Stefania Tamburello, Corriere della Sera 25/4/2014, 25 aprile 2014
DRAGHI: PRONTI A MAXI-ACQUISTI DI BOND
ROMA — Mario Draghi ripete: la Bce è pronta ad agire per bloccare i rischi di deflazione, per frenare il super euro e per evitare una nuova stretta del credito. Le misure da adottare sono già state individuate, aggiunge il presidente della Banca centrale europea, elencando per la prima volta l’intero arsenale a disposizione. Innanzitutto, se il tasso di inflazione continuerà a rallentare oltre le previsioni, sarà messo in campo «un ampio programma di acquisto» di titoli pubblici o privati.
«Non torneremo in tempi brevi alla prevedibilità del passato», ha esordito Draghi intervenendo ad Amsterdam alle celebrazioni del bicentenario della banca centrale olandese. I rischi che l’Eurotower ha di fronte sono diversi, ha aggiunto. C’è appunto quello di una prolungata fase di bassa inflazione che prelude al ristagno economico e che richiede l’uso di misure anticonvenzionali, come appunto l’acquisto di titoli dei paesi dell’eurozona. Ma c’è anche, ed è il primo che elenca, quello di «un ingiustificato inasprimento delle condizioni di politica monetaria», che potrebbe innescare «misure convenzionali» come un taglio dei tassi di interesse, oggi allo 0,25%, con la probabile introduzione di tassi negativi sui depositi delle banche presso la Bce. O come anche la non sterilizzazione dei 175 miliardi di titoli pubblici comprati fra il 2010 e il 2011.
C’è poi il rischio di un nuovo credit crunch , di una nuova strozzatura del credito bancario, o meglio di un ritardo nella ripresa del flusso dei prestiti all’economia, un problema molto sentito in Italia, ma comune a tutta l’area dell’euro. Le condizioni del sistema bancario stanno «migliorando e continuano a migliorare», ha affermato il banchiere centrale italiano, spiegando però che «se questo scenario non si materializzerà, potremmo essere costretti a rispondere, in varie forme, tra cui un’operazione di rifinanziamento a più lungo termine, mirata ad incoraggiare i prestiti bancari». Cioè una terza Ltro — liquidità illimitata alle banche — vincolata alla concessione di prestiti alle imprese. Le prime due operazioni, lanciate tra il 2011 e l’inizio del 2012, che le banche stano rimborsando in questo periodo, sono state utilizzate in larga misura dagli istituti, gli italiani in testa, per l’acquisto di titoli di Stato. La Bce potrebbe intervenire anche «attraverso un programma di acquisto di Abs, sostenuto dalle necessarie modifiche normative volte a rivitalizzare una cartolarizzazione di alta qualità in Europa». Francoforte cioè potrebbe intervenire acquistando prestiti cartolarizzati, liberando così le banche dalle vecchie esposizioni magari di difficile riscossione e fornendo loro nuovi spazi di finanziamento all’economia.
Draghi ha infine affrontato il problema di assicurare maggiore trasparenza all’azione della Banca centrale che, dopo 16 anni di vita, sta «riflettendo» sulla possibilità di pubblicare i propri resoconti in materia di decisioni di politica monetaria. «Dal momento in cui la Bce è stata istituita, non due secoli, ma solo 16 anni fa, non ha esitato a mantenere il suo impegno sulla stabilità dei prezzi. Ma il suo comportamento e la comunicazione della politica monetaria si sono evoluti e gli obblighi di segnalazione della Bce sono ovviamente cresciuti», ha affermato. Dunque c’è «la necessità di una maggiore responsabilità e trasparenza. Dopo 16 annidi funzionamento e sette anni di crisi, l’Eurosistema è abbastanza maturo per impegnarsi maggiormente con il pubblico su come possiamo fare per adempiere il nostro mandato».
Benché il presidente della Bce non abbia dato indicazione sui tempi delle azioni convenzionali e non, i mercati hanno reagito alle sue parole: l’euro si è indebolito fino al minimo di 1,3790 dollari per poi chiudere a 1,3820. In Italia, Piazza Affari ha chiuso con un rialzo dello 0,66%, un soffio sopra le altre Borse europee al termine di una giornata condizionata dai timori per la crisi in Ucraina. Sul mercato dei titoli di Stato, il Tesoro ha collocato agevolmente tutti i 5 miliardi di euro di Ctz e Btp indicizzati all’inflazione dell’eurozona, mentre lo spread ha chiuso a quota 159 punti con il rendimento dei Btp decennali in lieve risalita al 3,12%.