Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa 23/4/2014, 23 aprile 2014
“NELL’ITALIA CHE CROLLA POLITICI INSENSIBILI ANCHE SOTTO ELEZIONI”
[Intervista a Franco Gabrielli] –
Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile, che cosa ha detto agli sfollati di Courmayeur?
«Che intervenendo prima, e non dopo la frana, è stata scritta una buona pagina di protezione civile».
Come mai il vallo protettivo non è stato costruito prima?
«La Regione aveva i soldi ma non poteva spenderli per il patto di stabilità. È stata necessaria la dichiarazione di emergenza».
Era giusto costruire sotto la frana?
«Le mappature idrogeologiche sono conquiste recenti, quegli insediamenti datati. Al contrario di altri casi, questa frana non ha avuto contributi dissennati dell’uomo».
A quali casi si riferisce?
«L’ultimo in Basilicata, a Montescaglioso: residenze private su una frana preesistente. Ma l’Italia è piena di esempi. Perfino in zone alluvionate, passata la paura si continua come se niente fosse accaduto».
Un problema di regole?
«No, essenzialmente culturale: consideriamo il territorio nostra proprietà e pensiamo che le nostre azioni non provochino conseguenze. Io costruisco, cosa vuoi che accada? Salvo poi pretendere che arrivi lo Stato a risarcire e ricostruire».
E la politica?
«A ogni elezione mi chiedono: secondo lei i politici sono sensibili a questi temi? Io rispondo no, perché non sono sensibili le comunità. Se il politico nemmeno nella stagione delle promesse elettorali tocca questi temi, vuol dire che alla stragrande maggioranza delle persone non interessano».
Interessano più che in passato.
«Sì, ma come temi futuri, incerti, fatalisticamente intesi. Dicendo: speriamo che non accada. Con un approccio scaramantico, quale può essere la speranza che si agisca concretamente? Così non ne usciamo».
I soldi sono un alibi?
«No, un tema fondamentale, ma spesso quando ci sono non si spendono. Vale per i privati sul rischio sismico come per gli amministratori pubblici sui piani di intervento. Allora il problema non è solo di soldi».
State collaborando con Renzi sul dissesto idrogeologico?
«Come cittadino, mi pare una buona notizia che il premier lo consideri una priorità. Ho letto di 1,7 miliardi a disposizione. Quando la task force sarà costituita, penso che avremo un ruolo, come sempre».
Da dove si potrebbe cominciare?
«Dagli accordi ministero-Regioni lanciati nel 2010 dal ministro Prestigiacomo. Un ottimo lavoro di ricognizione da non disperdere».
Allora il governo ci mise un miliardo: com’è andata a finire?
«Il miliardo fu ridotto a 800 milioni, poi a 500, a un certo punto a zero, poi ricomparvero 600 milioni... Anche gli enti locali hanno avuto problemi con il patto di stabilità. Risultato: alcune Regioni hanno fatto interventi, altre niente».
Vuole deroghe al patto di stabilità?
«Il pareggio di bilancio è in Costituzione, deve entrarci nella testa. I soldi non si trovano sugli alberi e la Prima Repubblica è finita».
La sentenza di condanna della Commissione Grandi Rischi per il terremoto dell’Abruzzo ha influito sulla protezione civile?
«Non siamo ipocriti: certo, ci complica la vita. Lo riscontro quotidianamente, interpellando gli scienziati. Rispondono in modo ipercautelativo: potrebbe essere, ma potrebbe anche non essere... Pensano a cosa potrebbe dire un giudice penale».
Quando spostate la Concordia?
«Prima possibile. Non possiamo permetterci il lusso di rallentare per convenienze particolari».
In che porto?
«Da italiano mi auguro che sia italiano, e così sarà se saremo così intelligenti da non farci del male. Ma se non lo fosse non sarebbe uno scandalo nazionale. Finora questa operazione vale 1,1 miliardi di dollari, per due terzi finiti in tasche di nostre aziende. Se arrivano altri cento milioni meglio, altrimenti non sarà una rapina ai danni degli interessi nazionali. Del resto, buona parte delle nostre navi militari è smantellata in Turchia».
Abbiamo detto come sta l’Italia. Come sta la Protezione Civile?
«Come l’Italia: generosa, all’avanguardia mondiale ma non sempre assistita da un’adeguata organizzazione. E quindi si muove ad almeno quattro velocità. Ci sono Regioni dove funziona bene, altre all’anno zero».
Superato lo choc post Bertolaso?
«Al di là di cose strumentali e infamanti, siamo stati messi sotto osservazione: bilancio ridotto del 56%».
Un purgatorio ingiustificato?
«Il problema non è tanto la questione dei soldi, siamo in buona compagnia. Il purgatorio ha riguardato gli strumenti. Le ordinanze di protezione civile hanno subito molte restrizioni».
Quelle per sagre e tornei sportivi...
«...e si è passati, con pendolo tipicamente italiano, da un eccesso all’altro. Da un momento in cui si gestivano cose ordinarie con strumenti straordinari a uno in cui ci veniva chiesto di gestire cose straordinarie con strumenti ordinari».
E ora?
«Risaliamo faticosamente la china».
Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa 23/4/2014