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 2014  aprile 24 Giovedì calendario

INTERVISTA A ALFONSO SIGNORINI


Eccomi a casa di Alfonso Signorini. Ma lo sa che casa sua è più bella di quella del Grande Fratello? «L’ho comprata con i soldi del mio libro su Maria Callas».
Se fossi Pippo Baudo direi: «L’ho inventato io». Ma non è così. Mi è stato presentato da Irene Ghergo, nota autrice televisiva, che recentemente, nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, gli ha detto: «Sei una vecchia». Alfonso nasce televisivamente nel 2001 e debutta su Raidue in un programma dal titolo Chiambretti c’è per la regia di Gianni Boncompagni, che non voleva mai inquadrarlo. Sulle onde di quel successo, Panorama nel gennaio 2002 ci dedica una copertina dal titolo «I rimbambini»: bambini già grandicelli, ma con lo spirito di Peter Pan (spirito che forse ci contraddistingue ancora oggi).
Dunque, Signorini: sono passati 12 anni da quella copertina. Io ho avuto un figlio e lei due direzioni di giornali, e un gatto. Ci dica una cosa che più di tutte le altre l’ha cambiata in questi anni. Cominci, prego...
Sicuramente mi hanno cambiato la vita le chioccioline dell’Amplifon. Quindici anni fa non ce l’avevo. Sono diventato sordo. E mi onoro di avere la tessera vip dell’Amplifon che in Italia hanno in pochi: io, Lino Banfi e Franca Valeri.
Sordo felice?
Veramente oggi sono un po’ più sfiduciato, mi fido di meno della gente, sono meno aperto, più eremita. Ho perso lo spirito di goliardia che mi contraddistingueva, adesso ho un po’ il rifiuto.
Hai compiuto 50 anni lo scorso 7 aprile: proprio il giorno prima Eugenio Scalfari ne ha compiuti 90. Qual è la differenza fra te e il fondatore della Repubblica?
Che lui è bigamo e io poligamo. Questa è la differenza sostanziale. Lui ha intervistato il Papa; io che sono cattolico e apostolico no. Lui che è agnostico e un po’ paragnosta ha avuto questo privilegio. Devo dire la verità: la cosa mi ha fatto molta rabbia. E poi c’è un’altra differenza: beh, se esiste un comunista, Scalfari è l’ultimo baluardo del comunismo.
Tu no?
Io no. Per carità.
Gad Lerner, per parlare di comunisti, diceva che tu eri e sarai un uomo di potere. Il potere si dice che sia ipnotico, sexy ed erotico. È più erotico Vladimir Putin con il mitra e la tigre, o Giovanni Toti in accappatoio?
Toti è la negazione dell’eros, che ci fai con Giovanni Toti?
Bisogna chiedere all’ex Cavaliere...
Toti ce lo vedo a fare la pubblicità dei pannoloni Lines al posto di Pippo l’ippopotamo. Comunque il potere è chiaro che abbia una valenza erotica. Io l’ho sempre sfruttato poco. Ho pensato: magari quello viene con me per quello che faccio e non per quello che sono. Il mio potere l’ho sostanzialmente sprecato. E poi rifuggo da tutti gli eventi del potere che la nostra professione ci impone. Non vado a cena con i colleghi, con i direttori. Evito la categoria dei giornalisti.
In un’ipotetica classifica di direttori italiani di quotidiani e settimanali, tu dove ti sistemi? Nella parte alta, al centro oppure in basso?
Se per parte bassa si intende l’essere «pop», sono nella parte bassissima. Sono fiero di avere un pubblico numerosissimo che mi segue. Quando vedo che su Twitter ho 590 mila follower, e che Ferruccio de Bortoli ne ha 258 mila, mi viene quasi barzotto. La popolarità mi piace, ma mi stimola piacere agli snobbettini. E questo grazie al fatto che ho una formazione culturale con la quale ho potuto vivere di rendita. Insomma, mi reputo trasversale: qualità che non tutti i leader del giornalismo hanno in Italia.
Hai fatto il militare?
Ho fatto 3 giorni e sono stati 3 giorni traumatici. Ho trovato i compagni incattiviti che mi inseguivano da una vita e che mi volevano picchiare perché a scuola ero stronzo: suggerivo sbagliato.
Riformato?
No, congedo illimitato.
Non hai fatto il militare, ma sei sempre in «Marina»? Marina Berlusconi ti ha cambiato la vita. Come sei entrato nelle sue grazie, come l’hai conosciuta?
Quando ero ancora un collaboratore di Panorama. Lei era in corso Venezia, a Milano, che si scorrazzava Gabriele, il primo dei suoi bambini. A quel tempo facevo il Chiambretti c’è e vivevo di questa botta di popolarità. Camminavo per strada e tutta la gente diceva: «C’è Signorini!». Lei con la carrozzina mi ha sorriso. «Oddio» mi sono detto.
Non la conoscevi?
Assolutamente no. Quando sono stato preso come vicedirettore a Chi, Marina mi ha ricevuto nel suo ufficio per conoscermi meglio. Dopo mezz’ora siamo diventati amici. Si è innamorata di te?
Ma no.
Ma sì: ti ha dato 2 giornali, Chi e Sorrisi e canzoni tv. Hai diretto pure un programma alla radio... E uno in tv: Kalispéra!. E poi c’era anche il Grande Fratello. Come si fa a fare tutto?
Oggi non ce la potrei più fare. È stato un periodo negativo, di straordinario successo sia dal punto di vista economico sia d’immagine. Kalispéra!, in seconda serata, andava benissimo; il Grande Fratello pure; il giornale altrettanto; avevo scritto il libro su Coco Chanel. Però è stato duro perché mia madre stava male. Finivo il programma e andavo in ospedale per la notte, tornavo alle 6 di mattina a casa. Mi facevo la doccia e andavo in radio. Ho rischiato l’esaurimento, anzi, l’ho avuto.
Quindi ho fatto marcia indietro e ho mollato un giornale.
Hai mollato o ti hanno mollato?
Mi piace ribadirlo. L’ho mollato io. Era da un anno che volevo lasciarlo. Lo avevo già comunicato un anno prima ai miei vicedirettori, ma Marina mi diceva di aspettare. Aver trasformato Chi in organo di partito non è stato un errore?
Io l’ho pagato tantissimo, ma non in termini di copie. La famiglia Berlusconi attira, io con loro vendo copie. Purtroppo il Cavaliere non vuole più uscire sui giornali, si è incancrenito nella sua solitudine. Comunque ho pagato, se è questo che mi chiedi, e nonostante sul mio giornale abbia sempre dato spazio a tutti, dico a tutti. Ho fatto la copertina alla moglie di Mario Monti quando Monti è diventato presidente del Consiglio, ho fatto la copertina a Romano Prodi e alla moglie durante la campagna elettorale. Certo, il mio marchio è Berlusconi, Berlusconi, Berlusconi. Io mio onoro di essere amico suo, mi è stato vicino in un periodo nero, è stato il padre che non avevo più. Sono affezionato a Silvio Berlusconi, per lui mi butto nel fuoco. Lo racconto per la prima volta in questa intervista con te, e nel libro che sto scrivendo. È un affetto umano che mi lega. Quando mia madre è morta, non c’era nessuno in questa casa. Berlusconi è venuto a tenermi la mano per tutta la notte. Non posso non volergli bene. E con Matteo Renzi?
Con Renzi ho un rapporto strettissimo. Berlusconi, oltre a saper lo, mi fa il mazzo. Ma chi se ne frega. Matteo mi sta simpatico: ci sentiamo spesso, ci scriviamo, ci telefoniamo e adesso nessuno mi dice niente. Come mai? Berlusconi è un po’ in défaillance?
Non lo so.
Visti da vicino: Pier Silvio, Eleonora, Barbara, Marina. Come li puoi definire in un aggettivo?
E Luigino?
C’è anche lui nell’eredità?
E certo che c’è. Si parla di Marina, ma i giornali non hanno scritto che nei sondaggi, anche quelli di Alessandra Ghisleri, al primo posto tra gli amati non c’è Marina, ma Pier Silvio.
Però lui non vuole saperne...
Mai dire mai. Solo Barbara scalpita. Barbara è determinata ad avere un ruolo politico.
Orson Welles diceva: odio la televisione, come le noccioline, ma non posso fare a meno di mangiarne. Tu la guardi? Chi guardi?
Guardo un po’ tutti. Mi piace molto Giovanni Floris, ha un modo garbato di fare tv, anche se molto orientato, molto di parte.
È sempre di corsa. Come l’orso al Luna park...
Vero. Ha il ballo di San Vito. Però anche quando è antipatico riesce a essere garbato. Santoro lo seguo per incazzarmi, ma adesso non mi fa più incazzare. Si vede che invecchia pure lui. Come fai a incazzarti quando in studio ci sono Daniela Santanchè e Vittorio Feltri? Gad Lerner mi fa impressione vederlo in strada, come te agli inizi.
E Gianluigi Paragone con la chitarra?
Ma che ne so: che mestiere fa?
Bruno Vespa?
È l’irriducibile, come l’albero di Natale, il panettone...
Vedere Flavio Briatore da Michele Santoro come guru della nuova sinistra?
Significa che la sinistra non esiste più. Devono farsene una ragione. Anche i parametri della vecchia destra non esistono, se si finisce poi a inneggiare a Briatore come alternativa ed espressione del renzismo. Anche il successo di Renzi lo dimostra. La politica è cambiata rispetto a quella copertina di 12 anni fa. Se penso all’effetto che mi fa vedere oggi un’intervista a Paolo Cirino Pomicino ingobbito e sposato con la ventenne. Non ti fa tenerezza?
Giacomo Leopardi diceva che i bambini trovano nel nulla il tutto e i grandi tutto nel nulla. Cosa ti manca?
Mi manca un figlio, mia madre, una famiglia che faccia casino in questa casa, e credo che siano grandi mancanze.
Perché non lo fai un figlio? Non è difficile...
Ci ho pensato, ma è una questione complicata perché sono cattolico nell’animo per fede e convinzione. Dato che sono contrario al matrimonio e non quello omosessuale ma tout court, non voglio prendermi per viltà un impegno. E poi cosa dovrei fare? Affittare un utero? Onestamente, non me la sento.
Dodici anni fa non eri un gay dichiarato. Anche tua madre non lo sapeva...
Ricordi? Avevamo stretto un patto insieme: quello di non dichiarare la mia omosessualità. Una sera, durante il Chiambretti c’è, Gaia Bermani Amaral, in seguito a un mio intervento, disse: «Fate stare zitta quella checca impazzita». Mia madre non lo sapeva. Piansi tutta la notte.
Charlie Chaplin diceva che la donna ideale è una donna che lui deve amare poco, mentre lei deve essere pazzamente innamorata di lui. La tua, anzi, pardon il tuo uomo ideale come dev’essere?
Ma io ce l’ho: è il mio compagno.
Sempre lui?
Ha resistito da 12 anni, ma anche io ho resistito. Ognuno ha il suo bel carattere. Viene da una formazione diversa dalla mia. Io sono l’artista, lui l’ingegnere. Abbiamo vissuto insieme 8 anni nella stessa casa, poi io ho avuto l’istinto di dire: facciamo ognuno a casa sua. L’ha presa malissimo. Mi ha detto: allora non siamo una famiglia...
La stessa cosa che ha detto Paolo Bonaiuti al Cavaliere...
Ma noi siamo rimasti insieme!
Credi sempre di morire il 7 di dicembre?
Sono convinto di morire il 7 e ogni 7 dicembre è un momento critico della mia vita. Dopo la morte pensi che finirai all’inferno o a Cortina?
A volte Cortina è l’inferno, soprattutto quando nevica tantissimo. La misericordia è un sentimento fondativo del cristianesimo. Quanta ne hai per Lele Mora?
Mora si era offeso perché quando era in carcere non sono mai andato a trovarlo. Non ci sono andato, ma solo perché mia madre stava male. Il poco tempo lo ritagliavo per lei. Non avevo la forza per andare in carcere a portare allegria. Quando è uscito ha dichiarato che gli era dispiaciuto. Allora ho pensato che avesse ragione. L’ho chiamato e gli ho detto: «Ti chiedo scusa, non ti dirò le ragioni per cui non sono venuto, ma sono ragioni serie».
Lui?
Mi fa: «Apprezzo la tua chiamata». Dopo 2 ore ha fatto un’agenzia in cui diceva: «Signorini si è umiliato e mi ha chiesto scusa». Non credo di essermi umiliato. Era un gesto privatissimo. Ho semplicemente preso coscienza di avere sbagliato. Per questo ho preferito tagliare i ponti.
Altri amici sono finiti in disgrazia. Emilio Fede per esempio.
Io sono vicino per natura a chi cade nel cono d’ombra. Con Fede siamo in contatto. Mi dispiace per com’è stato trattato. Non mi piace questo modo di operare, soprattutto per uno che si è speso e si è messo in gioco. Non è facile essere giornalisti e prendere posizione. Forse è più facile non prendere posizione e andare in estate nella villa di Carlo De Benedetti in vacanza. Mi sento più vicino a Fede che ad altri: ha difeso Berlusconi, anche se cazzate ne ha fatte qualcuna e gliel’ho detto in faccia. Ma nonostante sia stato sempre invitato a casa sua, io a Porto Cervo non ci ho messo piede una volta. Quando faceva le feste del «bunga bunga» sono stato anche allora invitato, ma non ci sono mai andato.
L’intervista a Ruby è stato un autogol o uno scoop?
È stato uno scoop assoluto. Canale 5 ha fatto il record storico in seconda serata. Chi non l’avrebbe voluta, in quel momento? Da Vespa a Santoro, che tra l’altro l’ha avuta in seconda battuta facendole le mie stesse domande. Per invidia hanno detto che fosse un’intervista concordata. Ma come potevo fare? C’erano tutti gli inviati dei giornali e le principali agenzie di stampa, italiane e straniere. Se solo avessi tagliato qualcosa, tutti se ne sarebbero accorti.
Ma la critica nasceva dal fatto che Ruby sembrava una santa e tu un misericordioso. Quasi lacrimavi, di fronte a questa madonna pellegrina.
Quando uno ti viene a dire: mi hanno buttato l’olio bollente in testa, mio padre mi picchiava. Beh, io piango. Se Ruby mi fa piangere, io piango. Se ha fatto la prostituta non lo so, ma d’altronde anche Gesù ha perdonato la Maddalena: chi sono io per non perdonare Ruby?
Fortebraccio, l’editorialista dell’Unità, diceva: io ho fede in Dio e nei metalmeccanici. Tu in che cosa credi?
Negli shatush.
Sant’Agostino ha scritto: era arrivato un momento in cui ero diventato un problema per me stesso. Tu lo sei stato?
Tante volte, per generosità. Ho le mani bucate sin da rimbambino. A volte il mio istinto mi fa sbagliare, mi macero, ma sono anche di una superficialità spaventosa.
Credi di aver venduto l’anima al diavolo come pensano in molti?
No, l’anima al diavolo no; certamente ho tradito una parte di me stesso. Io nasco e morirò professore. Me ne andrò presto dalla direzione del giornale. Lo dico per tempo, prima che dicano che mi hanno dato un calcio nel sedere.
E dal gruppo?
Alla Mondadori rimarrò sempre legato. È la famiglia, ma non sono un direttore che invecchia con il suo giornale. Trovo molto patetiche le figure dei vecchi direttori che non mollano la poltrona. Quando non avrò la voglia di lavorare lo comunicherò. E questo è un privilegio.
Se dovessi rinascere vorresti essere Signorini o un altro?
Mi piacerebbe essere un altro: vorrei scalare. Mi piace la montagna. Faccio scalate di quarto, quinto grado. Mi piacerebbe fare lo scalatore.
Sempre più in alto, come diceva Mike: ma attento a non cadere!
Meglio salite e discese. È il gioco della vita.
Tanti auguri, Alfonso!