Giacomo Galeazzi, La Stampa 20/4/2014, 20 aprile 2014
ROMA E L’EST DIVISE DAL CALENDARIO GIULIANO
Candele e falò. Agli albori del cristianesimo la Resurrezione era celebrata ogni domenica. Poi si decise di celebrarla soltanto una volta l’anno, ma i tanti movimenti cristiani non riuscirono a mettersi d’accordo sulla data. Il concilio di Nicea nel 325 d.C pose fine alla questione, stabilendo che la Pasqua dovesse cadere la domenica seguente alla prima luna piena di primavera. Ancora oggi si calcola sulla base dell’equinozio primaverile (21 marzo) e della luna piena, utilizzando per il calcolo il meridiano di Gerusalemme, luogo della morte di Cristo.
La Pasqua ortodossa non coincide con quella cattolica perché la Chiesa ortodossa per i suoi conti utilizza il calendario giuliano, anziché quello gregoriano. Capita, di tanto in tanto, che coincidano: è successo nel 2004, nel 2007, nel 2010, nel 2011 e, appunto, quest’anno. Per gli ortodossi è la festa per eccellenza, da trascorrere insieme alla famiglia, agli amici, agli affetti più cari, come per i cattolici il Natale. L’uovo e l’agnello sono i due simboli intorno ai quali ruota tutto il rituale della festa ortodossa, tra sacro e profano. Tutta la settimana santa viene celebrata con una solennità particolare che ha il suo culmine nella cerimonia del sabato, quando, a mezzanotte in punto, il «pope», bussando dall’esterno per tre volte alla porta maggiore della chiesa annuncia «Cristo è risorto», intona un inno e lancia foglie di alloro. A casa si mangiano le uova benedette, dal guscio dipinto di rosso, ma prima ognuno deve battere il proprio uovo con quello del vicino. Un’ usanza che ha le sue radici nell’antichità pagana I contadini sotterravano nei campi un uovo dipinto di rosso, simbolo di fecondità e quindi propizio per il raccolto. Dopo due millenni riti e consuetudini dividono (e talvolta uniscono) i seguaci di Gesù.
Giacomo Galeazzi, La Stampa 20/4/2014