Andrea Pira, MilanoFinanza 22/4/2014, 22 aprile 2014
LA CINA ACCELERA SULL’ATOMO
Il cambio di passo cinese per una crescita più pulita passerà per un maggior utilizzo dell’energia nucleare. Lo stesso primo ministro, Li Keqiang, ha sottolineato il rinnovato interesse cinese per l’atomo dopo una battuta d’arresto, conseguenza del disastro nella centrale nipponica di Fukushima, che aveva spinto Pechino a test per sondare la sicurezza degli impianti già attivi e di quelli ancora in costruzione.
Nel corso della prima riunione della nuova commissione nazionale per l’energia il premier ha rimarcato l’impegno nella lotta contro l’inquinamento per tagliare le emissioni di un’economia ancora in larga parte dipendente dal carbone. In questa direzione va la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, compresi gli investimenti nello shale gas di Sinopec e PetroChina che hanno annunciato obiettivi di produzione per il 2015 superiori a quelli previsti dal governo di 6,5 miliardi di metri cubi. Pechino punta inoltre sulla costruzione di nuovi impianti solari, eolici e idroelettrici, Ma è sul nucleare che si è concentrata l’attenzione della stampa cinese. Secondo quanto riporta il China Daily, entro l’anno saranno approvati progetti per 8,6 gigawatt contro i 2,1 dello scorso anno. Progetti che interesseranno in particolare le regioni costiere. Attualmente i reattori operativi sono 20, con una capacità di 17 gigawatt. Altri 28 sono in fase di costruzione. L’obiettivo dichiarato, ha spiegato nei giorni scorsi Zhang Huazhu, a capo della China Nuclear Energy Association, è raggiungere una capacità di 88 gigawatt entro il 2020. In contemporanea con le dichiarazioni del governo cinese, che gli esperti leggono come un’accelerata per lo sviluppo dell’atomo del Dragone, giungevano i dati sulle importazioni di petrolio iraniano. A marzo hanno registrato un +36,1% rispetto all’anno precedente, toccando i 555.182 barili al giorno. Con una media di 557.605 barili al giorno nei primi tre mesi dell’anno, l’import cinese di greggio iraniano si è inoltre riportato quasi ai livelli precedenti l’imposizione delle sanzioni internazionali contro Teheran, varate due anni fa e allentate con l’accordo sul nucleare dello scorso novembre. L’aumento è dovuto principalmente ai nuovi volumi di condensato, un tipo di greggio più leggero, e all’esigenza della Sinopec, per soddisfare accordi a lungo termine, di appoggiorsi maggiormente all’Iran, ritenuto più competitivo rispetto ai sauditi in un’ottica di contenimento dei costi. In questo contesto va letta anche l’esortazione del ministro iraniano per l’Economia, Ali Tayyebnia, rivolta al titolare delle Finanze cinesi, Lou Jiwei, affinché Pechino aumenti gli investimenti nell’economia iraniana. Le novità sulla strategia energetica cinese sono arrivate in un lunedì di Pasquetta che ha visto le borse asitiche incerte. Shanghai ha perso l’1,5% in attesa della diffusione, tra martedì e mercoledì, dell’indice Hsbc Pmi e per effetto della decisione dell’autorità per il controllo della borsa cinese di pubblicare durante il weekend i piani di ipo di 28 società. Quasi invariata (-0,03%) Tokyo nel giorno in cui il Giappone ha registrato un deficit commerciale record per il mese di marzo, su cui pesa proprio l’aumento delle importazioni per l’energia, conseguenza del disastro alla centrale di Fukushima.
Andrea Pira, MilanoFinanza 22/4/2014