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 2014  aprile 24 Giovedì calendario

DOPO YANUKOVICH, PUTIN. LA MALEDIZIONE DELLA VILLA


Mentre Washington smentisce le indiscrezioni secondo le quali il prossimo giro di sanzioni contro la Russia dovrebbe colpire direttamente Vladimir Putin, ricomincia la caccia al suo «patrimonio segreto» che gli oppositori di Mosca stimano in circa 40 miliardi di dollari. Tutto indimostrabile ovviamente, ma nei tabloid inglesi e spagnoli circola la fotografia della «villa di Putin» a Marbella: 4 mila metri quadrati, due piscine, spa, palestra e cinema, il tutto per 18 milioni di euro. Tra i vicini del presidente russo nell’esclusivo complesso di La Zagaleta ci sarebbero idoli pop, calciatori, imprenditori 2.0 e sceicchi arabi.
Il Cremlino smentisce, così come smentisce le rivelazioni sulla «reggia di Gelendzhik», vicino a Sochi, che secondo Serghei Kolesnikov, ex partner d’affari della cerchia putiniana fuggito a Londra, sarebbe costato un miliardo di dollari. Ufficialmente appartiene a una società che vorrebbe farne un resort di lusso. Ma gli ambientalisti che hanno visitato il cantiere, comandato da un architetto italiano - un palazzo in stile classico con piscine, eliporto, ascensore nella montagna, bunker e vigna con cantina, senza contare una linea elettrica e un gasdotto dedicati - sono finiti nei guai.
Gossip o verità, resta il fatto che il presidente russo coltiva un certo gusto per le residenze. Non passerà le vacanze in Crimea, dove le dacie governative sono «in condizioni penose, sembra che non ci abbia messo piede un architetto». Un commento che avrà probabilmente offeso Viktor Yanukovich, che all’arredamento delle sue ville dedicava tempo, forze e miliardi. Come si è visto quanto il popolo del Maidan ha abbattuto i cancelli di Mezhigorie, la dacia dell’ex presidente ucraino nei pressi di Kiev, per svelarne marmi, cristalli, broccati e sanitari con rubinetti dorati e zampe di leone. Solo le tende in una delle sale sono costate quanto 10 appartamenti nella roccaforte dei separatisti Sloviansk.
Un monumento alla corruzione e al cattivo gusto, che oggi si può visitare in 3D sul web, ed è diventato museo, come il palazzo del Popolo di Ceausescu a Bucarest con le sue 3000 stanze. Sembra quasi che gli autocrati abbiano con gli immobili un rapporto speciale. Nell’ex Urss - ma anche nella Libia di Gheddafi che non si accontentava della tenda, o nell’Iraq costellato di palazzi da mille e una notte di Saddam - la Casa Bianca sarebbe la casetta del giardiniere. Le dacie di Yanukovich e dei suoi uomini sembrano un manuale di psicologia dittatoriale. Ritratti e iniziali del padrone di casa dovunque, accanto a oggetti di un immaginario adolescenziale, spade, fucili, animali esotici impagliati e non, arazzi e quadri con scene di caccia, un po’ Sandokan e un po’ Luigi XVI, e molto il «Dittatore» di Sasha Baron-Cohen. I lussi di Yanukovich hanno comunque segnato la politica ucraina quanto le 400 paia di scarpe di Imelda Marcos quella di Haiti: ieri il premier Arseny Yatseniuk ha fatto fare alle telecamere il giro del suo appartamento a Kiev, bagni inclusi, per mostrare che la rivoluzione del Maidan ha vinto anche nella scelta dei sanitari.

Anna Zafesova, La Stampa 24/4/2014