Mattia Feltri, La Stampa 25/4/2014, 25 aprile 2014
FEDE, AFFARI E SACCHI A PELO. ROMA SVELA IL SUO LATO SUK
Il miracolo - laicamente parlando - è la fulminea conquista della città: scomparsi i romani, fuggiti verso litorali e case di campagna, e rimpiazzati in qualche ora da una babilonia moderna che intasa le strade in incolonnamenti di trolley. Viandanti paonazzi e intrisi di sudore si chiedono indicazioni stradali in coreano e in tedesco, parrebbe. Il lungo week end dei quattro papi, due da santificare (GXXIII e GPII), uno officiante (FI) e l’ultimo in qualità di ospite (BXVI), sarà travolto da ottocentomila pellegrini. Le stime di inverificabile tenuta scientifica oltrepassano i confini del disfattismo: potrebbero essere un milione! Vuol dire tutta Torino, o persino più, trasferita in un amen nella capitale. Dai centri di controllo si diffondono cifre apocalittiche: quattromila pullman da tutta Europa, duemila e cinquecento volontari della protezione civile - fra medici, infermieri e autisti -, settantasette ambulanze, quattro milioni di bottigliette d’acqua, sedici tende di pronto soccorso con defibrillatore, novanta delegazioni straniere, ventiquattro capi di Stato. La sterilità dei numeri diventa feconda nel placido tumulto del centro, che da ieri ha cominciato a intasarsi di comitive: signore coi fazzoletti distintivi al collo, giovani in sandali che ingannano il tempo suonando i bonghi, famiglie che addentano mele e panini sulle scalinate delle chiese, ragazze che sfrecciano in casco giallo sulle bighe elettriche.
Difficile capire quanti siano qui per la santificazione di papa Roncalli e papa Wojtyla, prevista per domenica mattina quando saranno esibite le reliquie - il sangue del primo, un pezzo di pelle del secondo - e che sarà preceduta da veglie di preghiera, cerimonie, liturgie, balli e canti. Però sono tanti e ancora lontani dal totale che si raggiungerà nei prossimi giorni: i fedeli si distinguono per gli zainetti commemorativi di giornate della gioventù e visite papali, per gli stemmi del Vaticano, le bandiere delle nazioni di provenienza. Un miscuglio formidabile che troverà applicazione in cerimonie in ogni chiesa di Roma - nella notte fra sabato e domenica - tenute in francese e in inglese, e poi in polacco, in spagnolo, in portoghese, in arabo.
Per l’occasione la città ha esibiti i suoi vizi e le sue virtù, la pazienza divertita di chi è rimasto, e poi la trasfigurazione in suk di ogni strada, dove si vendono occhiali, borse, bevande, ninnoli, la produzione planetario della chincaglieria: tutto senza autorizzazione. Un delirante meticciato culturale per cui le bancarelle dei Fori Imperiali vendono statuette in plastica dalla testa ciondolante di Balotelli e Bergoglio, calendari di Totti e Wojtyla, calamite da frigo del papa buono e dei gladiatori. Vicino al Colosseo due maxischermi (su un totale di diciannove) trasmettono discorsi del pontefice attuale a proposito dei predecessori, e poi informazioni ai pellegrini, ultime notizie, spot dell’Eni con passo di danza di Roberto Bolle. C’è niente da fare: in giorni così, funziona così. Le varie associazioni dei consumatori hanno calcolato nel 221 per cento (come punta massima) l’aumento dei prezzi per stanze d’albergo e b&b. Impossibile trovare un letto a meno di cento euro, se si vuole dormire entro le Mura aureliane. Ne hanno chiesti fino a novecento. Quando fu beatificato GPII, qualcuno riuscì a dormire sotto il colonnato di San Pietro, già da ieri ospitante qualche decina dei 980 bagni chimici distribuiti in città. Per ora la piazza è luogo di bivacchi occasionali, boy scout che dormono sotto il sole, padri che giocano a calcio coi figli, gruppi di suore, sacchetti di plastica e carte unte che volteggiano. Una frugalità fin troppo distratta e annunciata dall’andirivieni di via della Conciliazione, uno spicchio di medioevo dove convivono venditori di pizze a tre euro, pellegrini di varie infermità, preti lindi e vellutati, accattoni, militari, e dove le vetrine espongono tazze, rosari, ceri, ritratti, penne, e poi abat-jour a forma di pianeta retto dalla divina mano a 105 euro, crocefissi da 2750 euro; c’è chi vende una statua in gesso a grandezza naturale di Wojtyla a ottomila euro, e chi una delle 1500 miniature di una «limited edition» della Pietà di Michelangelo: prezzo, dodicimila. Una mirabilia di sacro e profano che verrà a costare - dicono al Campidoglio - più o meno un dieci milioni. Il Vaticano ne ha messi cinquecentomila, dicono. Il resto a carico dei romani, al netto di quanto incasseranno i commercianti e il fisco: più i primi dei secondi, e il cerchio si chiude miracolosamente.