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 2014  aprile 25 Venerdì calendario

RENZI TAGLIA GLI STIPENDI A P. CHIGI


Matteo Renzi l’aveva annunciato il giorno prima su Twitter, e ieri lo ha messo in pratica. Con un dpcm ha tagliato del 15% la parte variabile della retribuzione dei dirigenti di Palazzo Chigi. Si tratta di circa 250 alti funzionari, la maggior parte di ruolo, mentre un 10% sono esterni e chiamati per nomina politica.
A essi vanno retribuzioni che in diversi casi superavano 200 mila euro lordi all’anno, tra varie componenti, dallo stipendio tabellare, alla retribuzione di posizione, a quella variabile, fino al premio di risultato. E proprio la parte variabile è una delle componenti più pesanti. Per un dirigente di prima fascia con buona anzianità poteva superare gli 80 mila euro. In attesa della riforma complessiva della pubblica amministrazione (due giorni fa Renzi ne ha discusso in un blindatissimo vertice con il ministro Marianna Madia e i sottosegretari Graziano Delrio ed Angelo Rughetti), il premier si è intanto mosso sugli uffici che dipendono direttamente da lui con il taglio suddetto e anche con una nuova determinazione delle retribuzioni di risultato, stabilendo una forbice che va da 34.600 euro per i capi dipartimento fino a 26.900 euro dei dirigenti con funzioni di staff. Limitate eccezioni e deroghe potranno essere concesse solo per «incarichi di rilevante responsabilità» e per «attività connesse a situazioni d’emergenza».
Sempre a Palazzo Chigi, intanto, si è insediata l’ex capo dei vigili urbani ed ex direttore generale del comune di Firenze, Antonella Manzione, ora nuovo capo del Dipartimento per gli affari giuridici e amministrativi, A quanto pare Renzi e Delrio hanno trovato il modo di superare i rilievi avanzati dalla Corte dei Conti sulla sua nomina.
Un problema in meno per il premier, che però non sta navigando in mari tranquilli.
Con i sondaggi che danno i 5 Stelle in pericoloso avvicinamento al primo posto ancora in mano al Pd (sopra il 30%) e con Forza Italia che arranca ben sotto il 20%, la situazione politica si fa tesa. La campagna elettorale per le Europee è ormai in corso e ieri, con la sua partecipazione a Porta a Porta è tornato in campo Silvio Berlusconi, che ha messo proprio Renzi nel mirino, stracciando in parte anche gli accordi sulle riforme istituzionali. A cominciare dalla riforma del Senato, che nella forma attuale l’ex premier definisce «incostituzionale». Quanto a Renzi, ieri Berlusconi lo ha dipinto come «un simpatico tassatore», e allineandosi alle accuse dei grillini, ha detto che il bonus di 80 euro per i redditi più bassi è una mossa puramente elettorale, pagata da un aumento di tasse per tutti gli altri contribuenti. Una linea d’attacco messa a punto per l’ex cavaliere da Renato Brunetta, che da giorni spara sul decreto Irpef, segnalando che le coperture sono costituite da soli 3 miliardi di tagli, mentre per 3,7 miliardi vengono da nuove entrate, soprattutto la nuova stretta sulle banche (con il 14% in più di imposta sulle rivalutazioni delle quote di Bankitalia) e l’aumento dal 20 al 26% delle tasse sulle rendite finanziarie.
Il quadro delle preoccupazioni di Renzi ieri mattina sembrava, però, essersi fatto ancora più scuro, quando si era saputo della convocazione al Quirinale del ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan. Tanto più che il presidente Giorgio Napolitano non aveva ancora firmato il decreto Irpef. In realtà fonti del Quirinale e del Tesoro hanno poi chiarito che l’incontro è servito soprattutto a valutare gli effetti del provvedimento sull’economia reale (infatti poi il decreto è stato regolarmente firmato). Da quello che si è potuto capire l’attenzione di Napolitano è tutta sull’effettiva possibilità di stabilizzare la situazione economica e politica, in vista di una sua possibile uscita di scena, perché come ha ribadito più volte, considera il suo secondo mandato come eccezionale e a tempo. Da parte sua Padoan, prima via twitter e poi con una nota ufficiale del ministero, ha tenuto a sottolineare che «non spunta nessuna nuova tassa né ovviamente alcun prelievo sui conti correnti. C’è il semplice adeguamento» della tassazione sulle rendite finanziarie alla media Ue «previsto dall’annuncio del 12 marzo».

Antonio Satta, MilanoFinanza 25/4/2014