Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 25 Venerdì calendario

VALVERDE, SANGUE DA CAMPIONE “PIÙ FORTE DOPO LA SQUALIFICA”


Embatido, imbattuto-imbattibile, prima. Uno dei saggi del gruppo di un tempo andato, tale Lance Armstrong, dopo averlo portato in carrozza fino a Courchevel, al Tour del 2005, così disse di lui: «Dopo l’era Indurain verrà l’era Valverde». Venne, l’era Valverde, o Valv-Piti: c’è stato un tempo in cui Alejandro Valverde Belmonte vinceva (e perdeva) tanto. C’era sempre, dovunque, in ogni ordine d’arrivo, mille volte sul podio ai Mondiali, tappe sparse, una Vuelta, nelle classiche era spesso l’uomo da battere. Valv-Piti: la mano del ginecologo Eufemiano Fuentes scrisse così su una sacca di sangue presa e messa a congelare. Si faceva così, quando Valverde vinceva.
Ora che Valverde vince ancora, come mercoledì sul Muro di Huy alla Freccia Vallone, già sua nel 2006, scegliendo l’attimo esatto, l’unico esatto su quella mitica rampa di garage, ora Valverde, non più Valv-Piti, ora anzi «frìo y calculador», dice «Sono più forte di prima». Di quando era Embatido, imbattuto-imbattibile e tutti gli correvano contro. Ha persino ritoccato il record di scalata di Huy, mai stato così forte l’allievo di Echavarri e Unzué, gli stessi demiurghi di Miguelon Indurain. Nemmeno in quel franoso “prima”, quando l’Operacion Puerto lo beccò con le mani nella marmellata, lui e altri. Altri pagarono, lui no. Non subito, ma a rate. Altri saltarono. Lui tornò. Tanti sono tornati. Pochi più forti di quando erano dopati. Lui, Valverde, sì.
Fu squalificato, certo. Nel 2008, al termine di una tappa del Tour sulla cima cuneese di Prato Nevoso, gli venne prelevato del sangue: un controllo antidoping, regolare. Il Coni conservò quel sangue e lo confrontò con quello contenuto nelle sacche di Fuentes, quello battezzato dal Mabuse delle Canarie “Valv-Piti”. Coincidevano. Fu una battaglia. La federciclismo spagnola lo salvò e fece di tutto per difenderlo, il pm del Coni Ettore Torri portò avanti la lotta. Squalificato sì, ma solo sul suolo italiano. Paradossale: il Tour 2009 – l’avrebbe vinto bendato, forse – dovette saltarlo per via di uno sconfinamento valdostano della corsa gialla, 60 beffardi km italiani.
Il caso arrivò al Tas, la Cassazione dello sport, la squalifica allargata, il 2011 Valverde lo vide in tv, perse i risultati del 2010. Due anni, come quelli (virtualmente) scontati da Contador – ah, la bistecca di Rogers, anch’essa al clenbuterolo, è valsa all’australiano, storia di ieri, solo un buffetto –. Poi, come accade nel ciclismo – come è giusto che accada, naturalmente – Valverde è tornato. Più forte di quando l’Imbattuto-imbattibile sguazzavanegli ordini d’arrivo col sangue scongelato di fresco. Adesso, con otto successi, è il più vincente del 2014. Domenica correrà l’amata Liegi-Bastogne-Liegi da favorito. “Prima” l’havinta due volte.

Cosimo Cito, la Repubblica 25/4/2014