Aldo Grasso, Corriere della Sera 24/4/2014, 24 aprile 2014
PIF IN GROENLANDIA DIVENTA UNA METAFORA
Tutta la poetica di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, l’ha riassunta il diretto interessato con queste parole: «Che io sia in un posto come questo, non riesco a crederci». La frase l’ha pronunciata di fronte a uno spettacolo mozzafiato, un fiordo nell’est della Groenlandia attraversato dalla luce del tramonto: c’era la natura in tutta la sua potenza, con enormi ghiacci trasportati dalla corrente, poche case di legno colorato, in lontananza uno sfondo di monti innevati. Sembravano immagini da National Geographic e invece era Pif, che con la sua telecamera, ormai prolungamento indispensabile del suo sguardo, si è tolto un’altra curiosità, dopo Dubai, Sanromolo, gli Stati Uniti, l’Islanda e altri luoghi ancora, geografici e dello spirito.
Per la nuova edizione del «Testimone» è partito per la Groenlandia, che ha attraversato in solitudine nelle sue due coste, Ovest ed Est, ricavandone due puntate (la seconda è andata in onda martedì, alle 21.10 su Mtv). Pif non riusciva a credere di essere arrivato lì e forse la Groenlandia era in fondo anche una metafora del successo, arrivato tutto insieme negli ultimi mesi con il film La mafia uccide solo d’estate , con il Festival di Sanremo e, perché no, con il riconoscimento delle pubblicità.
Uscire dalla nicchia e diventare davvero popolari è una bella sfida, ci sono dei rischi (primo la sovraesposizione), ma anche grandi opportunità. L’importante è non perdere mai l’incredulità, che a ben vedere è la sua vera cifra espressiva, in cui risiede l’originalità del suo modo di osservare il mondo. In quest’occasione, è riuscito a rendere una landa desolata ma selvaggia e bellissima un luogo narrativo, mettendo nel racconto un inedito tocco malinconico. Sarà forse un segno della maturità. L’impressione è che «Il Testimone» sia ancora il posto dove Pif si sente più a casa.