Emanuela Minucci, La Stampa 20/4/2014, 20 aprile 2014
TORINO: AL CEREA È CADUTO L’ANTICO DIVIETO PER LE VOGATRICI
Hanno smesso di «remare contro» le donne esattamente un anno fa. E la loro storia, da avventura amministrativa torinese è diventata un simbolo per tutti i club «misogini» o presunti tali d’Italia. E’ l’ultima vogata – davvero spartiacque - della Reale Società canottiera Cerea, meraviglioso imbarco affacciato sul Po dal 1863.
Messa sott’ accusa dal Comune – o meglio da una consigliera del Pd, Marta Levi, ex assessore alle Pari Opportunità – per il suo regolamento che vietava alle donne l’iscrizione, alla fine ha dovuto cedere. Anche perché in ballo, visto che l’amministrazione Fassino minacciava di revocare loro la concessione e quindi i locali, c’era la loro stessa esistenza. A quel punto il presidente Mario Valpreda, che ha sempre controbattuto con argomenti tecnici: («Misogini, noi? Ma scherziamo? Ci manca lo spazio per gli spogliatoi riservati alle donne») ha dovuto cedere. E nel marzo 2013 ha cambiato uno statuto sorvegliato dalla corona regia e che nessuno, a Torino, si era mai sognato di modificare o almeno mettere in discussione.
Cancellato il divieto per le vogatrici in gonnella, al Cerea è toccato organizzarsi per creare un’area ad hoc per consentire alle quote rosa del circolo di cambiarsi d’abito. Un problema che ancor oggi non è del tutto risolto, anche se le nuove iscritte, più sportive di quanto s’immagina, non si fanno troppi problemi a battere ritmi fregoliani in territori neutri del locale (magari negli uffici) o a casa. L’importante è che si sia abbattuto un vecchio retaggio della storia che non solo era anacronistico - le donne remano sempre di più non solo nella vita reale, ma anche in quella agonistica - e, applicato a una struttura comunale gridava vendetta. Ora le donne al Cerea ci sono. Magari non stanno comodissime, ma possono frequentare le società e partecipare alle sue gare. E gli altri circoli che godono di una concessione comunale verranno passati al setaccio.
Emanuela Minucci, La Stampa 20/4/2014