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 2014  aprile 26 Sabato calendario

GIORGIA: «LA CORSA MI AIUTA A VINCERE»

Il corpo, la mente. La voce. Giorgia cerca, da sempre, di mettere in sintonia le tre cose alla sua maniera, usando tutt’e tre insieme per mettere a fuoco la sua arte. Un’arte apparentemente piccola, quella delle canzoni, che invece è ricca e complessa, soprattutto se il corpo e, attraverso il corpo, la voce, è lo strumento attraverso il quale esprimerla. Un corpo, dunque, parte integrante del tutto, che va curato. «Ho sempre fatto sport da quando ero piccola. Prima il nuoto (m’hanno buttato in piscina a due anni!), poi la ginnastica artistica, poi il tennis. Mio padre sperava diventassi una grande tennista ma niente, quindi sono passata al karate, che mi ha aiutato con la timidezza. E poi correvo, correvo, anni di corsa: il mitico footing che poi s’è chiamato jogging». Tanto sport, tanta attività fisica, un modo per mettere in sintonia corpo e anima, per mantenere in attività i muscoli oltre alle corde vocali.
Fitness? Forse, piuttosto allenamento per la mente, nella logica di una ragazza che ha sempre sognato di correre, un po’ “born tu run” alla maniera di Springsteen, dietro ai sogni, dietro alla vita, dietro a una canzone.
«Ma da quando è nato mio figlio non ho quella forza e disciplina di un tempo», dice, «adesso corro dietro a lui e alla sera sono sfatta».
È CAMBIATO il rapporto con il corpo, dunque? Sì, come avviene a tutti, dopo anni di tentativi, di fatiche e allenamenti, di voglia di far restare il fisico giovane e in sintonia con l’età della mente, ci si mette l’anima in pace e si prende la vita come viene, senza mollare ovviamente, senza abbandonare l’idea di una “fitness” fisica che è necessaria, ma affrontando la materia con più tranquillità: «Sì, forse nel rapporto col mio corpo mi sono rilassata e attendo con pacatezza l’effetto del tempo e della gravità! Sicuramente con gli anni mi sono riappacificata con la femminilità, dopo tempi di angherie a causa della mia magrezza adesso le secche vanno di moda, quindi è probabile che per restare ribelle e in controtendenza inconsciamente ingrasserò e avrò finalmente quei fianchi tanto sperati. Bisogna accettarsi e amarsi anche contro i modelli decisi dall’inconscio collettivo, il corpo esprime ciò che sei bisogna lavorare dentro per avere risultati fuori...». E quindi mantenersi in forma, restare allenati, è un modo anche per concedersi spazio e tempo, e magari vedere anche le cose in una maniera inattesa: «Vado in bicicletta, uso la pista ciclabile che corre affianco al Tevere. Ho scoperto un altro mondo, meraviglioso, diverso, ho scoperto la bellezza di questo fiume che tutti pensiamo sia ridotto a una schifezza, e che invece è fichissimo. Correndo lì vedi la città in un altro modo, i palazzi e gli alberi, il cielo, ci sono punti in cui il fiume è bellissimo:
altro che allenamento».
Giorgia, come tutti sanno, ha un dono, quello di una voce straordinaria, malleabile, appassionata, sostenuta da una tecnica invidiabile e da una comunicativa naturale. Volendo scrivere una consumatissima ovvietà, cantare usando come testo l’elenco telefonico e commuovere chi ascolta. Era così quando, giovanissima, calcava i palcoscenici dei club romani. È così ancora oggi. Ma il tempo, inesorabilmente, passa e nessuno resta uguale a com’era. Anche Giorgia è cambiata, cresciuta, ha vissuto gioie e dolori, attraversato fasi e stagioni. Ed è diversa da com’era. C’è un cambiamento interiore, le scelte le fai in base a quello che pensi di essere o a quello che diventi con le esperienze che fai. Arriva il momento in cui ti concedi di progredire, di abbandonare la ragazzina che sei stata. «È vero, è quello che mi accade emotivamente e psicologicamente, lo trovo nelle canzoni, nei dischi e nelle scelte che faccio. Questa lunga adolescenza alla quale mi sono attaccata, è andata, finita. Certo, resta della nostalgia, mi guardo indietro, cosa che prima facevo di rado. Ma il fatto di sentirmi cambiata, cresciuta, è importante, perché nella musica restare attaccati al tempo ti ostacola nella tua trasformazione. Lo sento, sono in una fase nuova e mi dico di andare avanti, mi permetto di sentire il gusto di quello che ho fatto, anche di quello che non ho fatto, e di aprire gli occhi su quello che può accadere domani. Io i prossimi anni me li vorrei godere, classifica, singoli, chi se ne importa, non erano il centro della mia vita, non lo saranno di nuovo».
Giorgia, eterna insoddisfatta, prova insomma a mettere insieme follia e normalità, per creare delle magnifiche occasioni in cui definire se stessa, attraverso la musica, anche a costo di rimettere, sempre, tutto in discussione: «Mi sono chiesta per anni come devo cantare, al punto che non lo sapevo neanche più. Adesso è diventato un miscuglio, non pensato, immediato ma profondo, perché ho capito che se ci penso su troppo non canto come vorrei, che se ho una mente che funziona la devo abituare a seguire l’ispirazione.
Ecco, riuscire a fare questo ti fa sopravvivere anche in un momento così brutto in cui fare arte spesso sembra impossibile ». E non c’è album, singolo, registrazione in studio, che possa tenere il confronto con il palcoscenico: «Cantare in concerto, dal vivo, ti consente di avere un centro, canti e quello che c’era c’è. La vivo come una grande responsabilità, aspetto i concerti con trepidazione, mi vivo la preparazione con grande tensione. Per me conta la band e me stessa dentro al band, aspetto solo quello, mi rendo conto che è il centro di tutto. È il mio parco giochi, l’atto in sé, è il momento della libertà. E nessuno può dirmi niente, perché sono dentro, sono quello che sono nel bene e nel male. Sul palco mi rendo conto di come sto, sono preoccupata, generosa, libera, attenta, non ho nessun condizionamento. Non penso, sono. Non è stato sempre così, ho attraversato un periodo in cui cercavo un modo in cui cantare e soffrivo. Se ti liberi dal dovere c’è solo il piacere, a quel punto è fatta, puoi dare il meglio di te». Cercare se stessa, la propria voce, il proprio posto in una scena in cui arte, commercio, spettacolo, si mescolano sempre pericolosamente, non è sempre facile. Si è mai sentita incompresa? «Il fatto che non mi venisse riconosciuto il ruolo di autrice mi è sempre dispiaciuto. Presumo di sapere meglio di chiunque altro quale sia una melodia giusta per il mio modo di cantare, presumo di fare per me di meglio di quello che possono fare gli altri. Anche nei testi, pian piano ci ho preso gusto, ho cose da dire e voglio dirle a modo mio. Ora, però, non mi importa più nulla, se sono stata brava a scrivere canzoni lo diranno dopo che sarò morta, e a quel punto non farà alcuna differenza. Resta il fatto che mi piace scrivere canzoni, melodie, ma anche scrivere testi, magari profondi. È una sfida, un esercizio che mi piace fare, ci metto dentro me stessa».
Curare il corpo va bene. Ma vestirlo?: «Il look? Il fatto che ci sia una persona che lo fa per me ti da esattamente il metro di quanto non sia il mio interesse principale. Certo da donna mi piace anche giocarci un po’, mi piace l’idea di concedermi delle cose prima che sia tardi. Vestirsi è divertente, conta quanto sei a tuo agio, e se così è puoi fare tutto. Certo, l’abito deve essere in sintonia con quello che sei, deve far parte della tua armonia, la gente lo vede, lo sente». La gente, il pubblico, ma anche i critici, i giornalisti, i fan. Il consenso degli altri è necessario anche per chi ha un dono, una voce come la sua? «Per sapere che ero brava ho avuto bisogno del consenso, perché non ho mai avuto una solida fede in me stessa, mi sono sempre imbarazzata davanti ai complimenti, che al massimo mi sfioravano, mentre le critiche mi hanno sempre tagliato come una lama. Ma adesso mi sono stufata di dover aver paura, l’emozione va bene ma la paura non la voglio più: quando ho finito di fare le voci di questo disco, ero serena, so di voler cantare in studio come canto dal vivo. Io faccio questo, non ti piaccio? Non fa niente. È come se avessi iniziato adesso, ma con addosso molta più esperienza, e quindi me la godo di più, lo faccio con entusiasmo rinnovato. Come mio padre, canta sempre come se fosse la prima volta e questa cosa la invidio, la vedo in lui tuttora. È l’unica cosa da proteggere, e vedo che si può fare, c’è un entusiasmo che credevo quasi perduto. E invece c’è, è l’entusiasmo della vita. E non può finire mai».