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 2014  aprile 26 Sabato calendario

BITCOIN, GAME OVER RIMANDATO

Sembrava l’anno giusto per investire in bit­coin. Nella prima settimana del 2014 la quotazione media ponderata della più diffusa delle monete virtuali era schizzata da 730 a 934 dollari. Significa che chi ha com­prato e venduto scegliendo bene i tempi ci ha guadagnato un 30% in una man­ciata di giorni. Sembrava l’anno giusto, ma non lo era, non lo era proprio per niente: oggi un bitcoin vale più o meno 460 dollari, cioè ha perso il 38% dall’i­nizio dell’anno ed è sotto del 50% ri­spetto ai valori di metà gennaio. Una caduta che regala alla moneta virtuale un posto d’onore tra i peggiori investi­menti del 2014. Poteva andare peggio, per questa valuta sen­za padroni generata da computer spremuti al massimo per risolvere algoritmi via via più com­plessi. In effetti è già un miracolo che i bitcoin e­sistano ancora, che siano sopravvissuti al catacli­sma Mt. Gox. Mt. Gox era la principale piattaforma di scambio di monete virtuali, da sola faceva il 70% dei volumi del mercato. A febbraio ha fatto bancarotta. Non è ancora chiaro se a mandare al­l’aria la società, basata in Giappone e controllata dal 28enne francese Robert Marie Mark Karpelès, sia stata una gigantesca rapina virtuale, una truffa con al centro lo stesso Karpelès, oppure una com­binazione delle due cose. Quello che si sa è che Mt. Gox è saltata a fine febbraio facendo sparire 850mi­la bitcoin per un valore di mercato di 450 milioni di dollari. A metà marzo 200mila bitcoin, però, so­no misteriosamente riapparsi da “vecchi conti”, rendendo la vicenda, se possibile, ancora più o­scura. La caduta di Mt. Gox ha avviato il contagio. Una settimana dopo è fallita un’altra piattaforma, la piccola Flexcoin. Un hacker rapinatore è en­trato nel sistema e ha rubato tutti i bitcoin dei clienti. Un bottino da 600mila dollari. A fine marzo un altro rapinatore ha fatto saltare an­che Vircurex: qualcuno è entrato nel sistema e ha fatto man bassa di monete virtuali, il si­to ha quindi bloccato i prelievi e ha promesso che cercherà di lavorare per restituire i soldi ai clienti. Diversamente da un deposito ban­cario tradizionale, un conto in bitcoin non ha nessun fondo di garanzia. Se la banca viene rapinata, i clienti ci rimettono i loro soldi.
Nei giorni in cui il dibattito sulle monete virtuali tocca il suo apice, Newsweek se ne esce con uno scoop che prometteva di essere destinato a en­trare nella storia: una sua reporter ha scovato in California il leggendario inventore dei bitcoin, il misterioso Satoshi Nakamoto. Ora si chiama Do­rian Nakamoto, ha 68 anni, è disoccupato e vive a Temple City in una casa sotto procedura di pigno­ramento. Incalzato dalla reporter di Newsweek ne­ga di avere mai avuto a che fare con i bitcoin. La ri­vista del gruppo Bloomberg insiste: è lui, e il suo fal­limento è l’immagine perfetta del disastro della moneta virtuale. L’immagine sbagliata, però, dato che indagini appena un po’ più approfondite con­fermano che questo ingegnere disoccupato, pove­ro e malato non mente: non ha niente a che fare con i bitcoin.
Rapine gigantesche, borse che falliscono lascian­do al verde gli investitori, falsi scoop. Ce n’era ab­bastanza per sepellire una volta per tutte questo af­fascinante denaro fatto di codici binari. Per que­sto è già incredibile che i bitcoin esistano ancora. Ne sono stati “estratti” 12,6 milioni, calcola Block­chain.info (il sistema informativo di riferimento di questo mondo). La capitalizzazione totale è di 5,4 miliardi di dollari, lontano dal picco dei 14 miliar­di dello scorso dicembre ma comunque attorno ai livelli di novembre 2013. Il numero di soggetti che controlla bitcoin è comunque in aumento: siamo attorno alle 150mila persone, un anno fa non era­no nemmeno 100mila. Si sta creando una ’massa’ sufficiente a strappa­re i bitcoin dai mercati sporchi in cui si sono svi­luppati (una buona fetta degli acquisti in valuta virtuale continua a riguardare armi e droga) per portarli in ambienti più normali. Accetta già pa­gamenti in bitcoin la catena online americana O­verstock, un colosso da 1,3 miliardi di fatturato che vende di tutto. Entro fine anno dovrebbe seguirla anche eBay. Sempre nel 2014, se la promessa sarà rispettata, si potranno fare acquisti in bitcoin an­che nei supermercati della catena francese Mono­prix. In tutto il mondo stanno spuntando negozi, bar, ristoranti che accettano i bitcoin, così come bancomat che permettono di comprare valuta vir­tuale pagandola in contanti. Questa vitalità ha si­curamente una forte componente pubblicitaria, ma fa anche capire che, malgrado le rapine e i fal­limenti, il mondo non ha finito di fare i conti con i bitcoin.