Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 23/4/2014, 23 aprile 2014
PUBBLICI GLI ATTI SULLE STRAGI «UN DOVERE VERSO LE VITTIME»
ROMA — Firmato e twittato. «Abbiamo “declassificato” i documenti su alcune delle pagine più oscure della storia italiana». Così Matteo Renzi ha annunciato ieri l’avvio della sua «glasnost»: una direttiva che toglie il riserbo sugli atti relativi alle stragi di Ustica, di Peteano, dell’Italicus, di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, di Gioia Tauro, della stazione di Bologna e del Rapido 904.
Non è la chiave di volta per risolvere i misteri d’Italia. Il segreto di Stato sulle stragi non c’è. E queste pagine sono già state a disposizione delle procure e delle commissioni d’inchiesta. Ma fare in modo che il cittadino possa avere accesso, in anticipo, a carte riservate sulla storia delle stragi è un’iniziativa di trasparenza, auspicata dal sottosegretario ai Servizi Marco Minniti e dal capo dell’intelligence Giampiero Massolo, capace di suscitare una vasta eco. Assieme a qualche critica, prima fra tutte quella di Beppe Grillo che parla di «bluff mediatico». «Sarà pubblicato solo ciò che è già pubblico da anni», rimarca, e paragona Renzi all’ex presidente Usa Ronald Reagan che «pur di farsi eleggere, promise di rivelare la verità sugli Ufo». E il leghista Roberto Maroni rincara: «Abolisce un segreto di Stato che è già stato abolito 7 anni fa».
Certo è che quel tweet con la foto della direttiva appena firmata ha attirato molto l’attenzione del web e non solo. Ma se lo stesso Renzi sottolinea di «aver preso atto che non esiste segreto di Stato in materia» di stragi, cosa contengono quelle carte declassificate? Il premier parla di «una mole enorme di documenti». E ci tiene a sottolineare che si tratta di un «atto di dovere nei confronti dei familiari delle vittime di episodi che restano una macchia oscura nella nostra memoria comune». Ma spiega che è l’avvio di un percorso che renderà «in tempi ragionevoli» conoscibili i documenti che verranno «versati all’Archivio di Stato». In largo anticipo sui tempi previsti, attualmente 40 anni dalla fine dell’utilizzo dei documenti, che può avvenire anche molto tempo dopo l’evento.
Il direttore del Dis Massolo annuncia che l’«intelligence attuerà subito la direttiva. Una commissione “ad hoc”, presieduta dal Dis e formata da rappresentanti delle due Agenzie, lavorerà con speditezza e massima attenzione al lavoro portato avanti negli anni dalla nostra intelligence, per darle rapida e concreta applicazione». Ma ci vorranno mesi per cominciare a vedere le prime carte riversate all’Archivio di Stato dalle varie amministrazioni. Secondo la direttiva, si procederà alla consegna partendo dai documenti più vecchi a quelli più recenti. Ma il segnale del «cambio di verso» è stato accolto con soddisfazione dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, come «importante e positiva decisione». Per la pd Rosa Calipari: «La trasparenza è un atto dovuto. Anche se questo atto non esaurisce il buco nero di ombre, reticenze e depistaggi». D’accordo anche il pd Felice Casson: «Non ci sarà nessuna novità. Ma l’intenzione è positiva perché può portare ad abbreviare i tempi di desecretazione di atti dei servizi segreti, che possono riguardare anche carabinieri o polizia, utili ad accertare fatti del passato». Scettica Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione familiari delle vittime di Ustica: «È uno slogan vecchio e molto usato». E Giovanna Maggiani Chelli, delle vittime di via dei Georgofili: «Ci sono solo documenti nascosti in qualche cassetto. E soprattutto ci sono persone che non vogliono parlare». Paolo Guzzanti (FI) auspica che vengano desecretati i documenti della commissione Mitrokhin da lui presieduta: «Se tutti gli italiani potranno leggere il frutto di 4 anni di lavoro della commissione dirò: “Bene Renzi”».