Marisa Poli, La Gazzetta dello Sport 28/4/2014, 28 aprile 2014
L’ONOREVOLE VEZZALI TORNA AL SUCCESSO
Valentina Vezzali vuol dire infinito. Vent’anni e cinque mesi fa vinceva la prima gara di Coppa del Mondo di fioretto ad Atene. A quarant’anni, con due figli e un posto da onorevole alla Camera dei Deputati, non ha ancora smesso. Così a Seul, prima gara della seconda fase di Coppa del Mondo che porterà fino ai Mondiali di Kazan a luglio, è tornata a vincere. Ha messo in fila tutte, dalla campionessa olimpica Elisa Di Francisca, eliminata agli ottavi, all’iridata Arianna Errigo, battuta in finale. Non le succedeva da due anni, da Marsiglia 2012, perché dopo i Giochi di Londra si è presa una pausa per maternità (il secondogenito Andrea è nato a maggio 2013) e il ritorno ai livelli da Vezzali ha avuto bisogno di pazienza e applicazione.
Lacrime «Non è stato semplice tornare alla vittoria. Dopo la gravidanza ho lavorato tantissimo per tornare a tirare alla pari con le altre. Il mio obiettivo è chiaro ed è quello di arrivare a Rio» esulta Vale, felice fino alle lacrime, come se fosse la prima volta. Come se nel frattempo — da quel primo successo di Atene del novembre 1993 — non avesse collezionato ori olimpici (tre individuali consecutivi, record), mondiali (6 individuali, altro record), Coppe del Mondo generali (11, nessuna come lei) e successi di tappa: quella di ieri è la numero 79 (di 180 totali del fioretto femminile azzurro), naturalmente primato inavvicinabile dal resto del creato.
Risalita L’ennesima impresa di Vale arriva nel giorno della tripletta azzurra (sul podio ci sono Arianna Errigo seconda e Martina Batini terza), per dare misura della rincorsa c’è da ricordare come era messa solo fino a qualche mese fa. Nell’agosto scorso fu eliminata ai quarti ai Mondiali di Budapest dell’agosto scorso, quando salì in pedana a due mesi e mezzo dalla nascita del secondo figlio. Poi ha faticato in Coppa del Mondo, è stata costretta ad affrontare i gironi di qualificazione come chi non è più tra le prime 16 del mondo. E solo una volta, prima di ieri, è stata in grado di qualificarsi per una finale a 8 (a Torino nel marzo scorso). Ma ha continuato ad allenarsi alla Vezzali, cioè più di tutte. Ha spostato la base da Jesi a Roma — non vive in hotel di lusso, ma al centro Coni dell’Acqua Acetosa — per poter seguire anche i lavori parlamentari. Qualche viaggio in Francia per ritrovare la mano del maestro di sempre, Giulio Tomassini, trasferito ad Avignone dopo l’ultima Olimpiade. Il rischio di finire fuori dal Dream team, vista l’esplosione della Batini e la crescita di Volpi. Fino a ieri, quando si è riscoperta la più forte di tutte: un 6-5 a un’avversaria storica come la Nam nei sedicesimi, poi tutto in discesa: 8-5 alla Di Francisca, 15-6 alla Boubakri ai quarti, addirittura in 7-0 in semifinale sulla sudcoreana Jung. Fino all’urlo finale del 15-9 sulla Errigo, numero 1 della classifica di Coppa del Mondo. «Sto facendo grandi sacrifici per far convivere gli impegni parlamentari con gli allenamenti e con la famiglia. Ma sono sempre stata convinta che il lavoro sodo alla fine paga, quindi leggo questo successo come se fosse un segnale che sono sulla strada giusta. Non voglio mica fermarmi qui». Prendetela sul serio, non si diventa Vezzali per caso.