Paolo Conti, Corriere della Sera - La Lettura 27/4/2014, 27 aprile 2014
LA CULTURA SI MANGIA (A FIRENZE UN PO’ DI PIÙ)
Un cultural divide spacca l’Italia a metà. Da una parte c’è Firenze, con 12.970 imprese registrate legate al sistema produttivo culturale e che incidono per l’11,9% sul totale generale delle imprese della provincia: più di una su dieci realtà dell’intero sistema industriale provinciale. Subito dopo c’è Milano con ben 39.881 imprese culturali che rappresentano l’11,3% del totale provinciale.
Dall’altra parte, al 105° posto della classifica, c’è Foggia con 3.245 imprese produttive culturali che raggiungono appena il 4,4% delle aziende dell’intera provincia, appena poco più di 4 ogni cento. E Roma, la Capitale? Strappa a malapena un sesto posto con un volume relativamente alto di imprese (tenendo conto della quantità di popolazione) cioè 44.668, ma che si fermano al 9,8% del totale delle ditte registrate, senza approdare almeno al 10%. Sono i dati della ricerca Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi realizzata dalla Fondazione Symbola in collaborazione con Unioncamere e la Regione Marche. C’è ampia materia sulla quale riflettere.
La Lombardia si conferma leader nazionale del settore con 88.023 imprese culturali registrate che rappresentano il 19,2% delle realtà di quel comparto nell’intero Paese. Ben 25.150 riguardano film, video, radio-tv, musica, libri, stampa. Invece il Lazio, nonostante la Rai e l’industria cinematografica tradizionalmente romanocentrica, è a quota 53.561, cioè l’11,7% del totale nazionale. E sempre nel Lazio le industrie dell’audiovisivo sono 19.510. Se facciamo eccezione per la Val d’Aosta per una questione di numeri (abitanti e territorio), il fanalino di coda tocca al Molise, con appena 2.183 imprese culturali che raggiungono un modesto 0,5% della totalità nazionale. Sono comunque grandi opportunità economiche. Nella ricerca si legge che «oltre un terzo del totale della spesa turistica stimata nel 2012 sul territorio italiano è attivata dalle industrie culturali».
Sempre a queste imprese dobbiamo 75,5 miliardi di euro di valore aggiunto. Nel settore lavora il 5,7% del totale degli occupati del Paese, quasi un milione e mezzo di persone. Insomma, per smentire clamorosamente talune scorciatoie tanto care a certi politici, con la cultura si mangia. Accidenti, se si mangia....