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 2014  aprile 27 Domenica calendario

IL GIRO D’ITALIA DEI CICLOSCRITTORI

C’è Giro e Giro. C’è lo storico e secola­re Giro del cicli­smo professioni­stico e il “Giro d’I­talia in 80 librerie” che comincia ad­dirittura una settimana prima di quello della carovana rosa, il 2 maggio. Quel giorno a pedalare da Aosta a Ostia, 2 mi­la km, seguendo la via Francigena, saranno campioni e gregari dell’editoria nazionale e non solo. Se il Giro vero in­fatti parte dall’irlandese Belfast, a dare il via al “Giro d’Italia in 80 librerie” sarà l’angloaustraliano Tony Wheeler, “pa­dre-patron” delle celeberrime guide Lo­nely Planet che, con Michele Marziani (autore del romanzo dedicato a Panta­ni Nel nome di Marco­, Ediciclo), correrà alla volta del primo traguardo di Ivrea. Scendendo verso la Romagna si rimet­terà in sella anche Cristiano Cavina che a dire il vero la bici l’ha abbandonata sui muretti delle pagine del suo brillantis­simo romanzo d’esordio Alla grande (Marcos y Marcos).
«Fino a 13 anni giravo per le strade del mio paese, Casola Valsenio, con la miti­ca “Turboberta”. Poi un giorno ebbi la folgorazione su tre ruote: la scoperta dell’esistenza dell’Apecar, la comodità del motore che evita la fatica del pedalare», dice ridendo Cavina che è stato uno dei primi scrittori a testare il progetto del “Giro in 80 librerie”. «A settembre scor­so ho partecipato all’Anteprima: la Mon­tecatini-Pistoia e poi alla Pistoia-Firen­ze. La prima tappa, 11 km, nonostante la mia umile bikecity-Graziella pensavo fosse una passeggiata di salute e invece presentava uno strappetto in salita piuttosto duro, ma che ho affrontato come un Fiorenzo Magni con la corda alla bocca. Il giorno dopo ho pedalato fino a Firenze con Marco Vichi e qualcuno ha pensato di pigiare sui 40 km orari e così alla fine mi sono calato nella parte, sprintando agli ulti­mi cento metri e superando per “di­spetto” il mio editore Marco Zapparoli. Ora sono pronto per la prossima tappa del 24 maggio da Crema a Piacenza, con la consapevolezza, acquisita a 40 anni, che sono uno scalatore colombiano, e non lo sapevo».
È un “camminatore montanaro” invece Paolo Cognetti che la sua esperien­za di metropolitano rifugia­to tra i monti della Valle d’Aosta l’ha raccontata ne Il ragazzo sel­vatico ( erre di Mezzo). «In bici io giro per le vie di Milano che è ancora una città “ostile” per i ciclisti. Mi sono senti­to più al sicuro negli Stati Uniti, grazie al maggior numero di piste ciclabili e al lo­ro senso civico anglosassone. Pedalan­do per Brooklyn ho scritto la mia se­conda guida di vagabondaggi gastrono­mici, Tutte le mie preghiere guardano verso ovest (Edt, in libreria l’8 maggio). Viaggiare in bicicletta, come il cammi­nare, lo ritengo un ottimo antidoto alla depressione... Credo anche che fare New York in bici sia stato un buon allena­mento per la mia tappa al “Giro d’Italia in 80 librerie”: la Pavia-Milano, con ar­rivo alla libreria Gogol’». Ogni autore in premio all’arrivo riceverà la legittima presentazione della sua ul­tima fatica editoriale nella libreria del luogo. Così al traguardo della Grosseto-Orbetello i lettori attenderanno Anto­nio Pascale che spera solo che la sua tap­pa, il 15 giugno, non si accavalli con qual­che partita dei Mondiali di calcio. «Lo ammetto sono un calciofilo e la bicicletta a Roma la uso soltanto per gli sposta­menti dal mio quartiere, Monteverde, al massimo fino a Trastevere o Testaccio. Del resto se dicono che Milano è “osti­le” alla bici, allora noi a Roma che dob­biamo affrontare tutti i giorni la “sette colli”, che dovremmo dire?». Gli rispon­de Cavina dalle colline romagnole, ricordando a tutte le penne iscritte alla corsa bibliofila che «il ciclismo è innan­zitutto fantasia... L’ho capito da mio zio Paolo che è stato un buon corridore e che ogni estate quando tornava a Caso­la dall’Ungheria dove vive, testava un ti­po di “doping” - che comprava apposi­tamente in Russia - su noi ragazzini, di­cendoci: “Ora vi preparo un bel tè caldo”. Nessuno di noi comunque andava più forte e tanto meno è diventato un cam­pione di ciclismo. Un viaggio in bici che farei? Quello di Alfredo Oriani in Fino a Dogali, in quel libro c’è la più bella de­scrizione della via Emilia».
Lo stesso Oriani, alla fine dell’800 soste­neva che «una bicicletta può valere una biblioteca» e per Pascale invece è servi­ta per l’incipit del suo ultimo romanzo Le attenuanti sentimentali ( Einaudi). «Anche la bicicletta è un oggetto senti­mentale - dice Pascale - . È un passaggio di conoscenza che si tramanda di padre in figlio, dal momento in cui mon­ti in sella per la prima volta su una bici con le rotelle che poi quando verranno tolte sarà come imparare nuovamente a camminare con le proprie gambe. U­na pedalata che vorrei tentare? Passare tra le colline profumate dal cedro e dal bergamotto, per arrivare sul magnifico lungomare di Reggio Calabria».
Ma il “Giro d’Italia in 80 librerie”, alme­no per l’edizione del 2014, si ferma a Ro­ma, anzi ad Ostia. Traguardo finale al parco dedicato a Pier Paolo Pasolini, che in una lettera all’amico Franco Farolfi scriveva del suo viaggio in bicicletta da San Vito di Cadore alla natia Casarsa: «Appartiene a quel genere di avveni­menti che non possono essere raccon­tati senza l’aiuto della voce e dell’e­spressione. L’alba, le Dolomiti, il freddo, gli uomini coi visi gialli, le case e i sagrati estranei, le cime e le valli nebbiose ir­raggiate dall’aurora».