutto per avvicinarsi al massimo alle richieste di Etihad che, come noto, indicano in 3.000 unità il personale in esubero.
GARANZIE PER IL PASSATO
Sul tema della manleva la strada sembra meno accidentata. Le banche avrebbero disinnescato i timori degli arabi che, è noto, non vogliono sentir parlare dei contenziosi legali e fiscali del passato. La soluzione individuata, salvo ripensamenti dell’ultima ora, sarebbe quella di un fondo rischi da costituire ad hoc per neutralizzare eventuali dispute.