Sergio Romano, Corriere della Sera 25/4/2014, 25 aprile 2014
STORIE DI GUERRA E DI PACE TRA LA PICCOLA FINLANDIA E L’URSS
Leggendo una sua risposta sulla Finlandia e i suoi ammirevoli abitanti, sulle mire russe verso la Finlandia e le relative guerre, mi sono venuti in mente il generale Mannerheim, credo tuttora una gloria nazionale, e lo stupore dei soldati russi (che, pur combattevano su terreno e con clima simile al loro) quando, nel Secondo conflitto mondiale, vedevano sorgere dal nulla gli eroici soldati-sciatori finlandesi perfettamente mimetizzati nella neve con le loro divise bianche.
Oltre all’ammirazione per il generale mi ha sempre incuriosito quel suo cognome, che pare perfetto per chi vive a Francoforte o a Stoccarda, ma strano lassù.
Gabriele Barabino
In una sua risposta lei accenna alle relazioni tra Finlandia e Unione Sovietica e della simpatia che molti provarono per il modo in cui la prima seppe tenere testa alla superpotenza. Come ha potuto il Paese europeo che condivideva la più lunga frontiera con i sovietici, restare democratico e con un’economia di mercato durante gli anni della Guerra fredda?
Matteo Dalla Mura
matdmit@yahoo.it
Cari Lettori,
C arl Gustaf Emil barone di Mannerheim nacque nel 1867 in una famiglia di origine svedese. Non è sorprendente. La Finlandia appartenne per molto tempo alla Svezia ed è ancora oggi abitata da una comunità svedese che rappresenta il 6% della popolazione. Più sorprendente, invece, è il fatto che questa icona del patriottismo finlandese, eroe di tutte le guerre combattute dal Paese per la sua indipendenza e presidente della Repubblica dal 1944 al 1946, fosse stato sino al 1917 un brillante ufficiale della Russia zarista e avesse partecipato alla guerra russo-giapponese del 1904. Nel suo libro sulla Storia della Finlandia contemporanea , pubblicato dall’editore FrancoAngeli, Massimo Longo Adorno ricorda che Mannerheim terminò la sua carriera russa con il grado di generale di corpo d’armata della cavalleria imperiale.
Dopo la rivoluzione divenne un «generale bianco» e combatté, come altri generali zaristi, contro i «rossi»; ma in Finlandia, dove l’avvento dei comunisti al potere in Russia aveva provocato una guerra civile. Quando lo Stato finlandese nacque formalmente, due anni dopo, Mannerheim ne divenne il «reggente», una carica che lasciava intravedere la prospettiva di una monarchia costituzionale. Ma il principe Carlo Federico d’Assia rifiutò la corona e la Finlandia divenne Repubblica. Il generale vincitore sembrava destinato a essere il suo primo presidente, ma il Parlamento finlandese gli preferì un giurista liberale e Mannerheim, come Charles De Gaulle alla fine della Seconda guerra mondiale, lasciò la vita pubblica.
Tornò in campo nel 1931 come presidente del Consiglio di Difesa e più tardi, nel 1939, come comandante delle truppe finlandesi nelle due guerre che la Finlandia combatté contro l’Unione Sovietica: quella d’inverno, dal 1939 al 1940, e quella di continuazione, come fu definita, dal 1941 al 1944. Nella prima il Paese combatté da solo; nella seconda poté contare su un potente alleato, la Germania nazista, ma politicamente ingombrante e inquinante. Mannerheim non sdegnò l’aiuto tedesco, ma ebbe il merito di far capire al mondo che la Finlandia stava combattendo la «sua» guerra e avrebbe dato prova di grande autonomia nella condotta delle operazioni.
Alla sua domanda, caro Dalla Mura, rispondo anzitutto suggerendo la lettura del libro di Massimo Longo Adorno dove lei troverà la storia di un popolo che costruisce e difende le proprie istituzioni con una forte partecipazione popolare. Aggiungo che i russi sapevano di quale pasta fossero fatti i loro nemici, e dimostrarono alla fine della guerra molto realismo politico. Ripresero i territori conquistati nel 1940 e cercarono d’imporre alla Finlandia un trattato di reciproca assistenza che ne avrebbe fatto un satellite dell’Urss; ma finirono per accontentarsi della sua neutralità. L’avrebbero preferita comunista, ma capirono abbastanza rapidamente che un Paese economicamente liberale, alle porte di casa, sarebbe stato un utile intermediario nei rapporti con il mondo capitalista. Per parecchi decenni, sino alla fine della Guerra fredda, la Finlandia ha avuto un ruolo molto simile a quello di Hong Kong nelle relazioni fra l’Occidente e la Cina.