Paolo Festuccia, La Stampa 25/4/2014, 25 aprile 2014
LA GRILLINA CHE VUOLE DIVENTARE GOVERNATRICE DELL’ABRUZZO
«Statene certi, ne vedremo delle belle…». Promette un «altro tsunami» Sara Marcozzi. Biondissima e giovanissima passata alla corte di Grillo per sfidare alla guida della regione Abruzzo il governatore uscente, Chiodi, e due ex.
L’ex sindaco di Pescara, D’Alfonso, e l’ex consigliere regionale Maurizio Acerbo della lista «Un’altra Regione» (Tsipras). «Due contaminati» (D’Alfonso e Chiodi) sia per i grillini teatini che per lo stesso Acerbo «perché entrati e usciti dalle aule dei tribunali», e ancora nel «mirino delle procure». Del resto, «tra loro non c’è differenza – attacca Acerbo – sono due di destra: Chiodi è appoggiato dalle quattro liste di destra, D’Alfonso da quanti provengono da quello schieramento».
Si dirà, fuochi da campagna elettorale. Certo, ma che è tutta da giocare. Perché mai, come stavolta in Abruzzo, si corre sul filo. Nessuna certezza, nemmeno tra i big delle preferenze che vanno e vengono da uno schieramento all’altro. Anzi fuoriescono. Chiodi ne ha perduti due (gli ex assessori Stati e Di Paolo), e D’Alfonso ha imbarcato la «ciurma». Del resto, «se non fosse così – aggiunge Sara Marcozzi - non avrebbe preso un camion per girare l’Abruzzo… Tutti a bordo, ma proprio tutti…». Un due assi con tanto di gru, diventato pure fumetto, «Luciamion – commentano i pentastellati – Per riciclati e lottizzati». Ma lui il «Lucianone» di Lettomanoppello non batte ciglio. E del resto, se non lo ha fatto con i vertici del Pd, che fino all’ultimo hanno provato a frenargli la corsa, «pensando di far scegliere il candidato – precisa D’Alfonso – senza primarie ma da un sinedrio di intelligenti», figuriamoci se lo intimoriscono i concorrenti. E come potrebbe, dice un simpatizzante, «è l’ultimo vero dei gaspariani abruzzesi». Vecchio stile per intenderci anche in campagna elettorale: «Guardo negli occhi dei cittadini e li faccio sedere sui miei di occhi». I sondaggi? «Quasi non li vedo…». Già, perché l’ex sindaco di Pescara (finito anche ai domiciliari ma poi assolto in primo grado) ha consegnato uno ad uno gli oltre 200mila pieghevoli. «Ogni macchina che si ferma ha già scelto di scegliermi, e pensate che ho già fatto 13mila chilometri…». Dal Gran Sasso al mare passando per Cucullo e Pratola Peligna, in una Regione dove il pil negli ultimi cinque anni è precipitato di oltre otto punti e dove resistono ancora 175 società partecipate (l’80% circa è in passivo), 7 società per la gestione dell’acqua, 305 comuni (285 sotto i 5000 abitanti), e ben tre università in appena 50 chilometri quadrati. «Sono le ragioni della crisi abruzzese – spiega Maurizio Spina, segretario regionale Cisl di Abruzzo e Molise – in questi anni il concetto “fare sistema”, sciogliere Enti, e società è restato sulla carta». Compresi gli ospedali: ben 36 costruiti negli «anni d’oro»: quando la spesa pubblica cresceva e i trasferimenti statali gonfiavano gli enti e la lottizzazione fioriva. Oggi, c’è da «ripensare un modello sostenibile per l’Abruzzo», insiste il numero uno della Cisl, «perché fin quando c’è stato Remo Gaspari, con quel tipo d’Italia quel sistema funzionava, oggi non tiene più, e la classe politica è stata incapace di trovare una via amministrativa nuova…». Una via, che a Chieti ma pure a Pescara «ingrossa» le adunate del Movimento 5 Stelle. Ora vedremo quando «arriverà Grillo, forse il 20 o il 22…» sintetizza Sara Marcozzi. Certo, «noi non finiremo nelle inchieste di rimborsopoli: ci siamo impegnati a ridurre da 11 mila 5mila euro lordi l’indennità, e soprattutto nessun rimborso…».
Un atto d’accusa contro i «riciclati, i professionisti della politica» spiegano i 5 Stelle, in una regione che porta con sé non solo le stimmate profonde del terremoto aquilano, ma anche il peso delle tante inchieste giudiziarie degli ultimi anni. «Ecco, una cosa l’Abruzzo non si potrà permettere – assicurano le numerose forze sociali locali – di restare impigliato nelle aule dei tribunali». Per dirla come il direttore generale di Confindustria Pescara, Luigi Di Giosafatte, «è necessario passare da una politica di settori ad una politica di fattori». A cominciare da innovazione e internazionalizzazione dell’Abruzzo. Ovviamente, senza stop and go. Insomma, un altro caso Del Turco, proprio no, perché «il lavoro da fare – spiegano alla Cisl – è ampio e profondo». Un lavoro, assicura Gianni Chiodi che «io ho fatto e sto facendo. L’Abruzzo ha tagliato i costi della politica con la riduzione da 45 a 31 dei consiglieri, il debito pubblico, e risanato i conti della sanità che il centrosinistra ci aveva lasciato disastrata». Cifre, insomma, sui quali fa leva il governatore uscente, che tra i numeri ricorda anche quello della stanza d’albergo 214 per il quale è finito iscritto nel registro degli indagati nel capitolo rimborsopoli: una vicenda dolorosa, e che a Pescara e più in generale in Abruzzo dove si vota per la riconferma non è passata in silenzio. Anzi, «pesa – aggiunge Chiodi – e forse in questi mesi mi ha penalizzato». Acqua passata? Ma come si fa?, pare dire Maurizio Acerbo, «gli scandali di questi anni hanno arrecato troppi danni all’Abruzzo, anche per questo non mi sono alleato».
Paolo Festuccia, La Stampa 25/4/2014