Vittorio Sabadin, La Stampa 20/4/2014, 20 aprile 2014
QUOTE ROSA AL CLUB LONDINESE? NO GRAZIE
Anthony Layden, il presidente del Travellers, uno dei gentlemen’s club più antichi di Londra, ha deciso di chiedere ai soci se non fosse arrivato il momento di affrontare la grande questione: se ammettere finalmente anche le donne. Il 40 per cento ha detto di sì: le regole del Travellers sono state decise nel 1819, in un contesto sociale che poteva spiegare questo tipo di esclusioni. Ma dopo 200 anni non ci sono più ragioni, ha risposto un socio nel questionario, di continuare a comportarsi come Taleban afgani.
La maggioranza dei membri, il 60 per cento, ha però espresso una netta opposizione all’ingresso di esponenti femminili nel club. L’«Evening Standard» è entrato in possesso delle 800 pagine del rapporto finale sul referendum e possiamo così sapere come mai, nel 2014, c’è ancora chi pensa che debbano esistere luoghi vietati per principio alle donne.
A Londra il Travellers Club è un’istituzione, la quintessenza dei gentlemen’s club. Si trova al 106 di Pall Mall, affacciato sui Carlton Gardens, in un armonioso edificio a due piani ispirato al Palazzo Pandolfini di Firenze. Fu fondato al termine delle guerre napoleoniche e poteva farne parte solo chi avesse percorso, partendo da Piccadilly, almeno 500 miglia in linea retta al di fuori delle isole britanniche. Del Travellers si parla nelle opere di Jules Verne e Graham Greene, le cene nella Coffee Room sono ancora superbe, la cantina eccellente e la biblioteca contiene migliaia di libri di viaggio, alcuni molto antichi. Ha ovviamente avuto numerosi soci famosi e ne è membro onorario il principe Filippo, il marito della regina Elisabetta.
Se le donne vi fossero ammesse, ha fatto presente la maggioranza degli iscritti, lo spirito del club ne risentirebbe. Uno dei soci più giovani ha commentato: «Si sceglie di appartenere a un gentlemen’s club per avere un po’ di tregua dalla vita quotidiana, e le donne fanno parte della vita quotidiana». Un altro ha ricordato al presidente Layden che uno dei momenti migliori di una giornata è quando, dopo una cena al club, si va nella smoking room a parlare liberamente con gli altri. Se ci fossero donne, bisognerebbe addolcire il linguaggio, evitando argomenti licenziosi o piccanti, e forse non si potrebbe neppure più fumare un sigaro.
Molti vedono il club come un vero e proprio rifugio e temono che le convenzioni sociali che governano i comportamenti nei gruppi misti finirebbero per impedire loro di rilassarsi e socializzare liberamente. Ci sono cose che un gentleman deve fare, in presenza di donne. Per esempio alzarsi quando arrivano o si congedano, non cominciare a mangiare prima di loro, aprire le porte e cedere sempre il passo. Il maschio cameratismo che rende così rilassante il club sarebbe pregiudicato. Per alcuni estremisti, persino la voce più acuta delle donne potrebbe guastare l’atmosfera ovattata delle sale, nelle quali in 200 anni nessuno ha mai gridato.
Nel leggere le risposte al questionario, si ha la sensazione che dietro all’esclusione delle donne dal Travellers non ci sia un atteggiamento misogino, né la volontà di affermare una presunta superiorità dei maschi sulle femmine. C’è solo il desiderio di restare ogni tanto lontani dall’altro sesso, una esigenza che anche le donne sentono quando vanno a cena con le amiche, lasciando a casa gli uomini.
Alcuni soci hanno minacciato di dimettersi, ma il presidente Layden ha fatto capire a tutti che non si può più continuare a far finta di vivere ancora nell’800. Persino il Royal & Ancient di St Andrews sta decidendo di ammettere le donne. E dopo che lo avrà fatto il sacro tempio del golf, nessuno potrà più trovare scuse per non adeguarsi.
Vittorio Sabadin, La Stampa 20/4/2014