Michele Farina, Corriere della Sera 23/4/2014, 23 aprile 2014
LE 234 RAGAZZE RAPITE PRIMA DEGLI ESAMI BOKO HARAM
‘‘Il termine popolare con cui è chiamata la «Congregazione della gente della tradizione e della jihad», fondata in Nigeria nel 2002 da Mohammed Yusef, significa «l’educazione occidentale è peccato». Boko in lingua Hausa vuol dire più precisamente alfabeto latino (dall’inglese book , libro), haram in arabo significa peccato. Il gruppo estremista islamico è infatti ferocemente contrario a ogni «contaminazione occidentale»
Duecento familiari armati di archi, frecce e disperazione hanno vagato per ore nella foresta di Sambisa. «Abbiamo camminato per 25 chilometri senza vedere il cielo, un pastore ci ha detto che eravamo sulla strada giusta ma che era pericoloso andare avanti. La foresta è troppo grande, troppo fitta: alla fine siamo tornati indietro. E i soldati, i soldati dov’erano?». Così un padre, Mallam Amos Chiroma, ha parlato al governatore Kashim Shettima che l’altro giorno è andato a Chibok, cittadina a maggioranza cristiana nello Stato nigeriano di Borno, per vedere quel che resta della scuola femminile razziata dagli estremisti islamici di Boko Haram.
A una settimana dal sequestro di massa forse più incredibile della storia, le autorità litigano ancora sul numero degli ostaggi. I genitori hanno stilato la lista delle studentesse scomparse dal collegio la notte degli esami: ne mancano all’appello 234 dai 15 ai 18 anni, mentre 45 sono riuscite a fuggire. Spezzoni di racconti sulla stampa nigeriana: alcune si sono salvate saltando dai camion. Altre hanno chiesto di andare in bagno e si sono dileguate nella boscaglia. Alcune, una volta raggiunto il campo di prigionia, hanno ricevuto l’ordine di raccogliere fogliame per pulire i piatti e ne hanno approfittato per tentare la fuga. Sono così tante che i rapitori si possono permettere di perderne qualcuna o di giocare con la loro vita. Liatu, 23 anni, cristiana, ha raccontato alla Bbc di come è scappata un paio di mesi fa da un campo nella foresta. Un altro sequestro, lo stesso copione: «Gli uomini di Boko Haram hanno sgozzato 50 prigionieri. Mi hanno risparmiato. Un miliziano ha detto che gli piacevo e che dovevo convertirmi all’Islam per sposarlo. Il giorno dopo un altro ha detto a me e ad altre sei compagne che si muore una volta sola, e che se volevamo potevamo provare a scappare. Ci ha indicato una vecchia Volkswagen. Ci siamo buttate dentro, loro ci hanno inseguito in moto sparandoci addosso. Dopo una corsa pazzesca siamo arrivate sullo stradone, in salvo: solo allora ho capito che le 3 ragazze sui sedili posteriori erano tutte morte».
Anche le studentesse scampate al sequestro di Chibok «ce l’hanno fatta da sole, nessuna è stata liberata dall’esercito» va ripetendo la preside Asabe Kwambura, che accusa i militari di aver mentito. La settimana scorsa nella capitale Abuja un generale portavoce dell’esercito aveva dichiarato chiusa la vicenda: «Quasi tutte libere, con i rapitori ne restano solo otto». La rabbia dei genitori: «Mentono sulla pelle delle nostre figlie, non c’è insulto peggiore». Nei giorni seguenti la Difesa ha dovuto rettificare. Il governatore Shettima ha protestato per la poca sicurezza nelle regioni nord-orientali, per quelle ragazze destinate a diventare «schiave sessuali, cuoche e sguattere dei ragazzi di Boko Haram». Il presidente della Nigeria Goodluck Jonathan ha minacciato il governatore: «E se ritirassimo tutti i soldati?». Il capo di Boko Haram, Abubakar Shekau, in un nuovo video ha deriso il presidente Buonafortuna: «Troppo piccolo per noi».
Ci vuole un secondo con Google Earth per planare su Chibok (o Chibuk). Un posto fuori dal mondo: Borno è uno dei 3 Stati dove da un anno c’è lo stato d’emergenza. Comunicazioni cellulari bloccate, collegamenti ridotti, strade insicure. Nella foresta di Sambisa e tra le montagne lungo il confine ci sono le roccaforti dei ribelli. In quella zona è probabile che siano tenuti prigionieri anche i missionari italiani rapiti nel vicino Camerun alcune settimane fa. A fine marzo in un’operazione delle forze speciali sostenute dai caccia dell’aviazione sarebbero morti 2mila miliziani. Ma chi ci crede alle notizie ufficiali? Di certo Boko Haram ha attaccato indisturbato Chibok con diversi veicoli e una quarantina di moto, dalle 9 di sera alle 3 del mattino. Kalashnikov e divise militari. Nella scuola pubblica (makarantun boko, in lingua hausa) le studentesse erano tornate per gli esami di fine anno. I miliziani di Boko Haram («vietata l’educazione occidentale») hanno svegliato le ragazze nei dormitori fingendosi soldati: «La scuola è sotto attacco, vi portiamo in salvo». E invece sono cadute in trappola. Secondo l’Onu la Nigeria è in coda alle classifiche mondiali di scolarità: 10 milioni di minori non vanno a scuola come dovrebbero. Quanti tra quei genitori armati di archi e frecce nella foresta di Sambisa avranno rimpianto di non avere figlie analfabete .