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 2014  aprile 25 Venerdì calendario

LA LUCCHINI SI SPEGNE TRA LE LACRIME DEGLI OPERAI «ACCORDO PER IL FUTURO»


PIOMBINO — Nessuno di quei quaranta operai avrebbe mai immaginato di commuoversi davanti all’ultima colata dell’altoforno. E invece è accaduto, alle 10,56 di ieri, per l’esattezza. I ragazzi della squadra spegnimento hanno caricato a coke, senza minerali di ferro, Afo4, nome in codice dell’impianto, e una fumata bianca ha sostituito quella nera della ciminiera. «Adesso si è addormentato. È un’eutanasia, forse. Non sappiamo se si risveglierà», ha spiegato con un sospiro Giacomo Ghizzani, 33 anni, dodici in fabbrica e 900 euro di stipendio al mese.
L’altoforno ha iniziato a produrre sempre meno ghisa. Un processo lento ma inesorabile che durerà dai 15 ai 30 giorni. Poi l’agonia di Afo4 sarà irreversibile.
Ieri, dopo 150 anni di storia a volte difficile spesso leggendaria, si è fermato il cuore del secondo polo siderurgico d’Italia e la città dell’acciaio, Piombino, ha guardato in faccia lo spettro della crisi. A rischio ci sono più di 4 mila lavoratori, tra dipendenti e indotto, ma è un intero comprensorio, quello una volta prospero della Val di Cornia, a guardare in faccia lo spettro della disoccupazione e della crisi più buia.
È stata una giornata di disperazione e di rabbia. Dopo un’assemblea, centinaia di lavoratori hanno deciso di «occupare» la città. E al grido «Se non lavora Piombino non lavora nessuno» hanno bloccato tutte le strade di accesso. I bocchi sono durati sino alle 19 quando da Roma è arrivata la notizia della firma dell’accordo di programma. «Ci sono 250 milioni di euro per Piombino», ha annunciato il vice ministro Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti. Si parla di una riconversione ecologica della Lucchini con un impianto corex e un forno elettrico, ma ci vorranno almeno tre anni per realizzarla, burocrazia permettendo. Il traghettamento dal vecchio al nuovo arriverà grazie a contratti di solidarietà e cassa integrazione per l’indotto e nuove lavori per la bonifica del sito e la dismissioni di navi militari (il ministro della Difesa Pinotti ne ha promesse 38) e civili, relitto della Concordia compreso se ci sarà accordo con Costa. Tempi lunghi, ma i soldi promessi da governo e Regione saranno un incentivo per chi ha manifestato l’interesse di acquistare la fabbrica. C’è tempo sino al 30 maggio per formulare l’offerta. La speranza non si spegne.