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 2014  aprile 22 Martedì calendario

ROMA HA LE CHIAVI DEL MIO CUORE


[Federico Moccia]

Scrittore, sceneggiatore, regista, Federico Moccia, ha dato un gran bel contributo alla città di Roma. Grazie ai suoi lucchetti, Ponte Milvio è diventato uno dei posti più famosi del mondo. Il suo quartier generale è la zona Roma Nord, dove ha ambientato il suo capolavoro, Tre metri sopra il cielo, la «bibbia» dei licei romani, che racconta la realtà di un quartiere, al quale Federico Moccia è particolarmente legato.
Come nasce la sua passione per Roma Nord?
«Sono nato e cresciuto tra Vigna Stelluti, Parioli, Fleming. Il libro, è uno spaccato della mia adolescenza romana, all’epoca del rapimento di Aldo Moro, delle Brigate Rosse, la Destra e la Sinistra che si scontravano nelle piazze».
È sempre così legato a questa zona?
«Chi vive da sempre in un luogo tende a farne il suo "mondo". Ho qui tutti i miei punti di riferimento, che scandiscono la mia giornata. La colazione al Caffè Fleming, la pizza da Pallotta, una buona bistecca al T-Bone Station, il brunch da Met, i dolci da Euclide, il caffè alla Tazza D’oro, il cinema al Ciak, cena da Prime a Piazza Euclide e aperitivo al famoso Chioschetto di Tor di Quinto».
A proposito di Tor di Quinto, ci racconti la storia dei "lucchetti", che ha fatto il giro del mondo.
«Avevo voglia di creare qualcosa che rimanesse nella storia, un rituale d’amore eterno. Molte città, anche straniere, hanno preso spunto dai miei lucchetti, che però purtroppo sono stati rimossi. Veltroni aveva predisposto delle colonnine, dove attaccare i lucchetti, per preservare giustamente i lampioni. Successivamente, hanno deciso di toglierli per motivi di sicurezza! Un vero peccato, perché il "ponte dei lucchetti" era diventata una vera e propria meta turistica. Mi è dispiaciuto che le Belle Arti non siano intervenute».
Per restare in tema, Roma è una città romantica?
«Forse è la città più romantica del mondo. L’Aventino, il Gianicolo, il Giardino degli Aranci, la zona dell’Orto Botanico, sono lo sfondo ideale».
Si dice che Roma non è sia una città per giovani. Da "esperto" del mondo giovanile, che ne pensa?
«Io credo che la Capitale offra molti spunti, dall’arte al divertimento notturno, alla cultura: il Maxxi, l’Auditorium, una infinità di locali, possibilità di studiare. Per non parlare delle stupende Ville Romane, da Villa Ada a Villa Borghese. Sono stato qualche giorno fa a Villa Torlonia, pullulava di giovani che correvano, facevano sport, giocavano. Bisognerebbe insegnare alle nuove generazioni ad apprezzare e sfruttare al meglio ciò che hanno».
Se potesse ambientare un romanzo o un film in un periodo della storia di Roma, quale sceglierebbe?
«Il Dopoguerra. Mi affascinerebbe raccontare la ripresa del nostro Paese. Iniziando proprio da Roma Nord, che all’epoca era un quartiere di periferia, dove c’erano solo prati».
Qual è stato un buon contributo alla nostra città?
«Ho trovato geniale la realizzazione della Galleria Giovanni XXIII, che raccorda le zone di Vigna Clara e Foro Italico con Monte Mario e Pineta Sacchetti, snellendo di molto il traffico. Fortunatamente ogni tanto c’è qualcuno che osserva, studia e poi agisce per il bene dei cittadini».
E lei ch e è così creativo, cosa si inventerebbe per incrementare il turismo.
«Riqualificherei il circuito intorno al Tevere. Abbiamo una meravigliosa "strada", scorrevole. Metterei dei battelli che arrivino fino ad Ostia. Una specie di "metro""aquatica". E poi creerei più punti di aggregazione lungo il fiume».
Hai già in mente dove ambientare il suo prossimo lavoro?
«L’ultimo Sei tu della Mondadori, è ambientato in Corso Trieste».
Francesca Genovesi