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 2014  aprile 25 Venerdì calendario

COSTOSI E SPORCHI, ADDIO AI CONTANTI (CON LENTEZZA)


Milano.
Dai tempi in cui Betty Curtis cantava in Soldi soldi soldi che le monete fanno «din-din-din nelle tasche», di acqua sotto i ponti ne è passata. Così tanta che anche il caro e vecchio «frusciante» è ogni giorno più vicino alla pensione. Difficile stabilire una data precisa, ma secondo diversi esperti potrebbero passare non più di venti-venticinque anni. A dirlo sono i numeri: secondo uno studio della Tufts University di Boston, la quantità di contante usato tra il 2008 e il 2012 è aumentata solo dell’1,75 per cento (in circolazione nel mondo c’è denaro per 11.600 miliardi di dollari) mentre i metodi di pagamento telematici sono cresciuti del 14 per cento, per un totale di 6.400 miliardi di dollari.
Un dato che rende felici compagnie come PayPal, ovvero le piattaforme che guadagnano gestendo in sicurezza i pagamenti online. «La vera sfida per queste società è riuscire a imporre i propri standard di pagamento su scala globale» spiega al Venerdì Benjamin D. Mazzotta, professore alla Fletcher School della Tuft University. Dietro la moneta online è così partita una vera corsa all’oro. «Usare moneta digitale significa infatti anche servirsi di una piattaforma comune per inviare e ricevere denaro, e sono molte le compagnie che vorrebbero diventare la prossima PayPal». Che il denaro stia sparendo lo conferma anche la Banca centrale europea secondo la quale oggi rispetto al 2011 circolano circa 15,6 milioni di banconote da 500 euro in meno. Il motivo è presto detto: il denaro contante costa troppo. Quanto? Più o meno 637 dollari l’anno per ogni essere umano del Pianeta, secondo gli studiosi della Tuft. Senza considerare i costi indiretti che il «cash» comporta. Tanto per cominciare, la perdita di tempo. Ogni essere umano spende in media cinque ore e mezza l’anno per ritirare soldi a un bancomat. E c’è pure un problema di igiene. Secondo alcuni ricercatori del Wright Patterson Medical Center di Dayton in Ohio, l’87 per cento delle banconote circolanti al mondo è veicolo di batteri. Un’altra ragione che potrebbe portare alla fine dei contanti è poi proprio la loro fisicità. Le banconote e le monete possono essere rubate (il 40 per cento delle rapine che si registrano in Europa avvengono in Italia proprio perché usiamo molto contante) o smarrite, un problema non da poco se considerato su scala mondiale. Secondo i ricercatori della Tufts, solo negli Stati Uniti tra furti e smarrimenti, ogni anno vanno in fumo cinquecento miliardi di dollari. Ma, anche se il processo è già ampiamente iniziato, per dire addio in Europa a oltre 13 miliardi 600 milioni di banconote e a 91 miliardi 800 milioni di monete ci vorrà tempo. In Italia, soprattutto, andiamo al rallentatore. Il motivo è l’evasione fiscale. Secondo la Bce, nel nostro Paese l’82,66 per cento delle transazioni avviene ancora attraverso questo metodo di pagamento, un valore ben al di sopra della media europea, il 69,12, e ben lontano dal primato della Svezia che affida al vecchio metodo solo il 26,64 per cento delle operazioni.

Gianluca Baldini, il Venerdì di Repubblica 25/4/2014