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 2014  aprile 20 Domenica calendario

L’INVASIONE DEGLI ULTRACAZZULLI


Spiace che non abbia avuto il meritato risalto l’unica vera novità del prossimo concertone del Primo Maggio: la presenza sul palco, accanto a musicisti, cantanti, rocker e rapper, di Aldo Cazzullo da Alba (Cuneo), il simpatico e rubicondo inviato ed editorialista del Corriere della sera, nonché scrittore e soprattutto patriota. Noi segnaliamo la notizia perché ultimamente ci è parso di notare attorno a lui un fenomeno fantascientifico, inspiegabile con gli strumenti della ricerca umana: la moltiplicazione dei Cazzulli, tanti piccoli e medi e grandi Cazzulli che spuntano dappertutto e sciamano in ogni dove, infilandosi dove meno te li aspetti. Una sera, per dire, un tg mostrava un filmato di Renzi a passeggio per Firenze, e al suo fianco si materializzava tosto un Cazzullo che, con piglio sicuro e gesti decisi, fendeva la folla e sfollava la gente per aprire la strada al Sindaco facendogli scudo col suo corpo. Un’altra volta, a un solenne ricevimento al Quirinale per celebrare le celebrazioni delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, accanto a Sua Maestà Giorgio I-II troneggiava un Cazzullo addobbato a festa da ministro della Real Casa, ben più credibile di Falcone Lucifero. Frattanto, in svariati salotti televisivi, altri Cazzulli sfusi con sorriso d’ordinanza promuovevano libri sull’ottimismo obbligatorio e contro il disfattismo dilagante, da Viva l’Italia a L’Italia s’è ridesta a Basta piangere, senza peraltro spiegare cosa ci sarebbe da ridere. Il fenomeno ricorda un film cult del 1956, L’invasione degli ultracorpi, dove la città americana di Santa Mira è invasa da una miriade di replicanti che escono da enormi baccelli e si sostituiscono agli abitanti, eliminandoli nel sonno e copiandoli alla perfezione. Qualcosa di simile temiamo stia accadendo in Italia con l’invasione degli ultracazzulli, anche se il baccellone-madre non è ancora affiorato dal nascondiglio. Forse è il caso di fare qualcosa, anche perché il fenomeno potrebbe innescare, per emulazione o per competizione, un’analoga invasione degli ultrasevergnini, altre creature moleste dedite, al patriottismo forzato e alla ripresa a tutti i costi, capaci di scorgere a ogni ora del giorno e della notte - malgrado la frangetta sugli occhi – misteriose “luci in fondo al tunnel” invisibili agli umani.
Che cosa esattamente farà l’ultracazzullo sul palco del Primo Maggio è ancora un mistero: gli organizzatori affermano che rallegrerà il folto pubblico con la gaia storia di “una partigiana che fu ferita in battaglia e, per non essere di peso, si suicidò, ma poi i nazifascisti trovarono il suo corpo e per spregio la impiccarono due volte”. Non si esclude però la lettura di brani scelti dalle opere di Re Giorgio e di sonetti in rime baciate di Matteo Renzi. E poi via, alla conquista del pianeta. Con la bella stagione, un cazzullino sfilerà tutto piumato e impettito con la fanfara dei bersaglieri alla parata del 2 Giugno. Un clone s’infilerà fra le gambe di Miss Italia e di lì lancerà un messaggio di speranza alle donne. Un altro aldino riuscirà a telefonare a papa Francesco prima che papa Francesco telefoni a lui e farà capolino alle sue spalle durante l’Angelus domenicale pavesato di tricolore per portare al mondo un po’ di sano ottimismo. Un replicante formato mignon darà il calcio d’inizio della finale di Coppa Italia all’Olimpico di Roma, poi s’imbarcherà con la Nazionale alla volta del Brasile per i mondiali di calcio, nom de plume Cazzullao, per raccomandare all’umanità intera di sorridere sempre. Un ennesimo doppione atterrerà dal baccellone a Sanremo per il prossimo Festival della canzone, dove travestito da Cavour interpreterà La bela gigogin in onore del Risorgimento su mandato di Re Giorgio.
Nessun traguardo gli sarà precluso, a parte uno. Quando un cazzullino si affaccerà tutto sorridente in via Solferino 14, alla portineria del Corriere della sera, chiedendo di salire in direzione, un robusto e malmostoso usciere lo metterà alla porta: “No, guardi, signore, non compriamo niente. E qui non c’è niente da ridere”.

Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano 20/4/2014