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 2014  aprile 26 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LE DUE BEATIFICAZIONI


REPUBBLICA.IT
LA NOTIZIA era attesa da giorni e, alla vigilia del grande evento, è arrivata la conferma: il papa emerito Benedetto XVI sarà presente alla canonizzazione di Roncalli e Wojtyla e concelebrerà il rito. Lo ha annunciato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, che però ha chiarito che "Il Papa emerito ha accettato l’invito e ha comunicato a Papa Francesco che sarà presente domani mattina alla celebrazione e che concelebrerà, il che non vuol dire che vada all’altare: starà con i cardinali e vescovi sulla sinistra del sagrato".
Delegazioni da tutto il mondo. Al termine della cerimonia, Papa Francesco saluterà sul sagrato della basilica di San Pietro le 112 delegazioni ufficiali. Come è noto sono 24 quelle guidate da capi di stato e reali mentre altre 11 sono guidate da premier o governatori. Quella italiana comprende accanto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e consorte, anche il premier Matteo Renzi con la moglie.
Folla già in piazza. Roma è, dunque, pronta a due giorni di preghiera, ma anche festa e celebrazione. In Piazza San Pietro ci sono già almeno 80mila persone. Si tratta delle avanguardie della straordinaria folla, che si attende per la giornata di domani. Il racconto multimediale con i tweet dei nostri inviati. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha detto che per domenica "l’affluenza stimata è attorno a un milione di persone".

MARCO ANSALDO (REPUBBLICA.IT)
CITTA’ DEL VATICANO - Due Papi celeberrimi (e molto amati) che diventano santi. E altri due Papi, l’uno diverso dall’altro, quello in carica e quello emerito, ma entrambi vestiti di bianco, ambedue Pontefici di Santa Romana Chiesa, sull’altare di Piazza San Pietro a celebrarli. La Storia si ferma in Vaticano domenica 27 aprile 2014, per un evento mai avvenuto in precedenza. Non in questa forma, almeno. E chissà se avverrà mai ancora, così.
"Una grande festa della fede", è stata definita la celebrazione che vedrà il passaggio di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II da beati a santi. Un processo che ha storie e diramazioni diverse, unito però dalla decisione dell’attuale vescovo di Roma, Francesco, di accogliere insieme il desiderio dei fedeli di vedere santificati entrambi, nello stesso giorno, Angelo Roncalli e Karol Wojtyla, due titani del XX secolo, due protagonisti assoluti non solo della Santa Sede, ma delle vicende mondiali che hanno attraversato.
E la richiesta colta da Jorge Mario Bergoglio, con Benedetto XVI invitato a concelebrare con lui l’evento, e pienamente d’accordo sull’iniziativa della doppia canonizzazione, ha assecondato le complesse pratiche portate avanti per anni dalla Congregazione delle Cause dei Santi, il dicastero vaticano retto dal cardinale Angelo Amato che si occupa in primis della questione. Ma Francesco ha come voluto fare un passo in più guardando più in là, accogliendo quindi la spinta dei fedeli ad accomunare due Papi dai caratteri sicuramente diversi, ma riconosciuti dal popolo dei credenti (e non solo) per la loro personalità marcata e l’indubbio carisma.
Giovanni XXIII: le carezze ai bambini, la svolta del Concilio
La loro eredità è di certo differente, come diverse sono le ramificazioni del loro lascito spirituale e politico. Eppure risulta sorprendente l’operazione voluta da Bergoglio, e avallata da Joseph Ratzinger, di riunire quelle due figure così particolari nelle loro sfaccettature e complessità. Quasi come se Roncalli e Wojtyla potessero essere considerati insieme non solo nella causa di canonizzazione, ma nella loro raffigurazione e comprensione storica. Una continuità, nonostante i 15 anni che li separano al Sacro soglio dalla morte del primo e dall’inizio del pontificato del secondo. Con una regia, oggi, del tutto innovativa, e che andrà ascritta alle già tante novità, spirituali, gestuali, amministrative, politiche, portate da Francesco dal momento in cui nel marzo 2013 è divenuto il loro successore.
Perché pur nelle differenze, le vite straordinarie di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II presentano indubbie analogie e somiglianze: origini umili comuni per entrambi, forte devozione verso la Madonna, attenzione ai giovani, desiderio e lotta per la pace. Ancora: Wojtyla papa globetrotter, e Roncalli che viaggiò tantissimo prima di diventare Papa. Karol atleta di Dio e Angelo infaticabile podista-camminatore.
Giovanni Paolo II, il Papa pellegrino
A ricordarli e a pregarli a Roma ci saranno milioni di persone. Due milioni furono quelli già presenti il primo maggio 2011 per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Sui numeri gli organizzatori vaticani non danno cifre, limitandosi a dire che non ci sono problemi di sicurezza, che non servono biglietti e che tutti possono arrivare con tranquillità. Il portavoce della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, precisa i criteri di conteggio delle presenze in Piazza San Pietro e dintorni: l’ellisse del colonnato, incluse le fontane e l’obelisco, contiene 80.000 persone in 20 mila metri quadri; il sagrato, escluse le scale e la zona dell’altare, 18.000 persone in 4.500 mq; piazza Pio XII 26.000 persone in 6.500 mq; via della Conciliazione, marciapiedi inclusi, 100.000 persone in 25.000 mq. Ma se il riferimento più vicino è quello della beatificazione di Wojtyla il primo maggio di 3 anni fa, già a Piazza Risorgimento, ben prima di entrare in Vaticano e là dove ogni mattina si affolla una coda mostruosa di visitatori dei Musei, un muro invalicabile di persone impediva di fatto qualsiasi accesso non solo a Piazza San Pietro, ma l’avvicinamento alla zona propria della Santa Sede. Per fortuna di tutti, domenica, decine di maxischermi permetteranno alla massa di fedeli in queste ore già in marcia verso Roma di poter seguire l’evento straordinario della doppia canonizzazione papale.
Un’eccessiva spettacolarizzazione? Avverte il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, che il suo ufficio non prevede "troppe iniziative particolari". E chiama soprattutto a una "esperienza spirituale". "Le canonizzazioni - spiega Vallini - sono una grazia di Dio: cerchiamo di percorrere questo sentiero di una spiritualità più intensa". La diocesi di Bergamo, terra natale di Roncalli, ha collegato alla sua santificazione una serie di progetti per finanziare famiglie in difficoltà e Paesi poveri. Proposizioni simili arrivano anche dalla Polonia di Wojtyla.
La macchina organizzativa per il rito procede a pieno ritmo e per i media si attiverà un servizio di conferenze stampa con portavoce per i maggiori gruppi linguistici. Diretta tv anche in 3 dimensioni su Sky 3D e su Sky TG24 Hd. Il giorno dell’evento, sulla facciata di San Pietro campeggeranno gli stessi arazzi delle beatificazioni. E il reliquiario di Wojtyla sarà lo stesso della beatificazione. Mentre per Roncalli ne sarà realizzato uno gemello. Uniti, il Papa buono e il Papa polacco, anche in questo.

PIERA MATTEUCCI (REPUBBLICA.IT)
È TUTTO PRONTO. "Al momento pensiamo che gli arrivi varieranno tra gli 800mila e un milione di persone. Quindi un numero considerevole". Nonostante le cifre da record, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, non sembra preoccupato, così come non si era spaventato davanti alle parole di Papa Francesco che, alla fine della scorsa estate, aveva annunciato al primo cittadino: "Lei ballerà". Un presagio che, con l’avvicinarsi della data delle canonizzazioni di Papa Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, il 27 aprile, si è trasformato in certezza. Ma Marino, alla vigilia del grande evento, è convinto che la città abbia tutte le carte in regola per fare bella figura: "Sarà un test importante per Roma e per tutti coloro che si stanno spendendo affinché sia un giorno di grande gioia e di partecipazione, ma anche di orgoglio romano e italiano".
Delegazioni da tutto il mondo. Le delegazioni internazionali presenti alla messa di canonizzazione sono arrivate a un totale di 93. Molte le personalità di spicco presenti sul sagrato di Piazza San Pietro. L’Unione europea è rappresentata ai massimi livelli dal presidente del Consiglio, Hernan Van Rompuy e dal presidente della Commissione, Manuel Barroso. La folta delegazione dello Stato italiano sarà, invece, giudata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano mentre saranno presenti anche i reali del Belgio e della Spagna. Ovviamente anche le autorità polacche saranno presenti in massa e guidate dal presidente della Repubblica, Bronislaw Komorowski.
Maxi-schermi nei punti strategici. Per un evento come quello delle due canonizzazioni, gli spazi intorno a San Pietro non possono bastare. Per questo il Comune ha predisposto la collocazione di 18 maxischermi: tra questi tre su via dei Fori imperiali, totalmente pedonalizzati dal 18 aprile, uno in piazza Navona, uno in Piazza del Popolo, uno a Castel Sant’Angelo, uno a piazza Santa Maria Maggiore e due al Colosseo. "Vogliamo evitare che, nel caso si riempisse piazza San Pietro, le persone si ammassino una zona dove non possono partecipare all’evento", ha detto Marino.
Chiese aperte. La notte tra il 26 e il 27 aprile le chiese di Roma resteranno aperte per accogliere i pellegrini. In alcune di esse è possibile pregare in diverse lingue e confessarsi. Si comincia alle 19 nella chiesa di Santa Maria in Montesanto (Chiesa degli Artisti) a piazza del Popolo, con animazione liturgica in lingua italiana. Dalle 21 gli altri luoghi di culto interessati sono Sant’Agnese in Agone a piazza Navona, con animazione in lingua polacca, San Marco al Campidoglio (piazza omonima), con animazione in italiano e inglese, Sant’Anastasia (piazza omonima), con animazione in lingua portoghese, Santissimo Nome di Gesù all’Argentina, con animazione in italiano e spagnolo, Santa Maria in Vallicella (via del Governo Vecchio, 134) e San Giovanni Battista dei Fiorentini (via Acciaioli, 2), con animazione in lingua italiana, Sant’Andrea della Valle (piazza Vidoni, 6), con animazione in lingua francese, San Bartolomeo all’Isola Tiberina, con animazione in italiano e arabo, Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio (via del Caravita, 8/a), Chiesa delle Sante Stimmate (largo omonimo), Santi XII Apostoli (piazza omonima), Sacro Cuore di Gesù a via Marsala, Santa Maria in Montesanto (piazza del Popolo), con animazione in lingua italiana. In queste chiese la preghiera è organizzata secondo uno dei tre schemi elaborati per l’occasione dall’Ufficio liturgico del Vicariato.
L’esercito dei volontari. Per assistere la folla dei pellegrini, la Protezione civile ha messo in campo 26mila volontari, un esercito pronto a distribuire quattro milioni di bottigliette d’acqua. Potenziato anche il servizio sanitario della Croce Rossa: seicento volontari provenienti da tutta Italia, 6 strutture di Posto Medico Avanzato, 23 ambulanze per soccorso avanzato (MSA), 33 ambulanze di soccorso di base (MSB), un punto mobile di rianimazione, 2 automediche, 43 squadre sanitarie a piedi, una tenda per codici bianchi, 4 Punti Mamma e account dedicati sui social network a disposizione dei pellegrini.
Quasi mille bagni chimici. Sono 990 i bagni chimici che l’azienda dei rifuti di Roma, Ama, posiziona nei punti più affollati per l’evento. 149 sono per disabili, con presidi e interventi di igienizzazione.
Trasporto h24. Bus e metro attivi per 24 ore. Atac e Polizia Locale di Roma Capitale hanno da tempo iniziato l’attività di informazione attraverso i canali a loro disposizione. Nelle giornate di sabato 26 e domenica 27 aprile, l’attività informativa verrà ulteriormente potenziata con aggiornamenti in tempo reale sull’intera piattaforma e in stretto collegamento con il Centro Operativo Comunale di Porta Metronia. Per i pellegrini inoltre verranno distribuite 200 mila cartine della città.
Potenziato anche il trasporto ferroviario: oltre 1.000 ferrovieri impegnati, 43 collegamenti regionali straordinari, 6 treni charter in arrivo dalla Polonia, servizi informativi e di assistenza nelle stazioni potenziati e centri operativi di Trenitalia e di Rfi, sia nazionali sia territoriali, attivi già dalla mattina di sabato 26 aprile. Così il gruppo Fs Italiane si prepara al forte afflusso di pellegrini.
Voli charter. Oltre a navi e treni, sono circa 60, secondo la Questura di Roma, i voli charter esclusivi per pellegrini attesi negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino.
Spese alle stelle. Era stata di cinque milioni la spesa preventivata per organizzare l’evento, ma il costo finale è stato di tutt’altro genere, tanto che il sindaco di Roma ha scritto al ministro Padoan per segnalare gli extracosti. "Ho parlato con il sottosegretario Del Rio e con il ministro Alfano. E la scorsa settimana ho scritto una lettera anche al ministro dell’Economia Padoan non perché Roma vuole chiedere altri soldi, ma mi sembra abbastanza evidente che la canonizzazione non è un evento che riguarda solo Roma e i romani. È un evento planetario che riguarda la nostra nazione e non deve ricadere come costi solo sulle tasse dei cittadini che abitano a Roma", ha spiegato Marino, che ha ricordato che le spese ulteriori che dovrà sostenere la Capitale ammontano a oltre 7 milioni di euro. D’altronde, ha sottolineato, solo per le forze dell’ordine "ci saranno 12mila ore di straordinario".
Ancora stanze libere negli alberghi. Nonostante Roma sia invasa di turisti italiani e stranieri, negli alberghi, soprattutto di fascia media e alta, per questo fine settimana ci sono ancora camere disponibili messe in vendita a prezzi ragionevoli, ovvero tra 100 e 200 euro. Ad assicurarlo è il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, che spiega: "Per questo particolare fine settimana, che prevede la canonizzazione dei due Pontefici, ci sono ancora, negli alberghi, diverse camere disponibili, basta dare un’occhiata su Internet, anche perché ci sono state numerose cancellazioni. Spesso infatti quando c’è un grande evento, il cliente tradizionale tende a non visitare quel luogo, quella città, per andarci in un momento più tranquillo. C’è quindi una sorta di sostituzione di clientela". Roma è comunque, dal primo aprile in un periodo considerato di "alta stagione" per il turismo, e dunque la clientela non manca. Non c’è, quindi, il tutto esaurito che si prevedeva e, soprattutto, alcune strutture non hanno alzato i prezzi oltre misura.
Francobolli speciali e ’Papa bit’. Due francobolli autoadesivi da 70 centesimi, uno dedicato a Papa Roncalli e l’altro a Papa Wojtyla: è l’iniziativa di Poste Italiane, che ha reso note le vignette dei due valori postali: sulla destra, rispettivamente Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II, nell’atto di benedire; sulla sinistra sono riportati i titoli delle encicliche da loro promulgate che danno forma, graficamente, a una croce. L’emissione per Papa Roncalli è "congiunta" con le Poste Vaticane: nella corposa emissione che le poste papali hanno realizzato per l’evento (che comprende vari francobolli e foglietti) c’è infatti anche un francobollo analogo a quello italiano. Anche Atac ha voluto dedicare all’evento biglietti speciali: si chiamano ’Special editino Papa bit’ quattro biglietti integrati per il trasporto pubblico, con quattro soggetti diversi legati alle figure di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
In bici per i due Papi. Si chiama "Sappada-Roma. Pedalando con i papi Santi" l’iniziativa promossa dall’assessorato allo sport e al sociale di Sappada, comune bellunese lungo i cui sentieri hanno camminato sia Papa Roncalli che Papa Wojtyla, alla quale parteciperanno anche gli ex campioni di ciclismo Francesco Moser e di sci di fondo Silvio Fauner. Partendo il 23 aprile da Sappada, 25 pellegrini-ciclisti arriveranno il 30 a Roma in bicicletta e incontreranno Papa Francesco. Del gruppo faranno parte ciclisti amatoriali di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna.

IL PERCORSO DELLA SANTITA’ - MIRACOLI
ANDREA GUALTIERI
Giovanni Paolo II, il Papa pellegrino
Il 19 dicembre 2009 Benedetto XVI, sulla base dei pareri raccolti nel processo, riconobbe le "virtù eroiche" e Wojtyla divenne quindi "venerabile", in attesa del via libera delle commissioni mediche e teologiche sulla guarigione di suor Marie Simon Pierre, che arrivò nel 2011. Il primo maggio, davanti a più di un milione di fedeli, Ratzinger proclamò beato Giovanni Paolo II e nell’omelia lo definì un "gigante" di Dio. Quella stessa sera, Floribeth Mora Díaz, una donna costaricana di 48 anni, sposata e madre di 4 figli, colpita da un aneurisma dell’arteria cerebrale e data per spacciata dai medici, davanti alla cerimonia di beatificazione trasmessa in mondovisione, invocò Wojtyla prima di assopirsi. La mattina dopo si rialzò dal letto: era guarita e le successive risonanze magnetiche non trovarono traccia dell’emorragia. Il 18 giugno 2013 la commissione dei teologi, dopo quella scientifica, ha riconosciuto la straordinarietà della vicenda. E la firma di Francesco del 5 luglio scorso e il concistoro del primo ottobre hanno accomunato Giovanni Paolo II a Giovanni XIII nel tripudio di santità del 27 aprile.

CERIMONIA IN STILE FRANCESCO
KATIA RICCARDI
SONO stati Pontefici. Poi Beati. Ora saranno Santi. Lo diventeranno di fronte a due miliardi di persone, in un mondo connesso e a reti quasi unificate. Il rito di Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII (1881-1963) e Giovanni Paolo II (1920-2005) sarà celebrato da Papa Francesco il 27 aprile 2014, alle 10 nella giornata della Divina Misericordia, in Piazza San Pietro.

In piazza sono attesi 800 mila pellegrini, 24 capi di Stato tra presidenti e sovrani, e contando anche primi ministri e governatori sono in tutto 35 le delegazioni a questo livello di rappresentanza: le altre sono guidate da ministri, ambasciatori o altre personalità. Sicuramente al più alto livello, quindi con la presenza del presidente della Repubblica, saranno le delegazioni di Italia e Polonia, Paesi dei due nuovi santi. Ci saranno anche i reali di Spagna. Nella delegazione italiana Giorgio Napolitano e Matteo Renzi con le consorti.
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La cerimonia sarà solenne ma sobria, nello stile di un Papa che ha conquistato il mondo con le sue scarpe di tutti i giorni. Francesco ha deciso di riutilizzare perfino gli arazzi della beatificazione. La Chiesa è pronta e ormai abituata alla semplicità destabilizzante di un Papa amato e ascoltato come Francesco. Il 27 con lui ci saranno i Cardinali e i Patriarchi. Indosseranno la mitria bianca damascata e alle 9 si troveranno nella Cappella di San Sebastiano in Basilica. Gli Arcivescovi e i Vescovi invece si troveranno alle 8.30 al Braccio di Costantino, vestiti con amitto, camice, cingolo e mitria bianca. L’invito è aperto, sono 130-150 i Cardinali concelebrabranti, 1000 vescovi e circa 6 mila sacerdoti, 600 sacerdoti aiutati da quasi 300 diaconi distribuiranno la Comunione ai fedeli tra piazza San Pietro e via della Conciliazione. Mai nessun santo ha avuto una copertura mediatica come quella riservata al Papa buono e al Papa polacco.
Qualcosa li unisce da sempre. Fu proprio Wojtyla che il 3 settembre 2000 beatificò Giovanni XXIII, Papa Roncalli, il Papa della bontà. L’Angelo Giuseppe Roncalli.
"(...) Colpì il mondo per l’affabilità del tratto, da cui traspariva la singolare bontà dell’animo. Di Papa Giovanni rimane nel ricordo di tutti l’immagine di un volto sorridente e di due braccia spalancate in un abbraccio al mondo intero. Quante persone sono restate conquistate dalla semplicità del suo animo, congiunta ad un’ampia esperienza di uomini e di cose!" disse Wojtyla durante la cerimonia di allora. Parlò di una "ventata di novità" che non riguardava solo la dottrina, ma piuttosto il modo di esporla. "Nuovo era lo stile nel parlare e nell’agire, nuova la carica di simpatia con cui egli avvicinava le persone comuni e i potenti della terra" e ancora, "negli ultimi momenti della sua esistenza terrena, egli affidò alla Chiesa il suo testamento: ’Ciò che più vale nella vita è Gesù Cristo benedetto, la sua Santa Chiesa, il suo Vangelo, la verità e la bontà’. Questo testamento vogliamo raccogliere oggi anche noi, mentre rendiamo gloria a Dio per avercelo donato come Pastore", disse 14 anni fa. Quando ancora non era santo, né beato.
Giovanni Paolo II, il Papa pellegrino
Papa Giovanni Paolo II divenne beato il primo maggio 2011. La cerimonia fu celebrata da Ratzinger con i Cardinali, e a loro si unì Monsignor Mieczyslaw Mokrzycki, che dal 1995 al 2005 fu il secondo segretario di Wojtyla. Per questo Ratzinger, Benedetto XVI, è così atteso il 27 aprile di quest’anno. Non è ancora stato rivelato se parteciperà o meno, è invitato ma la conferma della sua partecipazione non è arrivata, anche se era stato proprio lui tre anni fa ad avviare la processione per la beatificazione di Wojtyla dal Portone di Bronzo, in Vaticano, per il corridoio centrale di Piazza San Pietro. L’aveva curata nei minimi particolari. Per la messa Papa Benedetto XVI aveva scelto il calice che Giovanni Paolo II aveva usato negli ultimi anni del suo Pontificato. Anche la casula e la mitria che indossava erano state realizzate sotto il suo pontificato, le aveva usate Wojtyla stesso. Sull’arazzo della loggia centrale della Basilica di San Pietro, svelata al momento della Beatificazione, c’era una foto del Papa polacco e la reliquia che fu esposta alla venerazione dei fedeli era una piccola ampolla del suo sangue. Sarà usata anche adesso. Allora però fu portata all’altare da alcuni giovani della Diocesi di Roma e della diocesi della suora miracolata, da suor Tobiana, della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, che aveva servito in appartamento Giovanni Paolo II per tutto il pontificato, e da Suor Marie Simon Pierre, della Congregazione delle Petite Soeurs des Maternités, che era stata miracolata.
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Il 27 di questo mese, il giorno dell’evento, sulla facciata di San Pietro campeggeranno gli stessi arazzi delle beatificazioni. E il reliquiario di Wojtyla sarà lo stesso della beatificazione. Mentre per Roncalli ne sarà realizzato uno gemello. Ancora uniti, il Papa buono e il Papa polacco.
Sarà una messa. Solo che sarà unica. "Confortata dall’unanime preghiera, Beatissimo Padre, la Santa Chiesa torna a chiedere con maggior forza che Vostra Santità voglia iscrivere questi suoi eletti figli nell’Albo dei Santi" dirà il cardinale Angelo Amato, prefetto della congregazione delle cause dei santi. E proseguirà: "Beatissimo Padre, la Santa Madre Chiesa chiede con forza che Vostra Santità iscriva i Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II nell’Albo dei Santi e come tali siano invocati da tutti i cristiani". "Invochiamo dunque lo Spirito vivificante, perché illumini la nostra mente e Cristo Signore non permetta alla sua Chiesa di errare in un’opera così importante. Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato", sarà la risposta di Papa Francesco, a cui seguirà il canto "Veni creator Spiritus", lo stesso che ha aperto il Conclave. Infine una terza petizione.
Poi saranno collocate accanto all’altare le reliquie dei nuovi Santi insieme ai ceri. Il Diacono incenserà le reliquie. E leggerà il brano del Vangelo, uno su San Tommaso. La prima domenica di Pasqua, tempo di resurrezione, ma Tommaso era anche il discepolo che voleva guardare, e toccare per credere.
"La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: ’Pace a voi!’. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: ’Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi’. Detto questo, soffiò e disse loro: ’Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati’. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: ’Abbiamo visto il Signore!’. Ma egli disse loro: ’Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo’. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: ’Pace a voi!’. Poi disse a Tommaso: ’Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani, tendi la tua mano e mettila nel mio fianco e non essere incredulo, ma credente!’. Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto, beati quelli che non hanno visto e hanno creduto’".

AGOSTINO PARAVICINI BAGLIANI (REPUBBLICA.IT)
La canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II (27 aprile 2014) è un avvenimento straordinario che conferma il grande interesse per la santità dei papi in questi ultimi decenni. Quasi quindici anni fa, il 3 settembre 2000, anno del Giubileo, Angelo Roncalli fu beatificato insieme a Pio IX. Se si porta però lo sguardo sull’intera storia del papato, pochi pontefici sono stati canonizzati santi negli ultimi secoli. Mentre è vero che nell’Alto Medio Evo, prima che fosse istituito il processo canonico di canonizzazione, molti papi furono iscritti nei libri liturgici e quindi considerati santi. Anzi, il loro numero non fece che crescere nel corso di quei secoli (Roberto Rusconi, Santo Padre. La santità del papa da San Pietro a Giovanni Paolo II, Roma, Viella, 2010).
In un libro liturgico dell’VIII secolo figurano dodici vescovi di Roma succeduti a san Pietro. In un altro martirologio di origine romana, sempre di quel periodo, i papi santi sono ben 71. Più di due secoli dopo, nel calendario liturgico della basilica di San Giovanni in Laterano furono aggiunti 25 papi ’santi’, forse su ordine di Gregorio VII (1074-1085), il quale, in una lettera del 1081, avanzò persino l’idea che "dal tempo del beato Pietro apostolo si annoverano circa cento papi tra i più santi". Proprio negli ambienti di Gregorio VII si giunse ad affermare (Dictatus papae, articolo 23) che "Il pontefice romano, se ordinato dopo elezione canonica, è indubitabilmente santificato dai meriti del beato Pietro". Nasceva così l’abitudine di rivolgersi al papa con le parole "Sua Santità", come si usa fare ancora oggi.
Gregorio VII concludeva di fatto un lungo periodo storico, durante il quale la santità era affidata alla memoria liturgica. Perché già qualche decennio dopo, i papi iniziarono un nuovo percorso, in qualche modo rivoluzionario, verso il riconoscimento della santità. Urbano II (1088-1099) - il primo papa francese della storia , promotore della prima crociata - sostiene per la prima volta che la santità non può essere concessa senza garanzie circa i miracoli attribuiti al futuro santo. Nel 1120, Calisto II compie un altro passo importante, ordinando che non ci si può accontentare di riconoscere santa una persona sulla base dei miracoli raccontati nelle vite del santo. Il papa volle lui stesso interrogare i testimoni per verificare l’autenticità delle loro testimonianze.
Insomma, le vite dei santi e il fervore popolare non erano più sufficienti a legittimare il riconoscimento della santità. Per questo motivo Roma volle sottomettere le testimonianze sul candidato alla santità ad commissione di cui avrebbe sempre dovuto far parte un vescovo (André Vauchez, La santità nel Medioevo, Bologna, Il Mulino, 1989). La curia romana elaborò assai presto formulari per procedere all’interrogatorio dei testimoni, il cui numero crebbe sovente a dismisura. Nel corso del Duecento - il primo secolo dei processi di canonizzazione - furono aperti ben 49 processi. Il più importante si concluse con la canonizzazione di san Francesco (16 luglio 1230), meno di due anni dopo la sua morte, un caso praticamente unico nella storia della santità.
Soltanto per due papi - Celestino V (1294) e Urbano V (1362-1370) - fu iniziato nel Medioevo un processo di canonizzazione, ma soltanto quello di Celestino V fu portato a termine. Il papa del ’gran rifiuto’ fu quindi l’unico papa medievale riconosciuto santo al termine di un processo di canonizzazione. Iniziato (13 maggio 1306) dieci anni dopo la sua morte, su richiesta del re di Francia Filippo il Bello (per fare contrappeso al processo contro la memoria di Bonifacio VIII), il processo durò appena 7 anni (5 maggio 1313). Nella sua bolla di canonizzazione, Clemente V (1305-1314) volle soprattutto rendere visibile il fatto che il nuovo santo era stato canonizzato come monaco ed eremita piuttosto che come papa. Anche il domenicano Tolomeo da Lucca scrisse allora che Clemente V avrebbe ordinato che il nuovo santo fosse "chiamato san Pietro confessore, dal momento che si chiamava così prima del papato, vale a dire Pietro del Morrone".
Per proclamare il nuovo santo si dovette creare una cerimonia, che, arricchitasi di sempre nuovi elementi, rimase, nella sostanza, invariata fino ad oggi. Il cardinale che aveva diretto il processo doveva rivolgere tre volte la preghiera al papa di procedere alla canonizzazione del santo. Nel corso della messa il papa pronunciava un sermone per mettere in evidenza le qualità del santo. Al sermone seguiva l’offertorio di candele, pane, vino e uccelli. Si procedeva quindi al canto del Tedeum, attestato per la prima volta nel 1131.
Alla canonizzazione di San Francesco fu letto per la prima volta l’elenco dei suoi miracoli; a quella di Pietro del Morrone (1313) appare l’inno Veni Creator e a quella di Brigitta di Svezia (1391) viene rivolta la richiesta al papa di ordinare la stesura dei documenti di canonizzazione. La cerimonia, sempre più complessa, prevedeva che la processione con candele offerte dai fedeli, e in particolare l’offerta di una candela di una libbra di cera bianca, decorata di rose e di altri fiori vedi, bianchi e rossi (i colori dei vestiti del papa). Fu allora offerta per la prima volta una piccola gabbia di colore verde contenente due colombe bianche e due tortore, doni che hanno fatto parte fino ai nostri giorni del rituale di canonizzazione. Forse le colombe e le tortore simboleggiano le virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), mentre la candela accesa rinvia alla virtù della fede, il pane alla speranza e il vino alla carità.
Une delle tante novità cerimoniali nate in quei secoli è sorprendente. Dopo la predica, il papa ammoniva i fedeli di pregare affinché Dio non permetta che egli (il papa) possa errare. Il papa doveva inoltre affermare solennemente che, canonizzando il santo, "non intendeva fare nulla contro la Sacrosanta Romana Chiesa". Così scrive l’autore di uno dei più importanti cerimoniali del Quattrocento. Anche nel concistoro del 1313, dove fu deciso di canonizzare Pietro del Morrone-Celestino V, il papa chiese ai cardinali presenti di pregare "perché possa non errare".
Già nel Duecento, la possibile fallibilità del papa in questo campo era stato oggetto di un ampio dibattito fra i teologi, che Tommaso d’Aquino, con la sua geniale capacità di sintesi, aveva concluso affermando che "è pio credere che il giudizio della Chiesa possa non errare (nel canonizzare un santo)". Nel tardo Cinquecento (Concilio di Trento) questa preghiera fu però tolta dal cerimoniale. E la frase di Tommaso d’Aquino ("è pio credere") fu modificata dal grande liturgista Angelo Rocca (1545-1620) in "è necessario credere che il pontefice romano non possa errare quanto decide una canonizzazione". Eppure Tommaso d’Aquino aveva affermato che il processo di canonizzazione è opera umana, quindi di per sé non esente di possibili errori. Ed aveva aggiunto che soltanto Dio conosce i pensieri reconditi dell’uomo.

ANDREA GUALTIERI
Raccontano che le ultime parole di Karol Wojtyla morente siano state rivolte ai giovani: "Vi ho cercato, siete venuti da me e per questo vi ringrazio". E i ragazzi torneranno anche per la grande festa della canonizzazione dei due papi del 27 aprile, per chiudere quel cerchio rimasto in sospeso nel 2005 con l’ultimo respiro di Giovanni Paolo II. Nessuno si sbilancia nel prevedere quanti saranno, ma al vicariato di Roma le segnalazioni arrivano a gruppi di centinaia per volta - soprattutto dalla Francia e dalla Spagna - i polacchi non si contano più e gli italiani sono impossibili da calcolare. Diecimila sono solo i volontari che si spenderanno nell’accoglienza e duemila di loro vengono dagli oratori salesiani. Alla vigilia della cerimonia di canonizzazione di Wojtyla e Roncalli, torneranno a far sentire a Roma quel "chiasso" che il pontefice polacco salutò durante la Giornata mondiale della gioventù del 2000.
Il programma prevede infatti una lunga animazione notturna con canti e chitarre lungo le strade davanti alle chiese: ne resteranno aperte dodici nel percorso verso San Pietro per accompagnare il cammino dei pellegrini verso il Vaticano, che inizierà ben prima del sorgere del sole. "Si andrà avanti fin quando ci sarà gente: fuori si farà festa, dentro si pregherà, ci si confesserà e ci saranno meditazioni guidate in varie lingue", spiega don Maurizio Mirilli, direttore del servizio di pastorale giovanile del vicariato di Roma.
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Piazza Navona e la chiesa di Sant’Agnese, dove confluiranno i connazionali di Wojtyla, saranno uno snodo cruciale. Un altro sarà alle spalle di via del Corso, nella sede del centro giovanile Gp2, dove la gente potrà rifocillarsi e dove per tutta la notte saranno proiettati video su Giovanni Paolo II, il pontefice che ha ideato e promosso le giornate mondiali della gioventù e che ora, secondo quanto ha annunciato papa Francesco, ne diventerà patrono universale.
Giovanni Paolo II, il Papa pellegrino
Alla Gp2, in realtà, le attività legate alla canonizzazione sono iniziate da mesi e andranno avanti fino a giugno, tra presentazioni di libri, spettacoli e feste. Ed è lungo anche il programma delle attività che i giovani, nella terra d’origine di Giovanni XXIII, stanno dedicando all’altro papa santo del 27 aprile. Don Emanuele Poletti, direttore dell’ufficio oratori della diocesi di Bergamo, spiega che i ragazzi sono affascinati dalla figura di Roncalli, capace di indire a 78 anni un concilio rivoluzionario per la Chiesa: "Li colpiscono - spiega il sacerdote - il coraggio di rompere gli schemi, ma anche la storia di ciò che ha vissuto e lo stile che lo ha caratterizzato, con la sua costante vicinanza ai piccoli. Un atteggiamento che riconoscono in Giovanni Paolo II e ora in Francesco: per loro è come se ci fosse un filo rosso a legare i pontificati e la storia della Chiesa".
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E infatti, mossi dall’entusiasmo, quattromila cresimandi nei giorni scorsi hanno percorso a piedi le strade fino a Sotto il Monte, paese in cui nacque Roncalli, per arrivare nel viale che ora porta il nome dell’enciclica "Pacem in terris" e partecipare ad un incontro con il vescovo Francesco Beschi. E sempre a piedi, dal 17 al 24 agosto, altri giovani bergamaschi procederanno da Assisi fino al Vaticano, dove renderanno omaggio in San Pietro alla tomba del loro conterraneo salito alla gloria degli altari. Una veglia per Giovanni XXIII a Roma ci sarà anche alla vigilia della canonizzazione: inizierà alle 18 di sabato, nella basilica di San Giovanni in Laterano. Poi, nella notte, in contemporanea con ciò che faranno i loro coetanei per le strade della Capitale, ragazzi e adolescenti della diocesi di Bergamo si ritroveranno nelle loro parrocchie per una veglia che seguirà uno schema diffuso su internet e che partirà con il video del "discorso alla luna", quello con il quale Roncalli invitò a portare la "carezza del papa" ai bambini che nel frattempo sono diventati i loro genitori.

ORAZIO LA ROCCA - LE AFFINITA’ (REPUBBLICA.IT)
CITTA’ DEL VATICANO - Il primo Papa che andò spontaneamente incontro ad un gruppo di ebrei romani e che salvò, da nunzio apostolico in Bulgaria, centinaia di ebrei destinati ai campi di concentramento nazisti? Giovanni XXIII. Il papa che fece il primo viaggio in treno uscendo dai confini laziali per andare a Loreto e ad Assisi, dando di fatto il via ai viaggi apostolici dei pontefici moderni? Giovanni XXIII. Il primo papa che appena eletto visitò un ospedale e un carcere? Giovanni XXIII. Il primo papa che dette il via alle visite domenicali alle parrocchie romane e che nominò il primo cardinale africano? Ancora Giovanni XXIII. Piccoli e grandi gesti compiuti da Angelo Giuseppe Roncalli nel suo brevissimo pontificato (1958-1963) che, in gran parte, saranno rilanciati anche dalle scelte pastorali di Karol Wojtyla durante i suoi 27 anni al timone della Barca di Pietro. Come dire, affinità elettive tra i due papi prossimi santi, pur essendo stati eletti con 20 anni di differenza l’uno dall’altro (nel 1958 Roncalli, a 78 anni; nel 1978 Wojtyla, 58enne) e universalmente riconosciuti protagonisti del rinnovamento della Chiesa in epoche e contesti diversi. C’è, in sostanza, tra i due un filo di collegamento nei gesti e nelle scelte, ricco di aneddoti e di episodi pubblici e privati, di "fuori programma" e di iniziative pastorali che li avvicinarono alla gente comune più dei loro predecessori.
Giovanni XXIII, ad esempio, qualche giorno dopo l’elezione allarga con nuove nomine il Collegio cardinalizio che, nel marzo del 1960 integrerà con la nomina dei primi cardinali dell’Africa, delle Filippine e del Giappone, inaugurando quel disegno di universalità della Chiesa che sarà potenziato da Giovanni Paolo II. Nel 1962, ancora Roncalli, canonizzerà il primo santo di colore, Martin dè Porres, scelta che Wojtyla rilancerà proclamando santi e beati tutte di le nazionalità. Ma non solo. Appena eletto, Giovanni XXIII visita un amico ricoverato all’ospedale Santo Spirito, senza nessun preavviso. La stessa cosa fa Wojtyla il giorno dopo l’elezione papale andando a visitare al policlinico Gemelli un suo amico connazionale, monsignor Casimir Deskur, che in seguito nominerà cardinale. Altra visita ospedaliera di Roncalli, il primo Natale da papa, il 25 dicembre 1958, al Bambino Gesù per intrattenersi con i piccoli ricoverati; il giorno dopo, a sorpresa, va al carcere di Regina Coeli (mai un papa si era recato in un penitenziario), dove in un commovente incontro con i detenuti dice, tra l’altro, che "sono venuto da voi perché voi non potete venire da me... eccomi qui guardiamoci negli occhi, ho messo il mio cuore vicino ai vostri cuori...". Analoghe visite ai bambini ricoverati e ai carcerati sono state fatte anche da Wojtyla, storica quella fatta nel 1983 al suo attentatore Alì Agca nel carcere di Rebibbia. Sorprendente, inoltre, la grande attenzione paterna che entrambi nutrono per i bambini ed i giovani. "Quando stasera andate a casa date una carezza ai vostri bambini e dite loro che è la carezza del Papa", dirà in un intervento improvvisato Roncalli nel famoso discorso della Luna la sera dell’apertura del Concilio, colpendo immediatamente i cuori di chi lo ascoltava da piazza San Pietro e dalla tv. Una attenzione ai piccoli del tutto simile a quella di Giovanni Paolo II che fece del dialogo con i giovani e i bambini uno dei punti caratterizzanti del Pontificato, istituendo per di più le Giornate Mondiale della gioventù.
Entrambi i pontefici hanno avuto un filiale rapporto con San Francesco e Assisi. Giovanni XXIII (terziario francescano fin da quando aveva 14 anni) vi si reca in treno il 4 ottobre 1962 per affidare il Concilio nella mani del Poverello. Nello stesso viaggio visita anche Loreto per pregare nella Santa Casa. Viaggio del tutto simile a quello compiuto da Wojtyla 25 giorni dopo l’elezione, il 5 novembre 1978, "per affidare a San Francesco il suo pontificato - ricorda padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi - città che "visiterà altre 6 volte, un record; ma la visita entrata nella storia fu quella del 1986 per il primo raduno interreligioso, una pietra miliare del pontificato di Giovanni Paolo II".
Tra "fuori programma" e visite improvvisate, papa Roncalli esce dal Vaticano 152 volte (primo pontefice a farlo), dando il via alle visite domenicali alle parrocchie capitoline che lo avvicinarono in maniera totale al cuore e alle simpatie dei romani che, non a caso, lo battezzarono "Papa Buono". Stesso stile e stesse improvvisate, spesso anche segrete, da parte di Wojtyla: dopo pochi giorni l’elezione va a pregare in incognito al Santuario della Mentorella, sui monti Prenestini; in seguito andrà più volte in segreto a sciare sull’Adamello; visita quasi tutte le parrocchie romane fino a quando la salute glielo permetterà e fa 105 viaggi all’estero, toccando più volte tutti i continenti.
Dopo l’indizione del Concilio, tra le iniziative "politiche" di Giovanni XXIII di maggiore importanza l’istituzione del Segretariato per l’Unione dei cristiani, che in seguito sarà "promosso" Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, dicastero che Wojtyla potenzierà notevolmente, istituendone anche un altro per il Dialogo interreligioso, essendo fortemente sensibile - come papa Roncalli - al dialogo con esponenti di altre confessioni religiose e al problema dell’unità dei cristiani. Giovanni XXIII è, infatti, il primo papa a ricevere in Vaticano l’arcivescovo anglicano di Canterbury, la prima volta dopo oltre 400 anni dallo scisma anglicano. Inoltre ha frequenti incontri con altre confessioni cristiane e non cristiane, specialmente con il pastore David J. Du Plessis, ministro pentecostale delle Chiese evangeliche cristiane Assemblee di Dio. Altrettanto intensa e proficua l’attenzione verso gli ebrei: il Venerdì Santo del 1959 (le prime festività pasquali dopo l’elezione papale), abolisce l’offensiva espressione "perfidi ebrei" nella preghiera Pro Judaeis che fino all’anno precedente veniva recitata nelle chiese cattoliche. Ma durante una delle prime uscite dal Vaticano, fa fermare la macchina davanti alla grande Sinagoga per salutare e parlare con un gruppo di ebrei romani: è il primo incontro ravvicinato di un papa con esponenti della comunità ebraica; Giovanni XXIII è accolto con commozione e amicizia. E non è stato certamente un caso se fu poi il Concilio vaticano II, nella costituzione Nostra Aetate, a cancellare l’accusa di deicidi a tutto il popolo ebraico, un documento-pietra miliare della riapertura dei rapporti tra cattolicesimo ed ebraismo. Attenzione verso il mondo ebraico - quella di Roncalli - che Wojtyla eleverà all’ennesima potenza, grazie anche alla sua lunga esperienza fatta in Polonia negli anni giovanili quando frequentò assiduamente gli ebrei di Wadowice e di Cracovia, allacciando amicizie fraterne durate per tutta la vita.
Ma - in materia di rapporti col mondo ebraico - il capolavoro di Giovanni Paolo II è - dopo l’incontro ravvicinato di Giovanni XXIII - la visita alla Sinagoga di Roma, la prima di un pontefice da San Pietro, dove tra l’altro definì gli ebrei "nostri fratelli maggiori". Giovanni Paolo II incontrerà, inoltre, più volte anche il Dalai Lama, il premio Nobel per la pace leader dei buddisti del Tibet invaso dalla Cina, e sarà il primo pontefice a visitare una moschea, a Damasco (Siria), in uno dei suoi due viaggi in Terra Santa sulle orme di Paolo VI, il primo pontefice a visitare la Terra di Gesù nel 1964. Viaggio che culminerà con l’abbraccio col patriarca ortodosso Atenagora (il primo dal grande scisma d’Oriente). Abbracci con i leader dell’ortodossia, dell’anglicanesimo e degli evangelici che papa Wojtyla ripeterà nei viaggi internazionali e in Vaticano, favorendo l’avvicinamento tra le grandi confessioni cristiane. Storica l’apertura della Porta Santa a S. Giovanni in Laterano per l’Anno Santo del 2000, con Giovanni Paolo II affiancato dai leader delle altre confessioni cristiane non cattoliche.
Altro tema che unisce Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II è la pace. Roncalli ne parla nella mirabile enciclica Pacem in Terris del 1963, pubblicata poco prima di morire. Nel 1961 fu inoltre il suo appello alla pace universale a scongiurare lo scoppio di una terza guerra mondiale per la minacciata presenza dei missili sovietici a Cuba. Wojtyla fa altrettanto e più volte, intervenendo in difesa della pace nel tentativo (non sempre riuscito) di scongiurare nuovi conflitti, come l’invasione dell’Iraq di Saddam Hussein. Nel suo intervento all’Onu, inoltre, avvertirà che "con la guerra tutto è perduto, con la pace niente è perduto", invitando i potenti della terra "a svuotare gli arsenali di guerra", rilanciando i precedenti analoghi appelli lanciati al Palazzo di Vetro da Paolo VI.
Due neo santi - Roncalli e Wojtyla - uniti, dunque, da una lunga serie di aneddoti e scelte personali, da piccole e grandi intuizioni di governo della Chiesa, da sensibilità pastorali in totale sintonia pur avendo caratteri e formazioni culturali differenti, tanto da aver plasmato due pontificati in sostanziale continuità anche a tanti anni di distanza l’uno dall’altro. E, certamente anche per questo, papa Francesco ora li santifica insieme.