Davide Colombo e Giorgio Pogliotti, Il Sole 24 Ore 23/4/2014, 23 aprile 2014
FIDUCIA SUL LAVORO, LO SCONTRO SI SPOSTA AL SENATO
ROMA
Il governo ha posto la fiducia sul testo della commissione Lavoro della Camera del Dl Poletti, ma la partita non si chiude. Scelta Civica e Nuovo Centrodestra hanno infatti annunciato che oggi voteranno «sì» per senso di responsabilità, ma che intendono spostare la battaglia al Senato per ottenere le modifiche auspicate.
«Sui dettagli discutano quanto vogliono basta che alla fine si chiuda l’accordo rapidamente»: ha detto il premier Matteo Renzi, che liquida le divisioni all’interno della maggioranza come «discussioni alle quali un cittadino normale è allergico», visto che «parliamo del numero di proroghe ai contratti a termine, se siano 5 o 8, stiamo a discutere di un dettaglio, tipico della campagna elettorale ma noi vogliamo governare». Nessuna intesa, infatti, ieri al vertice di maggioranza con il ministro Maria Elena Boschi (rapporti con il Parlamento) e il ministro del Lavoro. Poletti ha tentato una mediazione sui temi oggetto di critiche proponendo – a fronte dell’impegno dei partiti della maggioranza a non modificare il testo in Senato – che per le aziende che superano il tetto del 20% dei contratti a tempo l’obbligo di assumere la quota eccedente di lavoratori venisse sostituito da un risarcimento pecuniario (come chiesto da Ncd). In un preambolo veniva rafforzato il riferimento al contratto di inserimento formativo, come sollecitato da Scelta Civica.
L’altra mediazione riguardava la formazione degli apprendisti (il testo approvato in commissione ha reso obbligatoria e non più discrezionale l’offerta formativa pubblica): il ministro ha proposto che l’impresa potesse ricorrere alla formazione privata in alternativa a quella pubblica, accogliendo una richiesta di Ncd. Il Pd ha rilanciato con la richiesta di ridurre ulteriormente le proroghe dei contratti a termine acausali da 5 a 4 (rispetto alle 8 del testo originale) nei 36 mesi, che il ministro Poletti pur senza condividerla ha posto all’attenzione degli altri partiti, ottenendo la bocciatura di Ncd.
A questo punto è iniziato il rimpallo delle responsabilità: «Noi abbiamo accettato la mediazione del ministro – ha detto il vicecapogruppo del Ncd alla Camera, Sergio Pizzolante – ma mentre noi difendevamo il testo del governo, il Pd continuava a chiedere modifiche che rendono meno digeribile il testo per le imprese». Respinge le accuse il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd): «È falso, Poletti aveva avanzato ipotesi di mediazione che il Pd aveva accettato, ma il Ncd dopo una consultazione s’è opposto alla nostra richiesta di ridurre le proroghe». Mentre per il capogruppo di Scelta Civica alla Camera, Andrea Romano, «la mediazione è saltata a causa dell’opposizione di Ncd e della sinistra del Pd», nonostante ciò «noi voteremo la fiducia ma il testo deve migliorare al Senato perché rende più difficile assumere».
Risultato: la battaglia si sposta al Senato. Il testo andrà in commissione Lavoro di Palazzo Madama, dove i rapporti di forza sono diversi rispetto alla omologa commissione di Montecitorio, avendo il Pd 8 senatori su 25 (rispetto ai 21 deputati su 46), ed è presieduta da Maurizio Sacconi (Ncd), che è «convinto che al Senato troveremo una mediazione e un accordo perché le condizioni sono diverse rispetto alla Camera».
Prima dovrà essere superato l’esame della Camera. Per questa mattina alle 10 è stato fissato il termine ultimo per la presentazione degli ordini del giorno, alle 13,30 inizieranno le dichiarazioni di voto sulla fiducia, la prima "chiama" comincerà alle 15,20. Le dichiarazioni di voto sul testo scatteranno a partire dalle 12 di domani e saranno seguite dal voto finale. «Resto convinto dell’assoluta necessità di un’approvazione urgente del provvedimento di conversione del decreto lavoro – afferma il ministro Poletti –. L’esame della commissione Lavoro della Camera si è concluso rispettando i contenuti fondamentali del decreto, le distanze sul merito ci sono, ma sono limitate». Il ministro ribadisce l’esigenza della «massima celerità nella conclusione dell’iter parlamentare», anche «in considerazione delle aspettative suscitate sia nelle imprese che a livello internazionale». Anche per il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, «le misure previste accelerano i benefici in termini di ripresa dell’occupazione».
In questo clima Forza Italia parte all’attacco: «È una fiducia per rinviare al Senato modifiche che non si conoscono e quindi per insabbiare nel porto delle nebbie che è ormai diventato il Senato – afferma il presidente dei deputati, Renato Brunetta –. Il che vuol dire che non c’è più la maggioranza». Critiche anche da M5S e Lega, che avevano proposto il ritorno in commissione del testo. «Auspichiamo che prevalga il buon senso e vengano superati alcuni degli emendamenti introdotti in commissione Lavoro», afferma Rete Imprese Italia, le norme sulla «trasformazione in contratti a tempo indeterminato per i contratti a termine che superano il 20% della forza lavoro assunta a tempo indeterminato saranno causa di nuovi contenziosi».
Davide Colombo e Giorgio Pogliotti, Il Sole 24 Ore 23/4/2014