Paolo Rodari, la Repubblica 22/4/2014, 22 aprile 2014
DALLE BUGIE ALLA MADRE ALLE PERIFERIE DI BAIRES IL FILM CHE RACCONTA IL BERGOGLIO SEGRETO
CITTÀ DEL VATICANO
Il Papa che ha a cuore gli ultimi, i poveri, gli sfruttati e gli emarginati, era già tale quando era cardinale arcivescovo di Buenos Aires. Come mostra “Francesco da Buenos Aires – La rivoluzione dell’uguaglianza”, il primo docufilm biografico sulla vita di Jorge Mario Bergoglio girato da Miguel Rodriguez Arias e Fulvio Iannucci e nelle sale italiane il 28-29 e 30 aprile, è già a Baires che il futuro Pontefice ha fra le priorità del suo apostolato la difesa di chi non ha nulla e, conseguentemente, l’accusa verso un sistema economico al cui centro non c’è l’uomo ma esclusivamente l’accumulo di denaro.
Parlava ai fedeli dal pulpito, e anche durante alcune sporadiche apparizioni televisive, con parole, in parte ancora inedite, come queste: «Nella nostra città ci sono ragazze che smettono di giocare con le bambole, per entrare nel giro della prostituzione e vengono stuprate, vendute, tradite». E ancora: «Negli allevamenti di galline si sfruttano i bambini per raccogliere le uova. In questa città la schiavitù non è abolita, in questa città la schiavitù è all’ordine del giorno. È una cultura dell’indifferenza, dove c’è chi decide chi deve vivere e chi invece va scartato perché a priori è ritenuto inutile».
Ma non parlava soltanto, Bergoglio. Anche agiva. Come spiega Gustavo Vera, fondatore della Ong “La Alameda”, «si spendeva fattivamente contro il traffico degli esseri umani, il lavoro minorile, la schiavitù nelle campagne». Diseguaglianze in un mondo succube dell’Occidente, un mondo che ancora oggi, da Roma, egli difende e cerca di riabilitare. Ogni anno a Baires egli celebrava una Messa per tutte le vittime di tratta e traffico di persone. La celebrava nella Plaza Constitución, una grande spianata di fronte alla maggiore stazione ferroviaria cittadina dove ogni mattina presto centinaia di migliaia di persone arrivano dagli agglomerati urbani periferici per poi a sera tardi rincasare, spesso dopo giornate di duro lavoro mal retribuite.
Poco più in là, la chiesa dalle forme gotiche adiacente alla sede dell’Editorial Claretiana, la casa editrice dei missionari clarettiani da sempre vicini ai poveri e con la quale Bergoglio, non a caso, scelse di pubblicare tutti i suoi libri senza prendere in considerazioni altre offerte.
In “La rivoluzione di Francesco” c’è anche altro, parte del profilo più intimo e privato di Bergoglio, raccontato da una serie di testimonianze inedite. Come quella di Maria Elena Bergoglio, che svela un particolare sulla vocazione sacerdotale del fratello: «Aveva detto in casa che avrebbe studiato medicina. La mamma un giorno entrò nella sua stanza e vi trovò alcuni libri di spiritualità e di teologia. Lo chiamò e gli disse: “Jorge, mi hai mentito! Mi avevi detto che avresti studiato medicina, cosa sono questi libri?”. E lui: “Ma io studio medicina, la medicina dell’anima”». Ed è ancora Maria Elena a svelare il carattere dolce ma insieme deciso del fratello: «Quando insegnava ai bambini, lo chiamavano “Irma la dolce”, perché aveva guanti di seta e mani di ferro. Era, infatti, affettuoso, ma quello che diceva doveva essere fatto. Non si lasciava piegare».
“Francesco da Buenos Aires”, oltre a essere il primo evento cinematografico sulla vita di Bergoglio, ha il pregio di andare alle fonti, di far parlare fatti e persone vicine al Papa, senza interpretazioni di sorta. E non solo mostra diverse uscite notevoli del cardinale Bergoglio in favore di una società più giusta ed equa e nella quale «il lavoro per il solo scopo di accumulare denaro non dà dignità». Ma anche svela alcuni discorsi profetici perché rivolti a una Chiesa che deve saper tornare alle sue origini, alla sua essenza, come in fondo la scelta di chiamarsi Francesco da parte del Papa stesso esige.
«Cosa ci chiede il Vangelo?», si domanda Maria Elena Bergoglio. «Di aiutare i più poveri. Non ci chiede di mirare al potere, ma di aiutare i poveri e i più bisognosi. Jorge sa che un incarico così importante - l’elezione al soglio di Pietro, ndr - può farti montare la testa e per questo mi dice: prega per me, perché ciò non accada». Diceva ancora il cardinale Bergoglio: «Chi vuole diventare grande si faccia servo, chi vuole essere primo si faccia schiavo. Così come io lavo i piedi, dice Gesù, siate d’aiuto. Siate uno il sostegno dell’altro». E ancora: «Le parrocchie, le istituzioni, sono per la comunità. Se così non fosse sarebbero delle Ong, ma la Chiesa non può essere una Ong. Io voglio movimento in diocesi, voglio che si esca fuori».
Paolo Rodari, la Repubblica 22/4/2014