Gherardo Milanesi, Avvenire 27/4/2014, 27 aprile 2014
BRASILE, RISCHIO SBOOM MONDIALE
Il Brasile fa “sboom”. Mancano quarantasei giorni all’inizio dei Mondiali di calcio e l’entusiasmo (non solo calcistico) per la manifestazione più attesa della storia del Paese è in diminuzione costante. Per capire cosa stia accadendo nella patria del pallone basta un particolare: più del 60 per cento dei piccoli imprenditori – rivela un sondaggio del Servizio di protezione al credito (Spc) – non investirà un centesimo in occasione del torneo. Niente aumenti di magazzino, niente assunzioni e nemmeno bandiere o altre decorazioni per sostenere la nazionale. «L’aspettativa è bassa, esiste una sensazione diffusa che i Mondiali non saranno niente di speciale o niente di diverso dal punto di vista economico rispetto ad altre importanti manifestazioni che il Brasile ha ospitato in passato», spiega Flavio Borges, direttore finanziario della Spc. L’enorme entusiasmo per l’atteso boom negli affari grazie al torneo è stato sepolto da numeri deprimenti. Secondo la Sebrae (Serviço brasileiro de apoio as micro e pequenas empresas), l’aumento di fatturato del settore è stato finora dello 0,07 per cento. Esiste, anzi, il timore che la Copa 2014, come la chiamano i brasiliani, sia l’occasione per far esplodere e dare visibilità a nuove proteste sociali. Disordini e manifestazioni che, secondo seicento imprenditori intervistati in dodici città, potrebbero addirittura provocare una riduzione degli affari di quasi il 20 per cento.
Il timore di altre dimostrazioni (le ultime a San Paolo hanno provocato un’ondata di atti vandalici e 54 arresti) ha spinto persino la presidente Dilma Rousseff, che quest’anno a ottobre si ricandiderà alle elezioni, a cambiare i toni del discorso con cui il governo si riferiva alla grande opportunità di realizzare i Mondiali in Brasile. In un’approfondita indagine di 428 pagine commissionata dal governo agli istituti di statistica Analise e Ibope sulle proteste sociali e il loro indice di approvazione popolare, si legge: «Esisteva una grande aspettativa che i benefici sociali e all’infrastruttura in occasione del torneo fossero concreti e permanenti. Tuttavia, con il passare dei giorni, questo sentimento si sta convertendo in una sensazione che si sia trattato solo di un maquillage e che tutto tornerà come prima». Il dossier mette in risalto anche un duplice sentimento: il primo, positivo, legato all’orgoglio e al sentimento di unione e nazionalismo; l’altro, negativo, generato dalla preoccupazione per la mancanza di pubblica sicurezza e dal ritardo imbarazzante con cui sono stati ristrutturati gli stadi e realizzate le opere di infrastruttura concordate con la Fifa. «L’immagine che l’opinione pubblica ha degli stadi rimessi a nuovo è la migliore possibile – si legge ancora nel dossier –, ma è proprio questa immagine che è oggetto di critiche quando viene messa a confronto con la qualità degli ospedali e delle scuole nel Paese». I brasiliani sono ormai assuefatti a vivere in una nazione di enormi contraddizioni, ma i Mondiali di calcio sembrano aver risvegliato un senso civico che pareva dissolto nella rassegnazione. La perdita di popolarità della Copa – nel Paese dove una partita di calcio della nazionale arriva a paralizzare la vita della popolazione – è anche la testimonianza di un ritrovato senso critico. Nell’ultimo sondaggio realizzato dalla prestigiosa Datafolha, risulta che solo il 52 per cento dei brasiliani è oggi a favorevole ai Mondiali. Nel 2008 erano quasi l’80 per cento. I contrari sono diventati il 38 per cento, quasi il quadruplo di cinque anni fa.
Lo stadio Mané Garrincha di Brasilia, la capitale, è il simbolo della la famigerata lentezza e inefficienza che il Paese ha mostrato da quando ha cominciato a prepararsi per la Copa 2014. Inefficienza che ha generato non poco imbarazzo e risentimento da parte dell’opinione pubblica e della stessa Fifa. Il più caro dei dodici che ospiteranno le partite dei Mondiali, come tutti gli stadi, quello di Brasilia, è costato ben più del previsto, per l’esattezza quasi il doppio: 1,5 miliardi di reais per la costruzione e altri 15 milioni per un impianto a pannelli solari. Un totale di circa 473 milioni di euro. Cifra ancora più esorbitante se si considera che dopo l’inaugurazione, dalla copertura dell’impianto, pioveva ancora acqua. La ristrutturazione degli stadi, proprio come avviene spesso anche per gli appartamenti, ha generato ritardi e un’infinità di problemi. Otto operai hanno persino perso la vita durante i lavori di costruzione. Il Brasile, lo ha detto anche la Fifa, è stato meno puntuale (e meno efficiente) del Sudafrica. Una polemica che visti i ritardi, già nel 2012 aveva portato Jerome Valcke, braccio destro del presidente della Fifa Joseph Blatter, a dichiarare esasperato: «Il Brasile ha bisogno di un bel calcio nel sedere» (salvo poi dare la colpa all’interprete per un errore di traduzione). Nonostante le premesse, tuttavia, è probabile – come spesso accade in Brasile – che alla fine la temuta catastrofe organizzativa venga evitata all’ultimo. E il fervor nazional calcistico prevalga. Unendo i cittadini sugli spalti a tifare “a Selecão” (nazionale), nonostante tutto.