Paolo Siepi, ItaliaOggi 22/4/2014, 22 aprile 2014
PERISCOPIO
La pubblica amministrazione è mal organizzata, inefficiente, arrogante, e non ha nessun rispetto per il cittadino. Luca Ricolfi. La Stampa.
(mfimage) Non sono certo un nostalgico del Cnel. Sfido a trovare un italiano che sappia che cosa fa il Cnel e a cosa può essere utile, oltre che a sistemare sindacalisti a fine carriera. La riforma del Titolo V della Costituzione sarà un merito storico di questo governo, come il superamento della Province. Noi l’avevamo proposto. Se ora si riesce a farlo, meglio. Pier Ferdinando Casini. Corsera.
Hanno detto che l’aumento del tesseramento nel Pd ci deve riempire d’orgoglio. Ma quale orgoglio, io mi vergogno. Quando ha votato nel mio circolo, davanti a me, in coda, c’erano due vecchietti. Si erano dimenticati per chi dovevano votare e mi hanno chiesto: «La manda il presidente? Non ci ricordiamo i nomi da votare». Il presidente è colui che si è fatto rimborsare pure il tagliaerbe coi soldi pubblici: Andrea Stara, consigliere regionale e presidente di circoscrizione del Pd. Si era autosospeso. Adesso è tornato direttamente con le tessere. I vecchietti, avendo scoperto che per votare dovevano pagare, sono usciti dal circolo e si sono fatti dare 30 euro da un tizio. Li ho seguiti. Siamo alla truffa. Stefano Esposito, parlamentare Pd, Torino. Il Fatto.
Una riflessione dovrebbe nascere in seguito al processo Borsellino: ci sono stati dei condannati fino alla Cassazione ma poi le confessioni di un collaboratore di giustizia hanno raccontato che la verità era un’altra. Chi ha sbagliato in buona fede deve dirlo perché i magistrati dell’accusa devono muoversi sempre sulle prove certe, invece, a volte, quando le prove non ci sono, alcune notizie vengono comunque fatte uscire sui giornali, per una carica moralistica che non dovrebbe appartenere alla magistratura che, anzi, deve essere il contrario. Serve equilibrio, sia per fermarsi, per evitare che persone finiscano nei guai senza prove, sia per partire e andare fino in fondo quando le prove ci sono. Giuseppe Pignatone, magistrato. la Repubblica.
Siamo continuamente bombardati da musiche di tutti i tipi: musiche che non abbiamo scelto ma che ci vengono imposte, che funzionano da arredamento. Il «Blind date» serve per ristabilire un equilibrio, per riportarci ad ascoltare. Quante volte si dice «andiamo a vedere un concerto», accettando così, in automatico, il predominio dell’occhio sugli altri sensi, del vedere sul sentire. Nel buio invece sono le note a prendere il sopravvento. Lì ci riappropriamo del suono e del suo potere. Perché è il suono a essere universale, non la musica. È il suono che ci permette di comunicare, di riconoscerci, di parlare con Dio. Suonando al buio, nelle tenebre, io mi abbandono, stacco la mia parte razionale (la mia guardia del corpo) e mi lancio nel vuoto, senza condizionamenti, senza regole, senza paracadute. E viaggio. Che cosa ho trovato nel buio? Ho trovato suoni mai uditi prima da portare alla luce, ho percorso strade nuove, ho visto i confini che frammentano la musica e, vedendoli, ho potuto superarli. Cesare Picco, Musica nel buio. Add editore.
Che i gabbiani tornino a volare dalle nostre parti mi fa grande piacere. Lo so, lo so, possono fare dei danni. Non sono buoni di carattere, talvolta infieriscono senza alcun bisogno contro esseri umani, e poi, altro difetto, sono colpevoli di grande sporcizia, hanno, per così dire, cattive maniere. Ma quando volano sul mare agitato, sono meravigliosi. Tornano alla mente certe traversate sulle nostre barche, quando soffiava un libeccio gagliardo, e si vedeva che i gabbiani si divertivano quanto ci divertivamo noi. Erano compagni di viaggio affascinanti. Come a noi piacevano le loro planate, così a loro piaceva guardare le nostre. Ben vengano i gabbiani, dunque: se volteggiano sempre più numerosi, quando navighiamo, e ci guidano all’approdo. Piero Ottone. il venerdì.
A un artista pensante (vedi Bosch, Rembrandt) interessano in modo preminente i vecchi. Togli i vecchi da una città e ne fai una città morta. La loro terribile sofferenza la protegge. Metterli da parte, costringerli all’ozio, abbruttirli di tv e psicofarmaci è un crimine inodoro che attira il male. Guido Ceronetti. La Stampa.
Ora apro al mio gatto la porta del balcone, nella mattina frizzante. Lui, subito, si precipita a esplorare il terrazzino – la coda, adesso, a ricciolo, come un punto di domanda. Annusa ogni angolo scrupolosamente, poi, a un battito d’ali, si blocca, le pupille in un istante strette a fessura: immobile guata un passero che è già volato via. Senza alcuno sforzo, le zampe flessuose come molle, salta su un tavolino; e se non ci fosse una rete sarebbe già sui tetti, a sfidare la gravità da consumato equilibrista. Semplicemente un gatto, un comune gatto di grondaia trovato, piccolo, davanti a una stalla, in montagna. Pagato niente, come fosse una cosa da nulla. Eppure, come è bello, e come ogni particolare in lui è perfetto. Gioco con una zampa, premendo i polpastrelli da cui si sguainano, nascosti e affilati, gli artigli. Nel silenzio della domenica mi accorgo che sorrido: grata di un gatto, della sua bellezza, del piccolo compagno che mi segue con i suoi passi felpati, ombra gentile. (Se qualcuno, mi dico, avesse voluto farmi un regalo, non avrebbe potuto trovare niente di più bello di questo gatto rosso, bestiola da nulla, ferina e dolce, che ogni giorno mi incanta: chiare in lui, eppure misteriose, le tracce di un formidabile «intelligent design»). Marina Corradi. Avvenire.
L’Italia non ha materie prime, in Libia petrolio non se ne trova. L’Italia ha soprattutto bisogno di sistemare quel soprannumero di gente nata in seguito alla chiusura di tutte le osterie; si confezionano divise militari caki con mollettiere grigioverdi copricapi coloniali che sembrano cappelli da prete, si imbottiscono le stive di trasporti navali di migliaia di famelici richiamati. Ufficiali e marinai inglesi da bordo di grigi castelli di ferro che galleggiano nel mare, guardano impassibili e come estranei quella epopea stracciona che si sgola contando: «Faccetta nera / bella abissina / Aspetta e spera che già l’ora si avvicina...». «Bisogna lavare l’onta di Adua» tuonano i vecchi pompieri del nazionalismo. «È giunta l’ora!». Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani.1975.
If a man speaks in the forest and there is no woman to hear? is he still wrong? New Yorker.
L’economia è l’arte di ottenere il massimo dalla vita. George Bernard Shaw, Manuale del rivoluzionario. Piano B Edizioni.
Qui giace Matteo Renzi: lottò contro i mulini a vento finché non lo diventò anche lui. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 22/4/2014