Deborah Ameri, Il Messaggero 19/4/2014, 19 aprile 2014
LA CLONAZIONE DIVENTA “SU MISURA”
LONDRA La clonazione umana è a un passo. Ma ancora una volta la scienza si è fermata in tempo. Un gruppo di ricercatori della California è riuscito a clonare un embrione umano partendo non da cellule di un feto (come era successo l’anno scorso), ma dalle cellule di due maschi adulti. Una differenza notevole, perché spazza via gran parte dei dilemmi etici di chi si oppone al fatto che i feti, risultati da aborti e fecondazioni assistite non andate a buon fine, vengano usati a scopi scientifici per esperimenti di laboratorio.
In questo caso sono bastate poche cellule della pelle di due donatori anonimi di 35 e 75 anni. La sperimentazione, illustrata sulla rivista specializzata Cell stem cell, è stata condotta in California da una grande equipe di esperti, tra cui Young Gie Chung, dell’Istituto di ricerca sulle cellule staminali di Los Angeles, e Robert Lanza della compagnia di biotecnologie Advanced Cell Technology. La tecnica usata è molto simile a quella adottata nel 1996 per creare la pecora Dolly. Si è prelevata la cellula della pelle del donatore e si è inserita in un ovulo umano privato del nucleo. Dopo questa operazione i ricercatori hanno trattato l’ovulo con scariche elettriche per promuovere il processo di divisione cellulare. Così si è creato l’embrione, esattamente uguale al donatore.
L’IMPIANTO
Cosa sarebbe successo se fosse stato impiantato in una donna? Sarebbe nato un bambino clone del padre. Un bebè su misura, insomma. Quello che temono sia i gruppi etici e cattolici, sia gran parte della scienza. Ma non è per creare «designer baby» che Lanza e i suoi colleghi hanno tentato ciò che a nessuno è mai riuscito prima. Questo tipo di clonazione umana, assicurano, è puramente a scopo terapeutico. E potenzialmente rappresenta una rivoluzione. Mettiamo che il donatore abbia problemi di salute. Che il suo fegato non funzioni più come un tempo, che abbia bisogno di un trapianto. Basterebbe prendere quell’embrione clonato, tirare fuori delle cellule staminali e riprogrammarle perché crescano in laboratorio e diventino un fegato nuovo di zecca. Naturalmente uguale a quello del paziente, pronto a essere impiantato senza pericolo alcuno di rigetto. Le staminali embrionali sono le più versatili e possono trasformarsi in quasi qualsiasi organo o tessuto. Da esse si possono produrre veri e propri pezzi di ricambio per riparare il nostro organismo. Sarà questo il futuro?
«Per la prima volta la clonazione umana diventa rilevante per la medicina», ha dichiarato Lanza al Times. Ed è vero che c’è preoccupazione per i bambini su misura, ma clonare un embrione è un conto. Impiantarlo e farlo crescere, e poi nascere, è ancora fantascienza. Gli autori dello studio lo hanno distrutto una volta raggiunta la fase di blastocisti (a circa 14 giorni di vita). «Ma non sarebbe la prima volta che una tecnologia sviluppata per una buona causa poi venga usata per uno scopo diverso, che magari il suo inventore non approva - ha commentato al Washington Post Marcy Darnovsky, direttore del Center for genetics and society della California – In questo caso c’è la possibilità che qualcuno la sfrutti per la clonazione umana, ma la comunità scientifica è contraria».