Aldo Grasso, Corriere della Sera 26/4/2014, 26 aprile 2014
IL «CATTIVO» CRACCO È IL RAMSAY ITALIANO
Uno dei primi programmi ad aver inaugurato il grande successo della cucina, o del food per dirla in modo più fighetto, nei palinsesti italiani è stato qualche anno fa «Hell’s Kitchen»: al comando della trasmissione c’è Gordon Ramsay, uno chef scozzese che si è presto fatto conoscere in tv più per la sua forte personalità e il suo carattere fumantino che per i piatti preparati. Continuando gli importanti investimenti nell’area dell’intrattenimento, Sky ha ora prodotto la versione italiana del format, affidandone la guida al Ramsay italiano, ovvero Carlo Cracco, ormai star della cucina in tv (Skyuno, giovedì, 21.10). Il meccanismo della trasmissione è questo: ci sono due squadre (una maschile e una femminile) di concorrenti che, a differenza di quanto avviene in «Masterchef», non sono dilettanti ma già impiegati nel mondo della ristorazione.
Tra prove in «esterna» e momenti in studio, le due squadre sono incaricate di gestire un ristorante, seguendo tutti i dettagli della preparazione dei piatti sotto la supervisione di Cracco. Il programma si presenta come un racconto dettagliato delle routine professionali alla base del mestiere di un cuoco, ma non mancano anche le dinamiche più classiche del reality: beghe tra concorrenti, fazioni contrapposte, emotività spinta ai limiti, spesso derivata dalla contrapposizione tra maschi e femmine.
Cracco recita la parte del maestro inflessibile, del «cattivo», richiesta dal format e non si sa bene quanto aderente alla sua reale personalità. I momenti migliori sono quelli in cui si percepisce di non essere di fronte a un inevitabile gioco delle parti tra lui e i concorrenti ma a un naturale scontro di caratteri.
Resta aperta una domanda: quando il cuoco ha iniziato a diventare un mestiere così trendy e quanto c’entra la tv in questo processo? L’eccessiva presenza in video ha effetti negativi?