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 2014  aprile 20 Domenica calendario

LA RIVOLTA DEGLI ISTITUTI “PENALIZZATI IN EUROPA”


Le banche si sentono accerchiate. Un colpo dopo l’altro, a cavallo di due governi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’ultima – ragionano dall’Abi – di una lunga serie, è l’aumento al 26% dell’aliquota sulle plusvalenze che derivano dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia. Ieri mattina il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha diffuso una dichiarazione che, tradotta dal lessico dei banchieri, equivale ad un allarme rosso: «L’Italia penalizza fiscalmente le banche operanti nel Paese rispetto a quanto avviene alle concorrenti degli altri Paesi Ue, addirittura nell’anno degli esami a tutte le banche europee che così verranno svolti con ancor più disparità fiscali». Già, perché questi, per gli istituti di credito, sono mesi cruciali: mentre la Bce sta passando i bilanci ai raggi X, i nostri istituti si preparano ad un’estate di aumenti di capitale, inaugurata a metà aprile dal Banco Popolare. Per mettersi al riparo da Basilea 3 (le nuove regole richiedono un coefficiente patrimoniale del 10%) serve un’iniezione robusta, che – dopo la svolta maturata in settimana nel cda di Mps, che ha alzato l’asticella da 3 a 5 miliardi – supererà i 10 miliardi di euro. Una cifra che comprende anche gli istituti non quotati.
Patuelli, ieri, ha ricordato come «il forte aumento della pressione fiscale deliberato dal Cdm si assomma a quello deciso il 25 novembre scorso dal precedente governo: i due provvedimenti hanno determinato l’aumento dell’anticipazione Ires 2013 al 130% per banche e assicurazioni, l’enorme addizionale dell’8,5% sull’Ires 2013 sempre di banche e assicurazioni, la rivalutazione delle quote di Bankitalia con l’imposta del 12% disposta dalla legge di stabilità per tutte le rivalutazioni». E se il 12% ai vertici dell’Abi sembrava alto, bene, nel giro di una notte quell’aliquota è più che raddoppiata. L’imposta, tra l’altro, va versata a giugno, in una sola tranche. Secondo le stime della Cgia di Mestre la stangata che nel 2014 si abbatterà anche sulle assicurazioni vale 6 miliardi di euro. Una proiezione che all’Abi prendono con le pinze. Il pacchetto di misure, però, «va ripensato», insiste Patuelli, particolarmente critico con il «timing» dell’esecutivo, che sembra non aver tenuto conto della lunga marcia degli aumenti. Un percorso insidioso, che porterà all’arrivo di nuovi soci forti. «Stiamo compiendo ogni sforzo possibile per superare la crisi», incalza Patuelli. I prestiti, dopo anni difficili, sono ripartiti. Nonostante le sofferenze restino a livelli record.
Ma è difficile superare il muro contro muro. La settimana scorsa, dopo i rilievi della Banca d’Italia sui pericoli di una nuova stretta creditizia, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio aveva parlato di un «ricatto» a cui l’esecutivo non si sarebbe piegato. Ieri il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha proseguito sulla stessa strada. «Quella delle banche mi sembra una reazione sproporzionata: capisco che esiste un problema di tassazione aggiuntiva, però in una situazione dove l’obiettivo è la ripresa del Paese, dell’economia e soprattutto dei consumi, ognuno deve fare la sua parte».
Nessun timore, da parte del governo, di ricorsi legali per gli effetti retroattivi del provvedimento: «Non mi pare che ci sia il rischio. Credo che la Bce sia in grado di dare una valutazione equilibrata: l’esame non è su quante tasse pagano le banche, ma sul grado di efficienza e di capitalizzazione».

Giuseppe Bottero, La Stampa 20/4/2014