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 2014  aprile 25 Venerdì calendario

LA FEBBRE DELLE ACQUISIZIONI PUÒ CONTAGIARE ANCHE L’ITALIA


MILANO.
Dall’industria alle telecomunicazioni, dai farmaceutici al cemento, sui mercati mondiali si è abbattuta un ondata di fusioni e acquisizioni da 815 miliardi di euro. Un simile fervore non si vedeva da anni, nel primo trimestre l’attività di M&A è cresciuta del 57% rispetto al 2013. Inoltre dopo sei anni di deboli performance, a dispetto di un cambio forte, l’Europa torna a essere una delle mete di shopping più ambite. Per una volta l’Italia non resta a guardare, da inizio anno sono già state firmate 15 miliardi di operazioni straordinarie e in alcuni settori come la moda e l’alimentare, il Belpaese tratta addirittura a premio. Anche se Piazza Affari per dimensioni rappresenta meno dello 0,5% del valore dei mercati finanziari mondiali, in determinati settori resta un’eccellenza. «Osserviamo un crescente interesse da parte degli investitori esteri - spiega Andrea Mayr, responsabile dell’Investment Banking di Banca Imi - da inizio anno il 36% delle operazioni di consolidamento è stata effettuata da un gruppo straniero, quando nel 2012 solo un’operazione su quattro era finanziata da capitali esteri». Tra queste c’è l’acquisto di una quota di Versace da parte di Blackstone, e del 12% di Pirelli da parte dei russi di Rosneft, tanto per citare alcuni esempi di cui si è occupata Banca Imi. «Ma insieme a un interesse degli stranieri per l’Italia - precisa Mayr che quest’anno ha già realizzato deal per 2,83 miliardi - anche gli imprenditori italiani tornano ad avere più fiducia sia nel nostro Paese, sia verso il futuro e cercano di dare alla loro aziende un profilo più internazionale, valutano l’opportunità d’ingresso su mercati esteri». E così Campari che per l’ultima grande acquisizione si era spinta sul bourbon Usa di Wild Turkey, rileva l’Amaro Averna mentre Italcementi consolida la sua presenza d’oltralpe lanciando un’Opa sulla controllata Ciments Français e ha sfruttando l’occasione per dare al gruppo una governance più internazionale promuovendo la conversione delle azioni risparmio in ordinarie. E se chi ben inizia è a metà dell’opera, le premesse sono positive anche per i prossimi 18 mesi. «Vedo diversi progetti ben avviati che mi fanno essere positivo sia per il resto dell’anno che per l’inizio del 2015 – conclude Mayr –. Se le condizioni dei mercati finanziari si mantengo positive, vedo fermento nel comparto dei private equity, nel settore delle infrastrutture e delle torri per telecomunicazioni, nella meccanica, nelle privatizzazioni e in tutte quelle situazioni dove si sono sciolti i patti di sindacato, alimentando così la voglia di cambiamento ». Non a caso, il programma di privatizzazioni statali non poteva arrivare in un contesto di mercato migliore: i tassi sono bassi, la liquidità abbonda e l’appetito per gli investimi azionari sale. «Le privatizzazioni arrivano in un momento in cui gli investitori istituzionali esteri, ma non solo, guardano all’Italia con ritrovato interesse - osserva Francesco Gianni, dello studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli e Partners, che si occuperà degli aspetti legali dell’Ipo di Fincantieri e Poste - I tempi sono rapidi, stiamo parlando di operazioni che dovrebbero concludersi entro fine anno. Si tratta di un’apertura importante che conferma una visione lungimirante e di lungo termine dello Stato, ma anche di aziende come Fincantieri e Poste, che già operano in settori concorrenziale o che vengono da un lungo percorso di diversificazione e perfezionamento del modello di business». Per continuare ad attrarre l’interesse degli investitori esteri, ma non solo, Gianni auspica «da italiano e da avvocato, una semplificazione del sistema e una stabilità normativa, che garantisca a chi investe oggi su determinati presupposti, che le regole non cambino domani». Mentre tra i settori in via di consolidamento lo studio si aspetta nuovi deal «dai private equity, dal comparto immobiliare, e da quello finanziario che in futuro dovrà segnali di consolidamento perché le banche devono razionalizzare le loro strutture». Le banche d’affari estere più attive in Italia ovvero Bank of America Merrill Lynch (3,73 miliardi da inizio anno) e Deutsche Bank (3,72 miliardi) si aspettano invece nuove operazioni straordinarie nel comparto energetico. Per le merchant bank la sfida che l’Italia deve vincere è quella delle operazioni di grande calibro, come quelle che si verificano all’estero (ad esempio nel settore farmaceutico), e che a Piazza Affari stentano ad andare in porto. E in proposito il primo banco di prova sarà la cessione della quota di maggioranza di Indesit Company, per cui è stata appena aperta la due diligence e sono in lizza cinque colossi del calibro di Arcelik, Bosch-Siemens, Haier, Lg e Whirlpool.

Sara Bennewitz, la Repubblica 25/4/2014