Marigia Mangano, Il Sole 24 Ore 24/4/2014, 24 aprile 2014
L’ALLEANZA CON VERBUND E IL NODO DI SORGENIA HOLDING
Per ora, nel complicato dossier Sorgenia, i soci del gruppo energetico si stanno muovendo su binari paralleli con la Cir della famiglia De Benedetti in prima linea e gli austriaci di Verbund più defilati, ma decisi a far sentire la loro voce. Colloqui e lettere rigorosamente firmate di proprio pugno senza all’apparenza alcun asse negoziale. Proprio questa modalità di procedere, insieme alla delicatezza del piano di ristrutturazione, sembra che sia uno dei principali motivi che stia rallentando la trattativa. Il vero nodo – si osserva negli ambienti finanziari – è che l’interlocutore degli istituti creditori sul piano di riassetto di Sorgenia non è né Cir, né Verbund, ma tecnicamente è Sorgenia holding, il veicolo copartecipato dai due soci a cui fa capo il controllo di Sorgenia. Come dire, l’alleanza Cir-Verbund, per anni sigillata in quel veicolo, oggi serve più che mai.
Punto di partenza per capire quanto è necessaria in questa partita che ci sia una linea comune tra la Cir e gli austriaci è l’assetto societario del gruppo energetico. Sorgenia è infatti partecipata all’81,3% da Sorgenia holding, al 17,2% direttamente dal gruppo austriaco e da Mps all’1,15%. A sua volta Sorgenia holding vede la Cir al 65,03% e Verbund al 34,97%. Una divisione delle quote non casuale dato che per le operazioni di natura straordinaria serve in alcuni casi l’approvazione di una parte del capitale pari al 75% anche se non è chiaro se la fattispecie rientri nella casistica soggetta a tali maggioranze.
Insomma, è chiaro che uno degli aspetti più delicati è proprio la necessità che in questa partita ci sia una perfetta condivisione dalla linea da parte dei due soci del veicolo Sorgenia holding. Del resto, per essere implementato, lo schema degli istituti, che allo stato attuale prevede una ricapitalizzazione nell’ordine di 400 milioni, richiede il via libera unanime dell’assemblea, una condizione ad oggi tutt’altro che scontata. Gli austriaci di Verbund, negli ultimi mesi hanno disertato il negoziato dopo avere chiarito che non intendono iniettare più denaro nella società; ora nutrirebbero dubbi sull’aumento di capitale da 400 milioni a servizio della conversione del debito. Perplessità condivise da Cir che, dal canto suo, ha già messo nero su bianco in una missiva fatta recapitare nei giorni scorsi alle banche. Senza però che si sia creato un tavolo comune.
Marigia Mangano, Il Sole 24 Ore 24/4/2014