Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 24 Giovedì calendario

UN LIBRO SPAVENTA IL «CORRIERE» IL SALONE DI TORINO SUBITO LO OSCURA


«L’Uomo che sussurrava ai potenti» diventa uno scrittore di spy-stories. Oggi va in libreria il nuovo romanzo di Luigi Bisignani. Si intitola: «Il Direttore». Secondo le anticipazioni parla di Ferruccio de Bortoli e dei grandi azionisti del «Corriere della Sera» a cominciare da Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Banca Intesa. Come sempre vale la regola della presunzione di innocenza e quindi il distico che «ogni riferimento a fatti e personaggi realmente esistenti è puramente casuale». Tuttavia a corrodere queste certezze è accaduto un fatto molto singolare. La presentazione al pubblico era prevista per l’8 maggio al Salone del Libro di Torino. Un appuntamento fissato da oltre due mesi che, d’improvviso, è stato annullato. «Abbiamo dovuto fare una selezione fra i diversi appuntamenti» spiegano i responsabili della rassegna. Sarà certamente così ma in questo caso la presunzione di innocenza funziona male. Per l’8 maggio, infatti, è prevista un’assemblea di Rcs, casa editrice del “Corriere della Sera” particolarmente accesa. Forse il rimbalzo fra Torino e Milano avrebbe contribuito a rendere ancora più aspro il clima fra i soci. «A pensar male si fa peccato ma non si sbaglia» dice Bisignani che, in fondo, non se l’è nemmeno presa più di tanto. L’incidente metterà di sicuro altro carburante nelle vendite. Un libro che è già un caso prima ancora di arrivare sui banchi delle librerie. Successo garantito. C’è la possibilità che faccia il tutto esaurito già dal primo giorno. L’editore di “Chiarelettere” si frega le mani. Ha dato fiducia a Bisignani: all’ex consigliere dei potenti, ad un uomo considerato l’eminenza grigia della Prima Repubblica con riflessi lunghi anche sulla Seconda, intreccio fra i servizi segreti, lo Ior e il Vaticano, punto di snodo di interessi non sempre trasparenti definiti come Loggia P4 (ed era stato anche nella P2 con Licio Gelli), riciclatore della mega tangente Eninmont, più volte in galera: l’ultima volta, con i domiciliari a febbraio. Forse anche un po’ millantatore. Comunque controverso e molto discusso. Tuttavia una miniera d’oro dal punto di vista editoriale: «L’uomo che sussurra ai potenti» scritto insieme a Paolo Madron e pubblicato esattamente un anno fa, ha venduto più di centomila copie. Non poche considerando che, per molti osservatori, quel lavoro era solo un lungo “pizzino” che Bisignani dava alle stampe al declino della sua carriera di “brasseur d’affairs”. Tanto silenzioso prima. Molto ciarliero dopo. Un po’ per intimidire e un po’ per levarsi molti sassolini dalle scarpe. I capitoli del libro-intervista come messaggi traversali da recapitare nelle sale poco affollate del potere politico, economico, finanziario. Adesso «L’uomo che sussurra ai potenti» torna in stampa insieme al nuovo volume. Tanto più che fra i due lavori esiste una sorta di ponte narrativo. Un passaggio del testimone. Bisignani conversando con Madron aveva anticipato la sua delusione per l’atteggiamento di Ferruccio de Bortoli. Forse Bisignani, credendosi forte di un rapporto con il direttore, si aspettava un trattamento diverso dal quotidiano di via Solferino: «Spesso Ferruccio mi interpellava via sms per la conferma di una notizia, di una nomina o del varo di un provvedimento». Aveva fatto riferimento ad alcune intercettazioni con de Bortoli mai pubblicate: «L’enfasi con cui il Corriere ha seguito la vicenda P4 ha qualche nesso con la mancata diffusione e trascrizione delle conversazioni tra me e lui?». Ed è proprio da questo sospetto che nasce il romanzo. Parla di un direttore e di un banchiere di area cattolica che lo protegge. Di un cardinale che va a Gerusalemme e, nonostante le apparenze di candore ecclesiastico, si occupa molto delle vicende politiche. Di giornalisti pistaroli e di vice direttori che poi scelgono la politica. Ma soprattutto parla di un finanziere di origine polacca molto amico del banchiere. Serve al presidente del grande istituto di credito per ricompattare i rapporti con il Papa polacco. Per sdebitarsi consente all’uomo d’affari molte e pericolose operazioni. Senza che rischiasse mai nulla. Sempre con i soldi della banca. Poi, però, le cose si mettono male. I mercati si girano, la fortuna non assiste più il finanziere polacco. Lo scandalo rischia di esplodere e potrebbe travolgere la rispettabilità del grande banchiere, del direttore e magari anche del cardinale. Ed è proprio su questo passaggio molto delicato che il corso degli eventi prende una direzione del tutto diversa. Un cadavere impiccato ai lampioni del fiume e una provvidenziale chiavetta usb fatta recapitare al giornale spostano i fari dell’opinione pubblica. Il direttore impegna a testa bassa la redazione del grande quotidiano per far luce sui fatti narrati nella lettera digitale. Lentamente i problemi del grande banchiere, del finanziere polacco e del cardinale, impallidiscono. Invece l’altra indagine diventa uno scandalo nazionale
che coinvolge uomini politici di primo piano, escort, prelati. Il corso degli avvenimenti, nella politica, negli affari, nell’economia prende una direzione differente da quella naturale. Fino al tragico epilogo. Si possono leggere dietro questa galleria i nome di Giovanni Bazoli, Carlo Maria Martini, Ferruccio de Bortoli? Nulla nel romanzo l’autorizza. Così come nessuno può pensare che Berlusconi, le olgettine, lo Ior siano i componenti della cosca perdente. Ogni riferimento, sappiamo è puramente casuale.