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 2014  aprile 23 Mercoledì calendario

ALITALIA, LE BANCHE FRENANO L’ACCORDO


Qualcuno giura: la strada per l’accordo con Etihad si sta facendo in salita. Altri osservatori invitano alla cautela: sono normali passaggi della dinamica di un negoziato. Ieri il consiglio di amministrazione della ex-compagnia di bandiera di ieri, che sembrava quello decisivo, si è concluso con un nulla di fatto e bocche cucitissime da parte dei consiglieri all’uscita dal quartier generale di Fiumicino. Quel che è certo è che una soluzione non è stata trovata. E che servirà ancora tempo.
Poche indicazioni si possono estrarre dallo stringatissimo comunicato emesso da Alitalia al termine delle due ore di riunione, che recita che «l’amministratore delegato ha illustrato ai consiglieri lo stato delle relazioni con Etihad, la compagnia degli Emirati Arabi Uniti». Contraddittori anche gli scarni segnali che vengono dall’interno del Cda: qualcuno riferisce che Intesa continui a dire di no alla richiesta di Etihad di una rinegoziazione del debito della compagnia italiana con le banche creditrici (si ipotizza un taglio di 400 milioni). Altre fonti riferiscono che invece la banca abbia messo a punto una controproposta, che adesso sarà Etihad a dover valutare.
Tutti i protagonisti di questa delicata partita a scacchi sono consapevoli che un «piano B» non esiste. Se non si concluderà positivamente la trattativa tra l’attuale azionariato di Alitalia (ma di fatto, negoziano anche i due governi e i sindacati), non ci sono all’orizzonte alternative ad Etihad per la ex-compagnia di bandiera, che perde quasi un milione al giorno. Anche se secondo la nota del Cda stanno migliorando i conti dei primi mesi del 2014, con un «miglioramento» rispetto al 2013, «in linea con le previsioni del piano».
I nodi sul tappeto sono molti. E non di facile soluzione. Innanzitutto Etihad chiede altri sacrifici sul piano degli esuberi, dopo l’accordo di metà febbraio che ha permesso di gestire 1.900 esuberi con Cig a rotazione e solidarietà. La richiesta arriverebbe fino a 3.100 esuberi, cifra che corrisponde alla platea dei lavoratori di Alitalia che a seguito dei diversi accordi sottoscritti negli ultimi anni sono interessati attualmente dagli ammortizzatori sociali, contratti di solidarietà e cassa integrazione a zero ore e cassa integrazione a rotazione. Ma si potrebbe scendere a quota 2.500-2.700 e, con gli strumenti che potrebbe mettere in campo il governo, i numeri potrebbero ridursi a circa un migliaio. Secondo le indiscrezioni, inoltre, la richiesta ad Alitalia sarebbe di arrivare su questo ad un pre-accordo con i sindacati. Ci sono poi le condizioni infrastrutturali, su cui verrebbe chiesto un impegno del governo sulla liberalizzazione degli slot di Milano Linate e la realizzazione di una linea ad alta velocità per raggiungere Fiumicino, oltre alla riduzione degli spazi lasciati alle compagnie low cost. Altra richiesta, soluzioni blindate per evitare ripercussioni legate a vecchi contenziosi legali. Infine, all’accordo sarebbe legata anche la richiesta di aprire ad un possibile investimento il capitale di Adr (gestore degli aeroporti di Roma), e questa richiesta potrebbe interessare circa il 20% della società ora controllata da Atlantia.
Il problema più serio, dunque, pare quello della rinegoziazione del debito, con Intesa in particolare decisa ancora a puntare i piedi. Ma come detto, piedi puntati su un terreno particolarmente sdrucciolevole. Se avrà le risposte che chiede, la compagnia di Abu Dhabi investirà circa 500 milioni, di cui circa 400 con aumento di capitale.

Roberto Giovannini, La Stampa 23/4/2014