Grazia Longo, La Stampa 24/4/2014, 24 aprile 2014
ECCO LA RETE CRIMINALE DI VANNONI
La rete dello psicologo che si spacciava per medico, Davide Vannoni, è stata ufficialmente smascherata. Venti gli indagati dal procuratore Raffaele Guariniello, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata dall’essere in danno al servizio sanitario nazionale, somministrazione pericolosa di farmaci, esercizio abusivo della professione medica e reati minori.
Le 71 pagine, a conclusione delle indagini preliminari, che preludono alla richiesta di rinvio a giudizio, fanno rabbrividire. Ecco le accuse di Guariniello: «Centouno pazienti trattati come cavie» e «in assenza di qualsivoglia pubblicazione scientifica del cosiddetto metodo Stamina», «con autocertificazioni del 2011 fallaci e mendaci agli Spedali civili di Brescia». E ancora: «Giudici del lavoro trattati come pedine inconsapevoli di un gioco più grande di loro». E si spera che la fine dell’inchiesta fermi l’altalena di autorizzazioni e proibizioni del metodo imposte da tribunali del lavoro o amministrativi.
All’apice del sistema Stamina c’è lui, il guru delle presunte guarigioni: Davide Vannoni, 47 anni, torinese, una passione per le Porsche e un’indole da incantatore di serpenti, tanto da indurre una schiera di malati e parenti alla sua adorazione e alla sua difesa a oltranza. Il suo braccio destro è il medico Marino Andolina, 68 anni, ex coordinatore del Centro trapianti all’Irccs Burlo Garofolo di Trieste. Per la procura e i carabinieri del Nas di Torino, coordinava e «controllava le manipolazioni delle staminali. Ha favorito parenti di funzionari della Regione Lombardia e dell’Asl di Brescia, solo per ottenere che la terapia Stamina potesse essere applicata in una struttura pubblica: gli Spedali civili di Brescia».
Quattro i medici indagati. C’è Leonardo Scarzella, neurologo all’ospedale Valdese di Torino, «che faceva leva sulla sua figura di medico su pazienti e familiari e li mandava a Vannoni». Il suo collega d’ospedale, l’ortopedico Andrea Losana che «effettuava all’ambulatorio Lisa di Carmagnola biopsie midollari». A Carmagnola lavorava anche Luciano Ettore Fungi «che eseguiva la biopsia midollare e la reintroduzione di staminali». Mentre agli Spedali civili di Brescia, Gabriele Tomasoni, dirigente dell’unità d’anestesia «seguiva direttamente le terapie infusionali e somministrava la sospensione cellulare “segreta” preparata dalla Mollino». Per non parlare poi di venti medici «pentiti» che si sono vergognati della loro «leggerezza e di aver alimentato false speranze». Hanno ammesso: «Non conosco nulla del metodo Stamina», «Mi vergogno della mia leggerezza», «Un metodo sperimentale senza fondamento scientifico». Sconvolgente: «Non ho rilevato nessun miglioramento concreto».
Grazie a un sistema di società incastrate, stile scatole cinesi, dai pazienti si incassavano «tra il 2007 e il 2009 somme dai 30 ai 50 mila euro». Inoltre si puntava ad estendere Stamina all’estero, «in Messico, Hong Kong e Svizzera». Nella nota integrativa al bilancio 2012 della Medestea Stemcells srl, l’amministratore delegato Gianfranco Merizzi, indagato, scrive che «la reazione delle famiglie dei malati e di diverse associazioni ha scatenato un’attività mediatica di forte impatto che ha indotto il ministro della Salute (Balduzzi, ndr) a emettere un decreto che consente alla Stamina Foundation di arruolare nuovi pazienti di patologie rare e continuare le terapie presso l’ospedale di Brescia per 18 mesi». Indagato anche l’architetto Luigi Bistagnino, socio della «srl ReGene» che «costituiva e utilizzava società».
Una delle pietre dello scandalo è Erica Molino, biologa non iscritta all’albo, accusata di aver effettuato l’attività di manipolazione ed espansione del materiale biologico umano per l’estrazione di cellule staminali a San Marino, all’Ircss Burlo Garofalo di Trieste e agli Spedali Civili di Brescia. Qui era abusivo Mauriello Romanazzi. Indagati anche i biologi russi e ucraini Klimenko Vyacheslav e Olena Scheghelska e Arnalda Lanfranchi in servizio agli Spedali civili di Brescia.
Assai nutrito è anche l’elenco dei manager finiti nel mirino di inquirenti e investigatori. Si tratta di Mauro Delendi, direttore generale dal 2007 al 2010 del Irccs di Trieste; Marcello La Rosa, dirigente dell’Ires Piemonte; Roberto Ferro, presidente del Poliambulatorio Lisa di Carmagnola (in provincia di Torino). Non finisce qui. Spiccano inoltre ben tre dirigenti degli Spedali civili di Brescia: il direttore sanitario Ermanna Derelli, Fulvio Porta, direttore di struttura e Carmen Terraroli, membro della segreteria scientifica del Comitato etico.
Purtroppo anche chi doveva controllare non lo ha fatto.
Indagato Carlo Tomino, responsabile dell’ufficio ricerca e sperimentazione clinica dell’Aifa (Associazione italiana farmaco), per «l’aver agevolato o comunque non aver impedito la commercializzazione e la somministrazione dei farmaci del metodo Stamina». Tomino, secondo l’accusa, ha permesso a Vannoni e soci di far partire e mantenere la somministrazione del metodo a Brescia e di «sostenere con ogni mezzo e in ogni sede (anche davanti ai tribunali del lavoro e ai Tar) di aver ottenuto l’autorizzazione o il beneplacito dell’Aifa, che indebitamente e strumentalmente accusavano di essersi poi contraddetta».
Grazia Longo, La Stampa 24/4/2014