Marcello Bussi, MilanoFinanza 23/4/2014, 23 aprile 2014
BIDEN PORTA 50 MILIONI DI $ A KIEV
Il vicepresidente Usa, Joe Biden, ieri è arrivato a Kiev con un pacco dono di 50 milioni di dollari. Di questi, 11,4 milioni saranno destinati ad aiutare il regolare svolgimento delle elezioni presidenziali del prossimo 25 maggio, mentre 8 milioni riguardano materiale militare non letale, come i veicoli e gli apparecchi di trasmissione radio.
Parlando a un gruppo di personalità ucraine, tra cui il favorito alle presidenziali, il magnate del cioccolato Petro Poroshenko, e l’ex premier Yulia Tymoshenko, Biden ha detto che «l’opportunità di generare un’Ucraina unita, ottenendola nel modo giusto, è a portata di mano. E noi vogliamo essere vostri amici e partner in questo progetto. Vogliamo assistervi». Il vice di Barack Obama ha però anche sollecitato gli astanti ad affrontare «il cancro della corruzione, che al momento è endemico nel vostro sistema». Nelle scorse settimane gli Usa avevano offerto prestiti per 1 miliardo di dollari all’Ucraina, mentre il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) sta preparando un piano di aiuti tra i 14 e i 18 miliardi di dollari. E l’Ue ha offerto 1 miliardo di aiuti al Paese ex sovietico, oltre all’abolizione di quasi tutte le tariffe doganali. Proprio ieri, il premier russo Dmitrij Medvedev ha ricordato che il sostegno all’Ucraina a partire dal 1991 è costato a Mosca circa 250 miliardi di dollari, pari a 180 miliardi di euro. «Questo è ciò che abbiamo dato ai nostri amici e fratelli ucraini, per tutte le loro esigenze, incluse le condizioni non di mercato per la fornitura del gas», ha precisato Medvedev.
Gira e rigira, quando si parla di Ucraina si parla di gas. «Pensate a dove sareste oggi se poteste dire alla Russia di tenersi il suo gas», ha detto Biden agli ucraini, invitandoli a diversificare i propri approvvigionamenti. Il premier ad interim, Arseni Yatseniuk, si è detto d’accordo, affermando che «la risposta migliore alla dipendenza energetica dell’Ucraina nei confronti della Russia sarà la presenza di investitori europei e statunitensi» nel Paese. Kiev è quindi pronta a considerare attività di esplorazione e di modernizzazione del sistema di trasporto del gas ucraino, ha aggiunto il premier. I colossi occidentali dell’energia sono già presenti in Ucraina, compresa l’Eni, impegnata in particolare nelle esplorazioni di shale gas nella regione occidentale di Lviv. Mentre dai gasdotti che transitano in territorio ucraino passano circa i due terzi del gas proveniente dalla Russia e diretto in Europa. Poiché l’obiettivo strategico di Washington è quello di isolare economicamente e finanziariamente Mosca, è necessario ridurre la dipendenza dal gas russo non solo dell’Ucraina ma dell’Europa intera. E per far questo sembra stia prendendo di nuovo piede l’ipotesi di rilanciare il progetto Tap di un gasdotto che porterebbe il gas azero direttamente in Europa passando da Georgia, Turchia, Bulgaria, Grecia e Albania fino a entrare nella parte occidentale del Vecchio Continente attraverso l’Italia, in particolare la Puglia. Un’opera da 45 miliardi di dollari. Fra Ucraina e Russia, intanto, la guerra del gas è sempre aperta dopo l’aumento del prezzo dai 268 dollari per 1.000 metri cubi, stabilito a dicembre con l’ex presidente filorusso Viktor Yanukovich, ai 480 fissati invece qualche settimana fa per il nuovo esecutivo. Sempre ieri, nel suo intervento alla Duma, il parlamento russo, Medvedev ha ricordato che l’Ucraina ha un debito di 2,2 miliardi di dollari nei confronti di Gazprom, e ha definito un bluff l’ipotesi per cui l’Europa potrebbe fare affidamento sulle capacità americane di esportare gas verso il Vecchio continente nel prossimo futuro. Ma soprattutto, Medvedev ha proclamato che la Russia è pronta a resistere a nuove sanzioni occidentali. «Sono sicuro che saremo in grado di minimizzare le loro conseguenze lavorando con altri mercati» come l’America Latina e l’Africa, ha detto. Il premier ha anche ricordato il caso di Visa e Mastercard, che hanno interrotto i pagamenti legati alla banca Rossia, colpita dalle sanzioni Usa, «un’azione che non dovrebbe essere lasciata impunita». Non a caso, l’obiettivo della Russia, condiviso con la Cina, ha sottolineato Medvedev, è quello di creare un sistema nazionale di pagamenti. Ovvero di minare lo strapotere del dollaro.
Marcello Bussi, MilanoFinanza 23/4/2014