Maurizio Stefanini, Libero 26/4/2014, 26 aprile 2014
LA POLONIA TENTA LA FURBATA: «DROGA E PROSTITUTE NEL PIL»
«Eventuali furti con scasso o rapine a mano armata o incendi dolosi, o altre segreti fonti di provento da cui io avessi ricavato profitto non contemplato nella mia dichiarazione di reddito posta a fronte della domanda n.1», era una delle domande che Mark Twain si vedeva porgere nella dichiarazione dei redditi oggetto del suo racconto “Una visita misteriosa”. Umorismo estremo, ovviamente. Non è però umorismo ma verità che la Polonia da settembre inserirà nella stima del suo Prodotto interno lordo anche gli utili di attività tipo prostituzione, traffico di droga, contrabbando di alcolici e di sigarette.
E il Gus, l’Ufficio centrale di statistica polacco, prevede pure che in questo modo il Pil potrebbe aumentare di almeno un punto percentuale. In base a una ricerca del 2010 il valore di tali attività aveva raggiunto l’1,17% del Pil, mentre negli anni precedenti oscillava tra lo 0,98% e l’1,31%. A Varsavia sono impazziti? Non proprio. Certo, trattasi di finanza piuttosto creativa. Ma su autorizzazione, anzi su esplicito ordine dell’Unione Europea, che con una sua direttiva ha previsto il passaggio al nuovo sistema di calcolo Esa 2010 appunto entro il prossimo settembre. E non riguarda solo la Polonia. Riguarda tutti i partner dell’Unione Europea. Anche l’Italia. Nelle settimane scorse, anzi, molti giornali avevano preannunciato che avrebbe potuto essere proprio questo nuovo modello di contabilità un asso della manica di Renzi per estendere anche all’anno prossimo il bonus Irpef varato dal Consiglio dei Ministri. L’European system of national and regional accounts, questo è il significato esatto della sigla Esa, è il sistema di contabilità pubblica utilizzato dai Paesi membri dell’Unione europea per preparare i bilanci nazionali. Bruxelles ha deciso un aggiornamento per tener conto di un nuovo contesto economico in cui c’è la globalizzazione e pesano sempre di più attività intangibili, secondo una linea che comunque si sta imponendo in tutto il mondo.
Ultimissima è stata ad esempio la Nigeria, che ha appena annunciato di aver sorpassato il Sudafrica come prima economia del Continente africano, proprio grazie a una modifica del sistema che ha incluso alcuni settori prima non contabilizzati e ha fatto dunque schizzare il Pil da 364 miliardi di dollari nel 2012 col vecchio sistema di calcolo a 510 nel 2013 col nuovo. In particolare, sono stati inclusi settori in boom come le telecomunicazioni e Nollywood, ormai la Hollywood dell’Africa, dimezzando così il peso di gas e petrolio. Gli stessi Stati Uniti facendo un’operazione analoga hanno visto tra 2010 e 2012 il loro Pil crescere addirittura del 3,5% In tutta Europa la sostituzione del sistema Esa 2010 all’Esa 1995 dovrebbe comportare una rivalutazione dell’1,9%, con tetti del +4-5% per Finlandia e Svezia e del 3-4% per Austria, Paesi Bassi e Regno Unito. Senza arrivare a queste vette, nel caso dell’Italia veniva segnalato come il nuovo sistema potesse aggiungere sicuramente almeno un punto, nella migliore delle ipotesi 3. Con effetti positivi anche per i parametri imposti dal Fiscal compact, visto che si riduce il rapporto tra deficit, debito e Pil. Le principale novità segnalate erano che sarebbero state classificate come investimenti sia le spese militari che quelle per la ricerca.
Il fatto però è che l’aumento del Pil così ottenuto comporta anche un aumento delle quote da pagare all’Ue, così gli olandesi hanno insistito perché si cercasse di stimare anche le attività illegali. Avendo infatti loro legalizzato la marijuana e la prostituzione, giudicavano assurdo venire penalizzati per aver portato alla luce business che altri Paesi hanno magari anche più fiorenti, ma clandestini.
Perciò è stato imposto a ogni Stato di fare una stima complessiva e all’ingrosso di tutte le attività sommerse, senza bisogno di scorporare fra le singole voci. Il think tank Open Europe, specializzato in questi difficili lavori di stima dell’economia in nero, valuta il peso europeo in uno 0,5% del Pil, che però aumenta sensibilmente in Grecia, Spagna, Italia e Paesi dell’Est. E la Polonia ha fatto da pioniera all’adeguamento.