Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport 25/4/2014, 25 aprile 2014
RIECCO FRAGOMENI
In fondo, Hopkins ha addirittura quattro anni in più ed è il signore incontrastato dei mediomassimi mondiali. Giacobbe Fragomeni sorride, e frena: «Calma, calma, stiamo parlando di un fenomeno. Anche se io so ancora difendermi...».
Test europeo E’ questa capacità di sdrammatizzare, unita alla ricerca continua, con molta autocritica, dei propri limiti, che rende il pugile della Stadera un personaggio eccezionale. A quasi 45 anni (li compirà ad agosto), Giaco non ha certo perso la convinzione di meritare ancora le opportunità che si riservano ai campionissimi e così, dopo la fermata sfortunata contro Wlodarczyk a dicembre per il Mondiale Wbc dei massimi leggeri, torna domani sera sulle sei riprese contro il lettone Lopajevs, avversario da 7 vittorie e 8 sconfitte. Lo farà a Mazzo di Rho, nella riunione organizzata dalla Opi 2000 e incentrata sull’Europeo dei mosca tra Sarritzu e il bielorusso Yanchi, test di collaudo in vista della sfida continentale (in estate) contro il russo Drodz, l’ultima eccitante recita: «Avevo chiesto ai Cherchi, i miei manager, di regalarmi un’uscita di scena degna della mia carriera, e mi hanno accontentato. L’Europeo contro un avversario così quotato (38 vittorie e una sola sconfitta, ndr ) rappresenta uno stimolo straordinario, non mi piaceva chiudere con una sconfitta bislacca come quella che ho subito dal polacco a Chicago».
Ragazzo di campagna Fragomeni ha debuttato da professionista a trent’anni suonati e quindi non ha mai considerato l’età come una condanna: «Ovviamente, non penso di essere eterno, so che arriva il momento di dire basta con la convinzione di aver dato tutto. Non si può spingere il proprio corpo oltre le risorse di cui si dispone, per questo il match contro il russo, quando arriverà, sarà l’ultimo. Fisicamente, comunque, sto benissimo, mi sento vent’anni. E di testa sono ancora più giovane, non ne ho più di quindici». Il solito, inimitabile Giaco, che ha trovato serenità ed equilibrio lontano da Milano, la sua città, abisso e poi luogo di resurrezione, rifugiandosi sui colli parmensi (abita a a Lesignano Bagni e va in palestra in città dal maestro Maurizio Zennoni): «Io amo il mio sport, sono convinto di potermi ancora togliere una grande soddisfazione e l’affetto che ho trovato nel nuovo ambiente mi dà una spinta eccezionale, mi mantiene giovane, soprattutto dentro. Mi alleno a mille metri d’altezza correndo nei boschi e spaccando legna, esco per una birra con gli amici, faccio bisboccia quando non mi devo allenare e mi godo la tranquillità quando mia figlia Letizia viene a trovarmi. Milano, nel bene e nel male, mi ha reso quello che sono, vi ho conservato le amicizie più vere, ma adesso sono un ragazzo di campagna e quando smetterò con il pugilato resterò a vivere in paese». Ma esiste comunque un modo semplice per onorare le radici: «Visto che stavolta combatto a pochi chilometri da dove sono nato, prometto un grande spettacolo. Mi sono preparato bene, sono al top, chi sarà al palazzetto ne uscirà dopo essersi divertito». Con Giacobbe, la parola ha sempre un valore.