Alessandro Gonzato, Libero 20/4/2014, 20 aprile 2014
«IL VENETO SARÀ LIBERO SONO I PM E NON IO A VIVERE FUORI DAL MONDO»
«Gli 8 carabinieri che mi hanno prelevato sono stati corretti, così come i responsabili del carcere di Treviso, tranne 2 medici ai quali avevo segnalato dei problemi fisici. Mio padre fu deportato in Germania, ma non nelle condizioni disumane nelle quali sono stato condotto al tribunale di Brescia: ammanettato su un furgoncino, chiuso in una gabbia , col pericolo di spaccarmi la testa a ogni buca. Due ore e mezza all’andata e al ritorno. Sono stato tenuto 45 minuti in una celletta con le pareti coperte di scritte fatte con escrementi. Questo è lo Stato coloniale italiano. Noi non siamo venetisti o secessionisti. Chiediamo semplicemente allo Stato italiano di andarsene dal Veneto».
Franco Rocchetta, 67 anni, è il padre della Liga Veneta. Consigliere regionale per un decennio, è stato presidente federale della Lega Nord, e tra il ’94 e il ’95 ha ricoperto il ruolo di sottosegretario agli Esteri del primo governo Berlusconi. È stato anche tra i promotori del referendum digitale indipendentista. Il 2 aprile, all’alba, i carabinieri del Ros l’hanno ammanettato e portato nel carcere di Santa Bona, dov’è rimasto per 17 giorni. «In prigione un imam mi ha detto: “Io riconosco in te un fratello, perché in modo pacifico porti tra la gente gli ideali in cui credi”». Per le sue idee lei però è finito in galera.
«Quando ho fondato la Liga Veneta e abbiamo cominciato a dare fastidio, prima hanno provato a spaccarci. Nell’87 siamo tornati a essere un pericolo e Spadolini, per creare delle liste di disturbo, non ha esitato ad arruolare agenti che tenevano collegamenti con l’Argentina dei generali. Arrivati ad avere un discreto numero di deputati e senatori, il presidente del Consiglio ha dato vita a un’azione ancora più spregiudicata e sono stati manipolati i verbali delle elezioni. Questo per dire che io non so cos’altro faranno domani per intimidirci». Per lei, quindi, è stato lanciato un messaggio agli indipendentisti.
«L’azione giudiziaria è risibile. Ma andremo avanti per la nostra strada».
Secondo i magistrati Rocchetta è un terrorista.
«A Brescia ho studiato il pm. Mi faceva pena. Ma non è colpa sua se vive fuori dalla realtà. È passato dall’università coloniale italiana, e a sua volta è diventato colonizzatore». Il famigerato "tanko" a cosa sarebbe servito?
«Uso cerimoniale. Tutto qui».
A giugno il Consiglio regionale voterà l’indizione o meno del referendum indipendentista.
«Il risultato raggiunto dalla consultazione online è stato straordinario. Arriveremo all’obiettivo attraverso il Consiglio regionale? É da anni che votano mozioni. Se il presidente Zaia, che guida una Regione da operetta, avesse un quarto della personalità di Mas in Catalogna e di Salmond in Scozia, il Veneto sarebbe indipendente». Ha pensato di candidarsi alle regionali 2015?
«In passato sono già stato il più votato dei veneti. Con plebiscito.eu, promotore della votazione su internet, lavoriamo perché tra un anno ci siano elezioni nazionali politiche del Veneto». E se il Veneto apparterrà ancora all’ Italia?
«Se lo staterello sarà ancora qui ad occuparci, combatteremo. Però sempre in modo pacifico». Quanto andrà avanti la vostra battaglia?
«Il percorso che ha portato all’indipendenza della Slovacchia è stato complesso, ma oggi è più prospera della Repubblica Ceca».
Come sta trascorrendo queste prime ore fuori dal carcere?
«Mi hanno sequestrato 5 computer, 2 telefoni e un toéto, in inglese si chiama tablet. Sto andando a comprarne uno nuovo».