Dagoreport, Dagospia 28/4/2014, 28 aprile 2014
Nel giorno dei quattro papi, al quinto, Eugenio Scalfari, non riesce il miracolo. L’altro giorno era riuscito a farsi ricevere per la seconda volta dal grande Bergoglio: cospicue chiacchiere sui massimi sistemi, io, tu, l’eternità, l’amore, anzi l’amore doppio della bigamia che poi sarebbe il doppio specchio di sé, c’è vita oltre la vita, eccetera
Nel giorno dei quattro papi, al quinto, Eugenio Scalfari, non riesce il miracolo. L’altro giorno era riuscito a farsi ricevere per la seconda volta dal grande Bergoglio: cospicue chiacchiere sui massimi sistemi, io, tu, l’eternità, l’amore, anzi l’amore doppio della bigamia che poi sarebbe il doppio specchio di sé, c’è vita oltre la vita, eccetera. Contento alla fine del colloquio di correre in redazione, infilare i fogli in macchina e replicare lo scoop planetario dell’altra volta, magari ci scappava anche una nuova festicciola dei novant’anni a teatro con tanti altri applausi e le poesie finali e il baciamano. Purtroppo quando Eugenio già assaporava la nuova infornata di gloria, gli è squillato il telefono. Chi è? E’ il gentilissimo segretario del Papa che lo prega, mi raccomando, di non scrivere nulla di questo secondo incontro, magari ce ne sarà un terzo, ma proprio non è il caso di rendicontare il mondo ogni volta che si fanno due chiacchiere tra amici, che poi magari saltano fuori scempiaggini teologiche e chi lo sente poi il titolare della Ditta, l’Altissimo? Non è il caso? Ha chiesto sgomento il Fondatore. No. Sua Santità si raccomanda. Ah. E quindi? E quindi alla prossima volta, buona giornata. Addio scoop. Per questa domenica due santi bastano e avanzano. E Scalfari, offesissimo, se n’è tornato a casa.