Franco Brevini, Corriere della Sera 26/4/2014, 26 aprile 2014
IL RISVEGLIO (SINDACALE) DI UN POPOLO
Quella degli sherpa dell’Everest è una vera e propria vertenza sindacale. In Occidente ci vogliono assai meno di sedici morti per bloccare una fabbrica. Perché stupirsi che in Nepal, dopo l’ecatombe dell’Ice Fall, si sia giunti al blocco dell’Everest? Certo a tramontare definitivamente in questa modernissima vertenza sul tetto del mondo è lo stereotipo dell’umile e fedele portatore, che si spende con abnegazione affinché lo scalatore venuto dall’Europa e dall’America possa coronare il suo sogno di alpinistica gloria. Ma non è forse vero che anche sulle Alpi sono sparite da anni le vecchie guide che attendevano il cliente fumando pazientemente la pipa e scrutando le vette, pronte a dare la loro vita per il Monsieur salito dalle città? Questi rapporti sociali, come quelli che durante la Prima guerra mondiale si stabilirono tra ufficiali e truppa, implicavano mondi solidamente piramidali, in cui una borghesia nella sua fase di ascesa controllava masse popolari devotamente subalterne. L’alpinismo classico, che ha trapiantato i suoi modelli anche sulle cime extraeuropee, è figlio della società capitalistica otto-novecentesca. Oggi gli ottomila dell’Himalaya e segnatamente il più illustre fra essi, l’Everest, sono diventati una grande fiera postmoderna dell’avventura, dell’oltranza, del rischio, del primato. Gli sherpa, che sono i padroni di casa, da tempo stanno ricevendo solo le briciole dell’altra montagna, quella di soldi, che le montagne vere producono a ogni stagione e che finiscono nelle tasche degli organizzatori occidentali e dei tour operator. In più le loro condizioni di lavoro rispecchiano quanto a sicurezza e a garanzie il peggio del vecchio colonialismo. Ma il contatto con gli occidentali, unitamente alla scolarizzazione, sta producendo i suoi effetti anche fra i giganti del pianeta. Soprattutto i giovani sherpa hanno capito e non ci stanno più. Alcuni recenti episodi di tensione con gli alpinisti venuti da fuori e ora questo blocco delle salite all’Everest testimoniano che il mite popolo delle montagne si è risvegliato. Esce dall’oleografia, ma entra nella storia, reclamando i propri diritti, che alla fine non consistono in altro se non in qualche garanzia in più per il loro lavoro. Il rischio è ineliminabile, i seracchi continueranno ad abbattersi sull’Ice Fall, ma almeno gli sherpa potranno garantire alle loro famiglie qualche sicurezza in più per il loro futuro.