Carlo Antonio Biscotto, Il Fatto Quotidiano 20/4/2014, 20 aprile 2014
LA “DOMINATRIX” CATHERINE, ICONA PARIGINA DEL SADOMASO
L’aspetto – ma non lasciatevi ingannare – sembra quello di un’impeccabile anziana signora dai modi raffinati, contegnosi e riservati. Catherine Robbe-Grillet, con lo pseudonimo di Jeanne de Berg, è in realtà l’occulta e più famosa “Dominatrix” della Francia. Jeanne de Berg, alter ego dell’83enne vedova dello scrittore e cineasta Alain Robbe-Grillet, divulga desideri e fantasie, propri e altrui, sugli aspetti più privati, censurati e “proibiti” del sesso. A Parigi, dove vive e lavora, predilige l’Hotel Regina, in uno storico palazzetto d’altri tempi dove Oliveira girò nel 2006 alcune scene di Bella sempre sequel di Bella di giorno di Buñuel. In questo hotel riceve, si fa intervistare, incontra gli amici. In Francia la considerano l’incontestata maestra delle cerimonie del sadomasochismo. Catherine ha per anni vissuto all’ombra del famoso marito. Nel 1956 fece esordire Jeanne de Berg, il suo alias “de plume”, scrivendo il romanzo erotico L’image massacrato dalla censura. Nel 1985 diede alle stampe Cerimonies de femmes e, sorprendentemente, passò dalla clandestinità alla notorietà. La prima a stupirsene fu lei stessa: “rimasi di sasso quando camminando per strada fui fermata da una giovane alta ed emozionata che mi disse che le avevo illuminato la giornata”, racconta ridendo.
Malgrado l’età la sua persona emana una vitalità imbarazzante e gli occhi esprimono una felicità contagiosa. “In un certo senso – dice – mi considero una benefattrice”. La Dominatrix di Francia ha un aspetto esile, quasi fragile ma è un vulcano di progetti, l’ultimo dei quali ha visto la luce a fine marzo con l’artista francese Dominique Gonzalez-Foerster e Tristan Bera. Una prova della sua immensa notorietà è il film sulla sua vita, La cerimonia, realizzato dalla cineasta svizzera Lina Mannheimer che l’ha seguita per anni in tutti i suoi spostamenti e ha parlato con lei per centinaia di ore. “Mi definirei una signora molto decente – spiega – che dietro la sua apparenza nasconde desideri e fantasie che non sono affatto decenti. Questa doppia personalità la esprimo anche avendo due nomi: quello dell’anagrafe e il mio pseudonimo. È una necessità. Ma non potrei essere sempre Jeanne de Berg. Sarebbe pesante... non solo per me, ma per tutti”. Da quando ha scritto il suo primo romanzo sadomaso è passato oltre mezzo secolo. “Pensavano tutti che dietro lo pseudonimo potesse esserci solo un uomo”. Quando uscì Cerimonies de femmes fece una misteriosa apparizione nel famoso programma di libri Apostrophe di Bernard Pivot, ritrovo e salotto degli intellettuali e degli scrittori che contavano. Aveva il volto coperto da un velo che lasciava intravedere solamente gli stupendi occhi verdi. “Volevo fare giustizia di alcuni luoghi comuni sul sadomasochismo. Era arrivato il momento di dire che un rapporto sadomaso può essere anche un profondo rapporto di amore e di passione”.
Le cerimonie di donne di cui parla nel libro sono rituali che Catherine ama paragonare alla cerimonia del tè. “Quando si va in Giappone e si entra in un tempio ci si accorge che tutto è cerimonia, ogni singolo gesto, ogni sguardo e che tutto è codificato con precisione e raffinatezza. È esattamente quello che faccio io: trasformare quello che potrebbe essere banale, se non addirittura volgare, in un’esperienza quasi mistica”.
L’ultima cerimonia l’ha celebrata a casa di una amica sul tema del castigo, un tema imprescindibile del sadomaso. Ha scelto otto quadri del XVIII secolo nei quali erano presenti quattro diversi elementi: un ramo di rose, le corde, le fruste e il nerbo. Tra le cinque partecipanti c’era anche una giovane storica dell’arte che, essendo alla prima esperienza, dovette prima sottoporsi a una prova.
In piena notte, coperta solo da un mantello, si recò sul lungo-Senna, aprì il mantello e scoprì il petto nudo che un amico fotografò da una imbarcazione. Quando non è occupata con i preparativi delle “cerimonie” si dedica alla scrittura del suo diario, ai viaggi, alla lettura, al cinema e al teatro. Vive parte dell’anno in un appartamentino a Parigi e parte nel suo “piccolo castello” in Normandia, amato da suo marito che in gioventù era stato agronomo prima di darsi alla letteratura e al cinema. Da quando suo marito è morto, nel 2008, Catherine divide la vita con l’attrice sudafricana 51enne Beverly Charpentier che le ha giurato lealtà. Anche con il marito ebbe un rapporto d’amore non convenzionale come emerge dal diario pubblicato e dalle molte lettere che si scambiarono. Un aneddoto per tutti: il “Contratto di prostituzione coniugale” redatto da Alain che, però, Chaterine non firmò mai. “In un mondo in cui le donne sono spesso vittime e le coppie finiscono per odiarsi, posso dire di essere stata felice”.
Carlo Antonio Biscotto, Il Fatto Quotidiano 20/4/2014