Matteo Meneghello, Il Sole 24 Ore 24/4/2014, 24 aprile 2014
PIOMBINO DICE ADDIO ALL’ALTOFORNO
Tutti per Piombino. Nelle ultime ore di vita dell’altoforno della Lucchini in amministrazione straordinaria – alle 10 di questa mattina, esaurito il minerale a disposizione, sarà gradualmente spento mediante cariche «in bianco», solo a coke, in modo da rendere possibile un’eventuale riaccesione nel giro di un mese – la città toscana si stringe intorno all’acciaieria. La città, ma non solo.
La giornata di ieri, scandita su twitter dall’hastag #piombinonondevechiudere, è stata caratterizzata da un crescendo emotivo, che ha avuto il suo climax in un appello pubblico di Papa Francesco a favore dell’acciaieria. Durante l’udienza generale in piazza San Pietro il pontefice, rispondendo al videomessaggio inviato nei giorni scorsi dagli operai, ha chiesto «ogni sforzo di creatività e di generosità» per la Lucchini. «Cari operai, cari fratelli – ha detto – sui vostri volti era dipinta una profonda tristezza, la preoccupazione di padri di famiglie che chiedono solo il loro diritto di lavorare per vivere dignitosamente e per potere costruire, nutrire ed educare i propri figli. Siate sicuri della mia vicinanza e della mia preghiera». Dopo l’appello del papa, sono state numerose, ieri, le testimonianze pubbliche a favore della Lucchini. Beppe Grillo ha annunciato la sua presenza sabato a Piombino, a sostegno della campagna elettorale del candidato 5 stelle per la poltrona di sindaco. Anche il premier Matteo Renzi ha sottolineato di essere vicino alla vicenda. E proprio ieri a Palazzo Chigi, dopo le frizioni registrate negli ultimi giorni, il tavolo per l’accordo di programma di Piombino ha trovato un’intesa. «Credo – ha detto ieri il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, nei giorni scorsi critico sugli impegni del Governo – che sia un buon punto di arrivo: si tratta di un investimento da 200 milioni». Rossi ha convocato per oggi i sindacati e le istituzioni locali con l’obiettivo di discutere la bozza. «Mi auguro – ha aggiunto – che ci siano tutte le condizioni per poter firmare». Il minstro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha spiegato ieri che sono stati messi «a disposizione 50 milioni per le bonifiche in loco», aggiungendo che «potrà esserci un progetto industriale molto importante legato al porto, anche per lo smaltimento e la demolizione delle navi da guerra italiane, con ritorni che in futuro possono essere molto positivi sul piano occupazionale e del fatturato». Il viceministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha rilevato che «a gennaio entrerà in vigore un regolamento europeo sullo smantellamento delle navi in modo ecologico e l’Europa sarà impegnata su questo terreno: fare a Piombino un centro di smantellamento è un’attività industriale all’avanguardia anche sul piano ambientale». De Vincenti e Galletti hanno confermato che l’accordo – che, secondo le bozze dei giorni scorsi, dovrebbe prevedere anche risorse per il completamento del collegamento tra Piombino e il porto e la conferma della necessità di investimenti su forno elettrico e Corex – sarà firmato oggi a Palazzo Chigi.
Ieri pomeriggio la fabbrica toscana si è fermata per un’ultima assemblea pubblica prima della chiusura dell’afo, alla presenza del sindaco di Piombino, Gianni Anselmi e di tutti gli altri primi cittadini della zona. Il sindacato ha ribadito la propria contrarietà alla fermata dell’impianto, sottolineando però l’esigenza di gestire l’emergenza sociale (più di un migliaio di pesone a rischio) che si verrà a creare con lo stop all’area a caldo (a questo scopo nei giorni scorsi è stata raggiunta un’intesa per i contratti di solidarietà a favore di tutti i lavoratori). Questa mattina è previsto un presidio con occupazione simbolica dell’altoforno per manifestare ancora una volta, dicono i sindacati, il «dissenso sulla fermata dell’impianto». Nel pomeriggio, dopo il vertice nella sede della Regione sulla bozza d’accordo di programma, i dipendenti della Lucchini terranno un’ulteriore assemblea con sciopero per esaminarne i contenuti.
Matteo Meneghello, Il Sole 24 Ore 24/4/2014