Paolo Siepi, ItaliaOggi 25/4/2014, 25 aprile 2014
PERISCOPIO
Le epurazioni fatte da Grillo rendono il Movimento 5 stelle meno credibile del Grande Fratello. Matteo Renzi, Il Foglio.
Questa Carta, che i sacerdoti della Costituzione difendono contro i «barbari», è stata ignorata e negletta ogniqualvolta i partiti e i sindacati (i veri «poteri forti» della Repubblica) hanno preferito modificarla nei fatti per imporre le loro prassi e i loro accordi separati. Forse sarebbe già stato un progresso smettere di sostenere che la Costituzione italiana è «la più bella del mondo». Sergio Romano, Corsera.
Oggi il carisma si costruisce e si consuma in fretta: nel ’48 la disfatta elettorale di Nenni e Togliatti determinò mezzo secolo di potere democristiano, altro che la mia sconfitta del ’94; eppure nessuno pensò che non erano più i leader dei loro partiti. Achille Occhetto, il venerdì.
Se tutti se la sono più o meno cavata è sicuramente Fausto Bertinotti la migliore success story del comunismo italiano. Sindacalista di Novara, affascinante affabulatore nel talk show, il competitor preferito di Silvio Berlusconi, fece cadere il primo governo Prodi nel 1998, esclusivamente per vanità personale. Non pago, presidente della Camera, nel 2006 assistette, serafico, alla distruzione del secondo governo Prodi, operata dal senatore Franco Turigliatto, comunista trotzkista. Dopodiché visse una vecchiaia felice, orientata alla contemplazione del mondo moderno. Mai visto un comunista più contento di sé di Fausto Bertinotti. Enrico Deaglio, il venerdì.
L’errore di Berlusconi è l’agenda che impone al parlamento, dal giorno dopo la sua vittoria elettorale. Un’agenda le cui priorità sono la risoluzione di problemi legati alla sua persona, cioè alle sue vicende giudiziarie e ai suoi interessi imprenditoriali. Basta sfogliare il calendario delle Camere. Il primo provvedimento del governo, datato settembre 2001, è la riforma del falso in bilancio che depenalizza il reato, salva il Cavaliere dal processo All Iberian e che The Economist definisce «una legge di cui si vergognerebbero persino gli elettori di una Repubblica delle banane». Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori, 2006.
Non sono i sovrani più potenti ad avere le popolazioni più felici. Graham Green, Un americano tranquillo. Mondadori.
Il prestigio della borghesia tramonta; ora al sostantivo «borghese» tocca il ruolo di aggettivo dispregiativo. I borghesi, come dice Renard, sono gli altri. Nessuno si crede più borghese. Leo Longanesi, Ci salveranno le vecchie zie. Longanesi, 1953.
I tecnocrati sono quei tipi che, quando tu poni loro un problema, una volta che essi hanno finito di risponderti, tu non capisci più il problema che avevi posto. Coluche, Pensèes et anecdotes. Le Cherche Midi.
Gianni Brera ha lasciato la Gazzetta dello Sport ed è ritornato al Giorno. «Rinuncio a 40 milioni l’anno per non deludere i miei venticinque lettori e per non svalutare una battaglia che conduco da vent’anni», ha detto lasciando la Gazzetta dello Sport quando il napoletano Gino Palumbo ne è stato nominato direttore. Il Gioànn ricorda con un sorriso i motivi della vecchia «rivalità». E soprattutto non dimentica «quel giorno sul ring di Brescia» quando Palumbo «ha preso due cazzotti e si è coricato dopo la partita Brescia-Napoli. Mi ha dato una sberla mentre guardavo in campo, io gli ho dato l’uno-due sugli occhi, il sinistro sul destro, il destro sul sinistro, e intanto gli dicevo “Và terùn” e lui si è coricato. Poi abbiamo fatto la pace». Gigi Moncalvo, Milano no. Edizioni Elle, 1977.
Dalla finestra si vedono le Dolomiti che sono incorniciate, in basso, dalle cime degli abeti che circondano lo chalet. Il Brunello sposa bene sia gli spaghetti che le vongole. Si mangiano frutti di mare a 1.600 metri, in una giornata chiara di sole e di propositi, domande incerte e scarse risposte. Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore.
Buio gelido. L’inverno durava nell’aria. Il panorama diurno ridotto a un colore grigiotopo. Al prevosto dolevano i calli. Mangiava troppo, e bene. Sui vetri del suo studio c’erano vene di ghiaccio. Nell’aria stagnava l’odore di verza e di grasso. Andrea Vitali, La Figlia del Podestà. Garzanti, 2005.
Una volta si potevano fondere la banche per fare cannoni, ma quei tempi sono passati, provvisoriamente. Massimo Bucchi, il venerdì.
La prudenza è la madre di tutti i vizi. Francis Blanche, Pensèes, rèplique et anecdotes. Editions J’ai lu, 1966.
C’era, quella sera, Marlene Dietrich. Jean Gabin, anch’egli invitato, non era venuto per non incontrarsi con Marlene con la quale aveva avuto una lunga e torbida storia d’amore: «Jean mi picchiava», diceva Marlene, «come soltanto un francese sa picchiare una tedesca!». Curzio Malaparte. Battibecchi. Shakespeare and Company, 1993.
Giorno di primavera / così tranquillo e dolce / perché mai solo i fiori di ciliegio / hanno vita tanto breve? Tamonori Kino.
Ma anche mio padre e mia madre avevano un segreto, e anche quel segreto aveva a che fare col piacere. Di notte, quando loro credevano che dormissi, si abbandonavano ad atti e parole che io, dietro la sottile parete di cannicci che divideva le nostre stanze, tesaurizzavo con una curiosità mai sazia. Parole bisbigliate, smozzicati sospiri e qualche frase intera che ancora oggi mi farebbe vergognare se la pronunciassi. Era il piacere degli adulti, il piacere fra un uomo e una donna che per oltre quarant’anni sarebbe rimasto per me il più imperscrutabile dei segreti. Walter Siti, scrittore, vincitore del Premio Strega 2013. Corsera.
Sulla porta di entrata della balera i due carabinieri di servizio garantivano l’ordine e la serietà dell’ambiente. Erano giovanotti veneti o piemontesi, condannati dalla divisa a un contegno esemplare. Stavano sempre in piedi come se per loro non esistessero sedie, in posizioni di cariatidi, lisciandosi i baffi, quando li avevano e sopportando in silenzio il tormento di vedere tanta carne maneggiata da giovani della loro età. Qualche ragazza, stregata dai loro bei baffi e dai bottoni di nichel, combatteva talvolta con l’un d’essi un duello di sguardi, ma senza scopo, perché i carabinieri non potevano sposarsi prima dei trentacinque anni e solo con ragazze di condotta irreprensibile e appartenenti a famiglie senza macchia. Piero Chiara, Il balordo. Mondadori.
Sto invecchiando: mi interessano solo i pettegolezzi. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 25/4/2014